"Ciro" ci dice lo stato di salute della Sicilia: ecco chi è (e che cosa fa), il report
È anche la seconda regione che consuma meno energia pro capite. Un dato formidabile, considerando la necessità estiva di tenere accesi i condizionatori

Noi siciliani abbiamo un difficile rapporto con la nostra isola, che amiamo e disprezziamo allo stesso tempo, in particolare quando siamo spinti ad allontanarcene, per ragioni familiari o lavorative.
La Sicilia d’altronde soffre di diverse crisi, di cui abbiamo parlato spesso negli scorsi mesi, come la siccità o l’eccessiva cementificazione della sua superficie.
Non tutti i dati ambientali sono però terribili e per rendersene conto basta visitare il database CIRO, acronimo di "Climate Indicators for Italian RegiOns".
Uno strumento digitale che è stato sviluppato da Italy for Climate in collaborazione con ISPRA per raccogliere, analizzare, rielaborare e divulgare moltissimi dati ambientali delle varie regioni italiane, tramite dei pratici indicatori.
Lo scopo di questo database pubblico è quello di guidare le regioni e i loro cittadini verso la decarbonizzazione e il raggiungimento della neutralità climatica, che in teoria ogni territorio dovrebbe raggiungere - secondo le politiche europee - entro il 2030.
Tramite questo strumento è possibile per esempio scoprire che la Sicilia è tra le regioni che emettono meno gas serra in Italia (solo 6,58 tonnellate di CO2eq/ab), al di sotto della media italiana.
Questo grazie alla conversione energetica, che sta permettendo alla nostra regione di dipendere meno dai combustibili fossili e di sfruttare le risorse rinnovabili, sebbene da questo punto di vista dovremmo lavorare ancora molto.
La Sicilia è anche la seconda regione che consuma meno energia procapite in tutto il paese. Un dato formidabile, considerando la necessità da parte di molti siciliani di tenere accesi i condizionatori per diverse ore al giorno, durante l’estate.
Per quanto riguarda invece i trasporti, la Sicilia è la seconda regione più virtuosa per le emissioni. Sebbene alcune città siciliane hanno un enorme numero di vetture, le emissioni pro capite di gas serra sono di “soli” 1,56 tonnellate di CO2eq per abitante. Situazione ben diversa per quanto riguarda invece le nostre industrie.
Sebbene siano poche, esse sono le industrie più inquinanti del paese, risultando ben lontani dalla media delle emissioni di gas serra per valore aggiunto delle industrie più competitive della Pianura padana.
Negli ultimi anni la nostra regione si è anche impegnata a ridurre le emissioni prodotte dal settore agricolo e dopo diversi anni i dati hanno finalmente segnalato un drastico calo nelle emissioni.
Oggi ci troviamo lontano della media nazionale (il che è un bene), vicino alle prime posizioni.
Per quanto la nostra regione sia stata afflitta recentemente da fenomeni climatici estremi e soffra di problemi ormai storici, come le frane che affliggono alcune aree del messinese, i dati ufficiali indicano inoltre che la nostra isola è meno vulnerabile ai fenomeni climatici estremi e al rischio alluvione.
Ciò non vuol dire ovviamente che non siamo in pericolo e che il cambiamento climatico non influirà nel nostro futuro, ma al momento questi dati ci confortano rispetto al pericolo che stanno correndo altre regioni, come il Friuli Venezia Giulia, che ha una media di 50.7 eventi estremi ogni 1.000 km quadrati.
La Sicilia d’altronde soffre di diverse crisi, di cui abbiamo parlato spesso negli scorsi mesi, come la siccità o l’eccessiva cementificazione della sua superficie.
Non tutti i dati ambientali sono però terribili e per rendersene conto basta visitare il database CIRO, acronimo di "Climate Indicators for Italian RegiOns".
Uno strumento digitale che è stato sviluppato da Italy for Climate in collaborazione con ISPRA per raccogliere, analizzare, rielaborare e divulgare moltissimi dati ambientali delle varie regioni italiane, tramite dei pratici indicatori.
Lo scopo di questo database pubblico è quello di guidare le regioni e i loro cittadini verso la decarbonizzazione e il raggiungimento della neutralità climatica, che in teoria ogni territorio dovrebbe raggiungere - secondo le politiche europee - entro il 2030.
Tramite questo strumento è possibile per esempio scoprire che la Sicilia è tra le regioni che emettono meno gas serra in Italia (solo 6,58 tonnellate di CO2eq/ab), al di sotto della media italiana.
Questo grazie alla conversione energetica, che sta permettendo alla nostra regione di dipendere meno dai combustibili fossili e di sfruttare le risorse rinnovabili, sebbene da questo punto di vista dovremmo lavorare ancora molto.
La Sicilia è anche la seconda regione che consuma meno energia procapite in tutto il paese. Un dato formidabile, considerando la necessità da parte di molti siciliani di tenere accesi i condizionatori per diverse ore al giorno, durante l’estate.
Per quanto riguarda invece i trasporti, la Sicilia è la seconda regione più virtuosa per le emissioni. Sebbene alcune città siciliane hanno un enorme numero di vetture, le emissioni pro capite di gas serra sono di “soli” 1,56 tonnellate di CO2eq per abitante. Situazione ben diversa per quanto riguarda invece le nostre industrie.
Sebbene siano poche, esse sono le industrie più inquinanti del paese, risultando ben lontani dalla media delle emissioni di gas serra per valore aggiunto delle industrie più competitive della Pianura padana.
Negli ultimi anni la nostra regione si è anche impegnata a ridurre le emissioni prodotte dal settore agricolo e dopo diversi anni i dati hanno finalmente segnalato un drastico calo nelle emissioni.
Oggi ci troviamo lontano della media nazionale (il che è un bene), vicino alle prime posizioni.
Per quanto la nostra regione sia stata afflitta recentemente da fenomeni climatici estremi e soffra di problemi ormai storici, come le frane che affliggono alcune aree del messinese, i dati ufficiali indicano inoltre che la nostra isola è meno vulnerabile ai fenomeni climatici estremi e al rischio alluvione.
Ciò non vuol dire ovviamente che non siamo in pericolo e che il cambiamento climatico non influirà nel nostro futuro, ma al momento questi dati ci confortano rispetto al pericolo che stanno correndo altre regioni, come il Friuli Venezia Giulia, che ha una media di 50.7 eventi estremi ogni 1.000 km quadrati.
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