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Cresce con le nonne, fa ancora tutto a mano: Giulia in Sicilia insegna la tradizione tessile

Un viaggio sentimentale che ha il sapore delle cose perdute e ritrovate, il fascino di un tempo che non c’è più. Comincia in una piccola bottega di un borgo in Sicilia

Giovanna Gebbia
Esperta di turismo relazionale
  • 3 giugno 2023

Giulia Valenza

In Sicilia ci sono antiche pasticceria, antiche farmacie, antiche botteghe d’arte e di artigianato dentro le quali è possibile fare un viaggio sentimentale che ha il sapore delle cose perdute e ritrovate, il fascino di un tempo che non c’è più.

Questo è un passato vivo, o meglio, tenuto in vita che riemerge tra cassetti e scaffali dai quali spuntano fili colorati, merletti, bottoni moderni ma anche antichi, filati di lana e cotone che si intreccino alla storia delle persone e dei luoghi.

È il piccolo mondo antico nel quale Giulia Valenza vive da quando aveva sei anni, una merceria che racconta la storia di un borgo e quella della sua famiglia, un piccolo mondo antico che vede la luce nel lontano 1954 quando suo papà Calogero decise di lasciare la vita da ambulante per aprire una piccola bottega nel cuore di Petralia Sottana, sulla vena stradale che percorre il caratteristico cento storico dove si ammirano alcuni dei tesori d’arte e di architettura più belli della Sicilia dell’entroterra.
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Un sorriso empatico che si accompagna ad una gentilezza squisita che accoglie e coinvolge così come il suo racconto: «l’anno prossimo saranno passati 70 anni da quando mio papà smise di girare i paesi e aprire quella che fu la prima merceria in paese».

Una piccolissima bottega che si ingrandì qualche anno più avanti diventando un emporio dove si potevano acquistare beni di consumo, ma anche un punto di riferimento e un luogo dove si incontrava la vita delle persone quando il fare a mano era indispensabile per il quotidiano.

Era anche un modo per tramandare le tradizioni tessili che si manifestavano sui corredi ricamati, sugli abiti cuciti in casa o dalle sarte in paese, un via vai di gente che passava e si incontrava in questo microcosmo dove fin da piccolissima sono stata parte integrante respirando l’odore dei tessuti e dei filati, un aroma che mi è rimasto dentro».

Un luogo che rappresenta un patrimonio per la comunità dove lei oltre a mantenere in vita l’attività di famiglia, ha anche trasformato in una piccola officina della creatività dalla quale vengono fuori solo pezzi unici – incredibili e divertenti i suoi cappellini in maglia tutti multicolor che sembrano fiori posati sulla testa.

Avviando anche la scuola di maglia il cui scopo è tramandare la tradizione della maglieria ma anche dare seguito ad una idea di condivisione della sua passione per metterla a disposizione di tutti coloro che desiderano realizzare qualcosa di autentico, di vero e che è espressione di se, della propria abilità.

«Ogni volta che insegno a qualcuno do il via spiegando la tecnica e avviando il lavoro qui in laboratorio, poi è labilità di chi impara a continuare con ferri e gomitoli a casa, portare avanti e finire il suo personale elaborato, unico e irripetibile».

Ma da dove è scaturita questa passione per i ferri? «Crescendo con le mie nonne, Giulia e Vincenza, che osservavo incantata mentre muovevano le loro mani all’unisono con i ferri e dal suono che questi emettevano tintinnando come un ritmo musicale che intrecciava il suono ai fili.

Una passione unita ad una curiosità innata che mescolata alla creatività le hanno fatto ideare il suo famoso "Trinacria" una interpretazione dello scialle siciliano partendo proprio dalla forma della Sicilia, un triangolo isoscele differente dalla forma canonica dello scialle tradizionale.

Un pezzo unico e sempre diverso – lei non ripete mai lo stesso pezzo - che se resta identico nella forma non è mai uguale nei colori e nemmeno nella sostanza perché lei si diverte moltissimo anche a smontare i fili ritorti e rintrecciarli creando un filato nuovo totalmente diverso, o unire filati differenti tra loro che danno vita a pezzi irripetibili.

Così i suoi corsi – totalmente gratuiti - sono dunque un vero investimento per diffondere questa maestria artigianale e aprire un dialogo con persone che rimangono legate alla bottega a alla sua proprietaria, un’amica alla quale rivolgersi per consigli, ma anche passare a fare per quattro chiacchiere e scambiarsi idee e suggerimenti.

E a proposito del tramandare aggiunge: «Tra i nostri prodotti storici c'è il "Centesimo" che ha ricevuto dal Comune il marchio De.C.O - ovvero denominazione comunale – perché è l’interpretazione all’uncinetto della forma del delicato fiore di sambuco che nella tradizione madonita rimane uno dei disegni più preziosi, popolari e rappresentativi, tanto da essere applicato su corredi, abiti da sposa, merletti e ricami, oggi rivalutato in diverse variazioni.

Se vi trovare a passare da Petralia Sottana entrate nel suo magico mondo di colori e fili, lasciatevi conquistare dal suo racconto e perché no, scegliete un momento da dedicare alla scoperta della piccola arte della maglia, lasciatevi condurre e imparare circondati dalla straordinaria atmosfera della merceria.
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