RICETTE
Con i "diamanti" si cucinano meraviglie: le polpette con il legume (più raro) in Sicilia
La sua vera magia sta nel gusto: intensa, piena, rotonda, con un tocco affumicato che viene dritto dritto dalla terra vulcanica dell’isola: una ricetta da non perdere
Le polpette di lenticchie di Ustica
Ustica è un puntino nel Tirreno, un sasso verde piantato nel blu profondo del mare. Ma attenzione: sotto quel cielo immenso, tra muretti a secco e orti rigogliosi, cresce una meraviglia tutta nera, piccola e saporita.
No, non è un diamante — anche se vale come tale per chi ama la buona tavola. È la lenticchia di Ustica, la più piccola del reame leguminoso, ma anche la più tenace, la più aromatica, la più sorprendente.
Intanto, è bella da vedere: minuscola, scura, quasi viola, con quella lucentezza misteriosa che la fa sembrare uscita da una fiaba siciliana.
Ma la sua vera magia sta nel gusto: intensa, piena, rotonda, con un tocco affumicato che viene dritto dritto dalla terra vulcanica dell’isola.
Qui, infatti, il terreno è nero, ricco, minerale. E la lenticchia ci si affeziona. Si fa coccolare dal sole e accarezzare dal vento salmastro, e cresce con calma, come si fa nei posti dove il tempo ha un altro ritmo.
I contadini usticesi la coltivano come si faceva cento, mille anni fa: a mano, con amore, tra sudore e poesia. Non si usano macchine roboanti né fertilizzanti misteriosi.
Solo terra, sole, e un savoir-faire antico, che si tramanda di generazione in generazione, spesso tra una risata e un piatto fumante.
E a proposito di piatti: la lenticchia di Ustica non ha bisogno di fronzoli. Basta un filo d’olio buono, un po’ d’aglio, magari un pomodorino fresco, e il miracolo è servito.
È l’anima della zuppa che ti scalda l’inverno, la compagna perfetta per il cotechino di Capodanno, ma anche la regina di insalate estive, fresche e colorate.
E, cosa non da poco, non ha bisogno di ammollo! La metti in pentola e via — in mezz’ora è pronta a conquistarti.
È così che un piccolo legume diventa ambasciatore di un’isola, simbolo di resistenza agricola e d’identità mediterranea. Non per niente è Presidio Slow Food.
Perché la lenticchia di Ustica non è solo buona: è anche giusta. Racconta una storia di persone, di paesaggi, di lentezza felice. Racconta un’Italia che sa essere semplice e meravigliosa.
Insomma: se vi capita di incontrarla, non fatevela scappare. È piccola, sì, ma ha il carattere di un vulcano!
E poi, diciamolo: è una vera artista della cucina! Si presta a mille ricette, tutte da leccarsi i baffi.
Con le cozze per un antipasto che sa di mare e terra, in polpette croccanti per conquistare anche i bambini più diffidenti, o perfino in versione gourmet con un’aria di limone e un’ombra di menta.
I grandi chef la coccolano e la mettono nei loro menù stellati. Ma anche la nonna, quella che cucina con la pentola di coccio, le dedica la sua zuppa della domenica.
Versatile, umile e raffinata allo stesso tempo, è una regina con il grembiule.
Eppure, questa lenticchia ha i piedi ben piantati nella sua isola. Non cresce altrove. È una figlia legittima della Sicilia, del suo sole e della sua terra forte. Non la troverete uguale in nessun’altra parte del mondo.
E forse è proprio questo che la rende così speciale: il legame stretto con il suo territorio, come una radice profonda che non si può strappare.
Oggi la lenticchia di Ustica è arrivata lontano, sulle tavole di chi ama il cibo vero, quello che racconta. È piccola, ma ha fatto il giro del mondo. E ogni volta che finisce in un piatto, porta con sé un pezzetto di isola, di mare, di cielo, di Sicilia.
Oggi la chef Bonetta Dell’Oglio propone: le polpettine di lenticchie di Ustica con julienne di fresco al timo (dosi per 4 persone).
Ingredienti
200 g di lenticchie di Ustica, ammollate per 12 ore
1 cipolla
30 g di pangrattato fresco (più altro per la panatura)
Sale e pepe q.b.
Olio extravergine d’oliva per la frittura
4 pomodori tondi maturi
Olio extravergine d’oliva q.b.
Timo fresco
Sale e pepe q.b.
Procedimento
Scolate le lenticchie dall’acqua di ammollo, sciacquarle e cuocerle in poca acqua insieme alla cipolla tritata a fiamma dolce, fino a quando saranno tenere e l’acqua sarà quasi completamente assorbita.
Lasciatele intiepidire.
Frullate le lenticchie con la cipolla cruda a pezzetti fino a ottenere un composto omogeneo ma non troppo liscio.
Regolare di sale e pepe, aggiungere 30 g di pangrattato fresco per legare.
Con le mani leggermente unte, formare delle piccole polpettine, passarle nel pangrattato e disporle su un vassoio.
In una padella scaldate abbondante olio extravergine e friggete le polpettine fino a doratura uniforme. Scolatele su carta assorbente.
Pelare i pomodori (se necessario sbollentandoli per pochi secondi), eliminare i semi e tagliarli a julienne. Condirli con olio evo, timo fresco, sale e pepe.
Servite le polpettine tiepide accompagnandole con la julienne di pomodoro aromatizzata al timo. Completare con un filo d’olio a crudo e qualche fogliolina di timo fresco.
Provatele sono un piatto gustoso che piacerà sicuramente a tutti!
No, non è un diamante — anche se vale come tale per chi ama la buona tavola. È la lenticchia di Ustica, la più piccola del reame leguminoso, ma anche la più tenace, la più aromatica, la più sorprendente.
Intanto, è bella da vedere: minuscola, scura, quasi viola, con quella lucentezza misteriosa che la fa sembrare uscita da una fiaba siciliana.
Ma la sua vera magia sta nel gusto: intensa, piena, rotonda, con un tocco affumicato che viene dritto dritto dalla terra vulcanica dell’isola.
Qui, infatti, il terreno è nero, ricco, minerale. E la lenticchia ci si affeziona. Si fa coccolare dal sole e accarezzare dal vento salmastro, e cresce con calma, come si fa nei posti dove il tempo ha un altro ritmo.
I contadini usticesi la coltivano come si faceva cento, mille anni fa: a mano, con amore, tra sudore e poesia. Non si usano macchine roboanti né fertilizzanti misteriosi.
Solo terra, sole, e un savoir-faire antico, che si tramanda di generazione in generazione, spesso tra una risata e un piatto fumante.
E a proposito di piatti: la lenticchia di Ustica non ha bisogno di fronzoli. Basta un filo d’olio buono, un po’ d’aglio, magari un pomodorino fresco, e il miracolo è servito.
È l’anima della zuppa che ti scalda l’inverno, la compagna perfetta per il cotechino di Capodanno, ma anche la regina di insalate estive, fresche e colorate.
E, cosa non da poco, non ha bisogno di ammollo! La metti in pentola e via — in mezz’ora è pronta a conquistarti.
È così che un piccolo legume diventa ambasciatore di un’isola, simbolo di resistenza agricola e d’identità mediterranea. Non per niente è Presidio Slow Food.
Perché la lenticchia di Ustica non è solo buona: è anche giusta. Racconta una storia di persone, di paesaggi, di lentezza felice. Racconta un’Italia che sa essere semplice e meravigliosa.
Insomma: se vi capita di incontrarla, non fatevela scappare. È piccola, sì, ma ha il carattere di un vulcano!
E poi, diciamolo: è una vera artista della cucina! Si presta a mille ricette, tutte da leccarsi i baffi.
Con le cozze per un antipasto che sa di mare e terra, in polpette croccanti per conquistare anche i bambini più diffidenti, o perfino in versione gourmet con un’aria di limone e un’ombra di menta.
I grandi chef la coccolano e la mettono nei loro menù stellati. Ma anche la nonna, quella che cucina con la pentola di coccio, le dedica la sua zuppa della domenica.
Versatile, umile e raffinata allo stesso tempo, è una regina con il grembiule.
Eppure, questa lenticchia ha i piedi ben piantati nella sua isola. Non cresce altrove. È una figlia legittima della Sicilia, del suo sole e della sua terra forte. Non la troverete uguale in nessun’altra parte del mondo.
E forse è proprio questo che la rende così speciale: il legame stretto con il suo territorio, come una radice profonda che non si può strappare.
Oggi la lenticchia di Ustica è arrivata lontano, sulle tavole di chi ama il cibo vero, quello che racconta. È piccola, ma ha fatto il giro del mondo. E ogni volta che finisce in un piatto, porta con sé un pezzetto di isola, di mare, di cielo, di Sicilia.
Oggi la chef Bonetta Dell’Oglio propone: le polpettine di lenticchie di Ustica con julienne di fresco al timo (dosi per 4 persone).
Ingredienti
200 g di lenticchie di Ustica, ammollate per 12 ore
1 cipolla
30 g di pangrattato fresco (più altro per la panatura)
Sale e pepe q.b.
Olio extravergine d’oliva per la frittura
4 pomodori tondi maturi
Olio extravergine d’oliva q.b.
Timo fresco
Sale e pepe q.b.
Procedimento
Scolate le lenticchie dall’acqua di ammollo, sciacquarle e cuocerle in poca acqua insieme alla cipolla tritata a fiamma dolce, fino a quando saranno tenere e l’acqua sarà quasi completamente assorbita.
Lasciatele intiepidire.
Frullate le lenticchie con la cipolla cruda a pezzetti fino a ottenere un composto omogeneo ma non troppo liscio.
Regolare di sale e pepe, aggiungere 30 g di pangrattato fresco per legare.
Con le mani leggermente unte, formare delle piccole polpettine, passarle nel pangrattato e disporle su un vassoio.
In una padella scaldate abbondante olio extravergine e friggete le polpettine fino a doratura uniforme. Scolatele su carta assorbente.
Pelare i pomodori (se necessario sbollentandoli per pochi secondi), eliminare i semi e tagliarli a julienne. Condirli con olio evo, timo fresco, sale e pepe.
Servite le polpettine tiepide accompagnandole con la julienne di pomodoro aromatizzata al timo. Completare con un filo d’olio a crudo e qualche fogliolina di timo fresco.
Provatele sono un piatto gustoso che piacerà sicuramente a tutti!
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