CINEMA E TV
Costruito e dimenticato, un carcere in Sicilia diventa set: dov'è girato "La Rieducazione"
Un carcere di massima sicurezza mai utilizzato prima è stato scelto dal regista Aurelio Grimaldi per girare il suo nuovo film. Tra i protagonisti, Tony Sperandeo
L'ex carcere di massima sicurezza, mai utilizzato, a Gangi e set del film "La rieducazione"
«La responsabilità penale è personale. L'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva. Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato. Non è ammessa la pena di morte».
Con questo principio si stabilisce anche la finalità della pena, cioè quella della rieducazione, ogni carcerato deve essere rieducato e occorre fare in modo che, una volta scontata la pena, lo stesso possa reinserirsi nella società.
Tra gli attori: lo straordinario Tony Sperandeo che recita la parte di un carcerato al 41bis, regime questo, dove è previsto una particolare rigidità della pena. Tra gli attori anche il regista Aurelio Grimaldi nel ruolo di uno psico-pedagogista che chiede di applicare il protocollo rieducativo per il detenuto.
«Gangi si conferma location per la produzione di film d’autore - dice il sindaco di Gangi Giuseppe Ferrarello -. Il maestro Aurelio Grimaldi ha scelto il nostro comune per girare un film che affronta un tema attuale come quello della rieducazione nelle carceri e la nostra struttura, mai utilizzata, è stato il luogo ideale dove poter girare senza bisogno di richiedere autorizzazioni all’amministrazione penitenziaria, a nome della comunità gangitana ringrazio Grimaldi, il suo staff, la produzione e gli attori».
Dopo le recenti fatiche cinematografiche quali: "Il delitto Mattarella" e "Raqmar" quest’ultimo attualmente in corso di completamento, Grimaldi propone al suo pubblico un interessante argomento ricco di riflessioni e nel contempo pieno di interrogativi.
«Con questo mio film, "La Rieducazione", realizzo un mio sogno di gioventù - dice il regista a Balarm -. Quando misi piede, giovanissimo, fresco fresco vincitore di concorso di prima nomina, al carcere minorile Malaspina di Palermo, realizzavo il mio primo sogno: insegnare in una prigione.
In quegli stessi giorni (mi ero evidentemente montato la testa) litigavo coi miei amici palermitani (io avevo vissuto i miei primi 20 anni nel profondo nord lombardo-quasi-svizzero) sostenendo che mi sentivo già pronto ad occuparmi anche della "rieducazione" (così viene citata nella nostra Costituzione nel famoso art. 27) di Totò Riina, a quel tempo latitantissimo.
Il cinema è sogno ma anche realtà. Ed eccomi alle prese, anni e anni dopo, come psico-pedagogista, in un carcere di massima sicurezza di 41bis, col boss dei boss di Cosa Nostra per una necessaria, mai attuata, rieducazione. Perchè la Costituzione va rispettata: perchè resta il perno per la nostra difficile, faticosa ma necessaria democrazia».
Aurelio Grimaldi, scrittore e regista, divenne popolare con il suo romanzo d’esordio “Meri per sempre” nel 1987 da cui venne tratto l’omonimo film di Marco Risi. Oltre ad essere autore di numerose pellicole quali: “La ribelle”, “Le buttane”, “Il macellaio”, "La donna lupo", "La Divina Dolzedia" e "Il delitto Mattarella", solo per citarne alcuni, Aurelio Grimaldi è anche autore di diversi libri tra i quali: “Le buttane”, “Storia di Enza”, “I violentati” e il recentissimo “Fango. L’omicidio Calabresi e la sinistra italiana”.
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