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Da lì entrarono le spoglie della Santuzza: a Palermo una storica "porta" che non c'è più

Costruita nel 1600 e distrutta definitivamente nel 1877, Porta Maqueda sorgeva nell'area in cui oggi c'è il teatro Massimo: su essa fu apposto un dipinto di Santa Rosalia

  • 27 gennaio 2020

La locandina della mostra "Rosalia" dedicata alla patrona di Palermo

Il 1600 iniziò con la costruzione di una grande opera che modificò completamente la topografia di Palermo: la costruzione della Strada Nuova o Via Maqueda. L’opera prese il nome del vicerè spagnolo Don Bernardino Cardines, duca di Maqueda (1598-1601).

«A nobilitar la strada Macheda, che attraversandosi al Cassaro divide per lo mezzo la Città, s’aprì la Porta Macheda», (Le Porte della Città di Palermo, Lipario Triziano Palermitano).

Per aprire questa Porta fu necessario abbattere un pezzo del baluardo di San Vito. Come scrissero gli storici Auria e Amato alla Porta fu dato il nome di Macheda (Maqueda) in onore del Vicerè sopra citato. Lo storico Inveges scrisse, invece, che fu denominata Porta Viglialba in onore del figlio di questo Vicerè.

Il Senato Palermitano la denominò Porta Cardenas, cognome del Vicerè e tale denominazione fu scritta in una iscrizione che campeggiava in una delle facce della stessa Porta. Il popolo continuò a denominarla Porta Maqueda.
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Da questa Porta il 17 Luglio 1624, entrarono in città le spoglie di Santa Rosalia. Per questo motivo nella parte interna della Porta fu apposto un dipinto della Santa.

Il 10 giugno di ogni anno, festività in onore di Santa Oliva, si svolgeva alla Cattedrale una messa solenne. L’effigie in argento della Santa era portata in una processione attraverso una parte del Cassaro, via Maqueda e attraversando questa Porta arrivava alla chiesa di Sant’Oliva dei Padri Minimi (San Francesco di Paola).

Il vano di Porta Maqueda era largo 15 palmi (1 palmo 26 centimetri), in altezza era alta 22 palmi. Durante il mandato del pretore Michele Gravina, principe di Comitini, vicerè di Sicilia, duca Giovanni Fogliani Sforza d’Aragona, la Porta Maqueda fu demolita e riedificata nel 1766. Nel 1780, a causa del prolungamento della Via Maqueda fu nuovamente demolita e riedificata sotto il vicereame di Marcantonio Colonna, principe di Stigliano e del pretore Antonino La Grua, marchese di Regalmici.

Nel 1877 fu distrutta definitivamente per motivi urbanistici (costruzione del Teatro Massimo e della piazza circostante).

Qualche anno prima, a partire dal 12 gennaio 1875, a causa dei lavori per la costruzione del Teatro Vittorio Emanuele, conosciuto in tutto il mondo come Teatro Massimo erano state demolite la Chiesa ed il Monastero delle Stimmate di San Francesco, la Chiesa ed il Monastero di San Giuliano delle Teatine (in seguito denominati Chiesa e Monastero delle Vergini Teatine dell'Immacolata Concezione), la Chiesa di Santa Marta e la Chiesa di Sant'Agata "li scurruje" delle Mura di San Vito.

Ma questa è un’altra storia…
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