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Nei suoi scatti le borgate e le periferie: chi è il fotografo della "Palermo underground"

Appassionato di street photography e cultura urban, nei suoi scatti si ispira sempre a Palermo, dal lato rude ai tanti colori della città. Vi raccontiamo la sua storia

  • 4 dicembre 2022

Scatti che ritraggono scene di vita quotidiana nelle borgate, in periferia, talvolta condite da un pizzico di malinconia. Immagini che comunicano emozioni e richiedono, anzi esigono, che ci si soffermi a osservarle per lasciarsi coinvolgere a tal punto che sembra di stare proprio lì, respirando la stessa aria del soggetto catturato dalla macchina fotografica.

Sono gli scatti del giovane fotografo palermitano Davide Schillaci, classe 1990, cresciuto nel quartiere Noce, un luogo che lo ha sempre influenzato. Un "senso di appartenenza" che da qualche anno esprime anche sotto l’aspetto artistico: quando prende la macchina fotografica in mano, sistema l’obiettivo e via alle danze.

La street photography, ossia la fotografia che ritrae gli attimi del quotidiano in strada, e l'uso del bianco e nero sono le peculiarità delle sue prime fotografie, caratteristiche che colpiscono immediatamente l’occhio. A raccontare i suoi lavori è Davide in persona: «Ho iniziato a fotografare fin da quando ero piccolo, inizialmente con il cellulare, poi ho comprato la mia prima macchina fotografica digitale molto economica e successivamente, grazie alla spinta della mia attuale compagna, sono approdato al mondo della fotografia, quello serio e professionale».
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«La street photography per me è qualcosa di naturale, l’utilizzo del bianco e nero, ritrarre la periferia e le borgate, dove riuscivo a catturare con l’obiettivo le dinamiche sociali che caratterizzano i quartieri di periferia, lasciando trapelare sia il lato più rude sia la parte più luminosa, i sorrisi e il calore della vita».

A un certo punto del suo percorso, Davide sente il bisogno di cambiare. Da buon appassionato della cultura urban, il mondo che racchiude in sé l’hip hop, lo skateboarding e l’underground in generale, verte su un altro stile. Fotografie diverse da quelle che hanno contraddistinto l’inizio della sua carriera: trasmettono più spensieratezza. Al bianco e nero subentrano i colori, che compongono l’immagine in modo particolare, talvolta rendendo tutto surreale.

«Il passaggio all’urban - racconta Davide - mi ha liberato da alcune catene che non mi lasciavano esprimere appieno. Sono una persona che ha bisogno del cambiamento. Nei miei lavori sono molto meticoloso e cerco sempre quel qualcosa in più che dia un valore aggiunto, in modo da rendere i miei scatti immortali».

«Ecco - aggiunge -, posso dire che la mia grande paura è di non essere ricordato nel mio breve passaggio in questa vita. Voglio lasciare il segno come artista. Questo passaggio dalla fotografia di strada all’urban viene apprezzato da molti, quindi, posso dire che il mio passo in avanti che ha stravolto in parte le cose viene riconosciuto e apprezzato».

È vero, i lavori dell’artista nostrano vengono riconosciuti, infatti vanta già delle collaborazioni abbastanza rilevanti. I suoi scatti sono stati selezionati e pubblicati da Vogue Italia. L’aspetto che lascia stupiti è che Schillaci non ha mai studiato fotografia frequentando corsi professionali. Al contrario, ha sempre preferito sperimentare traendo ispirazione dal cinema e dai suoi fotografi preferiti, come Robert Capa, Henri-Cartier Bresson e Steve McCurry.
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