SANITÀ

HomeNewsAttualitàSanità

Compagni di giochi per bimbi: da Catania arrivano i robot a servizio dell'autismo

Non esiste una cura per l'autismo ma Milo e Nao sono due robot programmati per aiutare i bambini affetti da autismo facendoli divertire, incuriosire e imparare

  • 7 febbraio 2019

Daniele e Marco Lombardo e Giuseppe Pennisi

Sono veri e propri robot al servizio dei bimbi autistici, utilizzati come strumento di terapia per il miglioramento nell’approccio intuitivo, comportamentale e di apprendimento.

Behaviour Labs Robotics è il nome dell’innovativa startup che si occupa di robotica sociale applicata alla terapia dell'autismo o di altri disturbi dell’attenzione e del comportamento in genere.

Il progetto è stato fondato da cinque soci, di cui 3 i fondatori tutti originari di Catania: i fratelli Daniele e Marco Lombardo e il cugino Giuseppe Pennisi, e altri 2 Business Angel (soci investitori) Francesco Cazzaniga, milanese, e Giovanni Giuffrida catanese.

«La nostra intuizione è stata quella di utilizzare i robot, un prodotto peraltro già esistente sul mercato, in contesti sanitari e didattici – spiega Daniele Lombardo - dopo vari anni di studi e ricerche, che ci sono servivi per capire la reale fattibilità della nostra idea, finalmente nel 2016 abbiamo lanciato sul mercato RoboMate, il nostro software applicativo da installare all’interno dei robot».
Adv
Grazie all’innovativo software RoboMate sviluppato dai fondatori e programmatori catanesi, il Robot umanoide è in grado di interagire in maniera intelligente e divertente con il bimbo in terapia, fungendo in pratica da generatore di stimoli per catturare l’attenzione del piccolo interlocutore e tenere alta la sua motivazione verso la terapia, aumentando così la curva di apprendimento.

Il Robot, infatti, gesticola, si muove, parla, sente ed interagisce rapportandosi al bambino come fosse un suo amico di giochi.

«Semplicemente noi, dopo aver acquistato alcuni robot dai produttori, gli abbiamo dato una vita, una funzione ed un’anima – spiega Daniele- siamo partiti dall’autismo per abbracciare poi tutti i deficit comportamentali, utilizzando sempre il robot come mediatore didattico all’interno delle varie tecniche terapeutiche già praticate nel campo della neuropsichiatria e psicologia infantile».

Nao e Milo, questi i nomi dei due robottini già utilizzati dall’ASP di Catania nel reparto di neuropsichiatra infantile: Nao (robot proveniente dalla azienda Softbak Robotic) ha sembianze robotiche ma presenta una grande capacità e libertà nei gesti e nei movimenti.

Milo invece (robot proveniente dalla azienda Robokind) presenta un minori grado di movimento ma possiede una grande capacità empatica, essendo in grado di suscitare emozioni e riprodurre le espressioni facciali tipiche dell’uomo.

«L’ASP di Catania è stato il nostro primo partner prettamente medico, in quanto è stato il primo ente ospedaliero ad aver acquistato e sperimentato il software RoboMate all’interno del reparto di neuropsichiatra infantile» spiegano.

«Dobbiamo ringraziare inoltre l’Università Kore di Enna che, grazie alla competenza e professionalità del professore Giovanbattista Presti, figura di rilievo internazionale nel campo della terapia dell’autismo, ci ha aiutato a sviluppare la parte psicologica e neuropsichiatrica del software, facendo si da trasportare i protocolli terapeutici già in uso in campo neuro psichiatrico all’interno della memoria del robot, ma senza snaturarli».

Il robot umanoide, in una prima fase esplorativa di approccio con il bimbo, è telecontrollato da un operatore, così da creare un canale iniziale di comunicazione con il bimbo per ottenere la sua fiducia ma senza spaventarlo.

Stabilito quindi un pairing comunicativo basato sulla confidenza con l’amico cibernetico, il bambino avrà il piacere di giocare con il robot ed è a quel punto che sarà possibile sfruttare il robot come mediatore didattico per lo svolgimento degli esercizi tipici della terapia come, ad esempio, il riconoscimento delle figure geometriche, degli animali oppure dei segnali stradali.

Elemento chiave poi del progetto è l’acquisizione del dato, perché quando il bimbo risponde il Robot immagazzina il dato e da modo di capire il livello ed il grado di risposta del bimbo alla terapia.

«Abbiamo semplicemente voluto rendere tecnologico e più stimolante le tecniche terapeutiche già esistenti. Il Robot mima un animale o un oggetto e chiede al bimbo di rispondere anche tramite tablet. Utilizziamo spesso i tablet perché alcuni bimbi potrebbero essere non verbali, per cui tramite tablet anche i bimbi con difficoltà nell’uso della parola hanno la possibilità di scegliere tra una serie di risposte multiple».

«Behaviours, d’altronde, per noi significa proprio questo: programmare il behaviours (comportamento) del robot al fine di orientare e dirigere il behaviours (comportamento) umano».
Se ti è piaciuto questo articolo, continua a seguirci...
Iscriviti alla newsletter
Cliccando su "Iscriviti" confermo di aver preso visione dell'informativa sul trattamento dei dati.
...e condividi questo articolo sui tuoi social:

GLI ARTICOLI PIÙ LETTI