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Cunicoli, gallerie e cave sotterranee in uso nel '600: torna visitabile l'Ipogeo di Siracusa

Un tuffo nel passato e nella storia della città di Siracusa, attraverso la riscoperta di affascinanti passaggi e cave sotterranee che, collegando l’isola di Ortigia al mare

  • 21 novembre 2019

Una delle tante gallerie sotterranee dell'Ipogeo di Siracusa

Dopo oltre un anno di stop, per chiusura dovuta a lavori di restauro e manutenzione, torna ad essere visitabile l’Ipogeo di piazza Duomo a Siracusa, il percorso sotterraneo più famoso e importante di Ortigia, che si snoda attraverso piccole gallerie sotterranee e la galleria madre, con l’ingresso principale adiacente l’Arcivescovado.

Un tuffo nel passato e nella storia della città di Siracusa, attraverso la riscoperta di affascinanti passaggi e cave sotterranee che, collegando l’isola di Ortigia al mare, testimoniano la bellezza e la grandezza dell’impianto idrico del tempo.

Gallerie che dal centro dell’isola portavano direttamente al mare: come ad esempio quella che si riuniva con la grande cisterna del Palazzo Arcivescovile, fatta costruire dal vescovo Paolo Faraone, e che bagnava tutto il palazzo vescovile e l’isola intera. Il percorso è davvero singolare perché si dirama in tanti sentieri sotterranei e in altrettante direzioni: c’è la più grande galleria principale (cui si accede da una piccola apertura posta lungo il muro del giardino del Palazzo Arcivescovile) che è quella che collega Piazza del Duomo, che è il punto più alto dell’isola di Ortigia, con il Foro Italico, dove vi si trovano le mura della Marina.
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E ci sono poi una serie di altre gallerie minori, arterie secondarie percorrendo le quali è ancora possibile accedere ad altri percorsi sotterranei e scorgere alcuni resti di pozzi rimasti intatti dopo i lavori di scavo.

L’ipogeo di Piazza Duomo è stato riscoperto nel 1869 durante i lavori nell’area della piazza compresa tra il Palazzo Arcivescovile e la Chiesa di Santa Lucia alla Badia, ma è considerato uno dei tasselli più importanti per la ricostruzione della storia italiana del dopo guerra: esso infatti subì un’importante trasformazione in occasione del secondo conflitto mondiale durante il quale venne notevolmente ampliato per poter essere adattato e utilizzato come rifugio antiaereo e punto di raccolta sicuro per i civili durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale.

Famosi furono i “pirriatori”, ossia squadre di operai cui venne affidato il compito di ingrandire i percorsi già scavati e che lavorarono incessantemente nelle cave per ricavare una stanza dove custodire, in casse di zinco, il simulacro argenteo e il tesoro di Santa Lucia. Terminato il conflitto mondiale, le gallerie tuttavia vennero dismesse fino ad una prima riapertura al pubblico nel 2006 e, a seguito di un’ulteriore periodo di chiusura, una seconda nel luglio 2014.

Rimasto chiuso per un lungo periodo, oggi l’Ipogeo è nelle mani della Soprintendenza dei Beni culturali di Siracusa, in attesa di essere trasferito alla disponibilità del patrimonio della Regione Siciliana, ed è temporaneamente visitabile solo nei giorni di venerdì e sabato dalle 8,30 alle 13,30 e negli altri giorni solo su prenotazione.
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