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Due tesori (nascosti) in Sicilia: uno ha il nome di un fiume, l'altro è un talismano

Grazie alla potenza vulcanica dell’area siciliana, ancora oggi è possibile trovare gemme, fossili e molto altro. Tra questi ci sono due pietre preziose che trovi qui

Viviana Ragusa
Graphic designer
  • 17 agosto 2023

La simetite (foto da Facebook)

Nel corso dei secoli, il fascino di queste pietre preziose ha conquistato il cuore di principi e filosofi, oltre ad avere avuto un ruolo rilevante nel commercio europeo. La Sicilia è una terra ricca di sorprese, alcune delle quali risalgono a milioni di anni fa.

Prima di giungere alla conformazione attuale, il territorio dell’Isola ha subìto diversi cambiamenti nel corso della storia e le conseguenze di queste trasformazioni hanno portato alla creazione di tesori unici nel mondo.

Grazie alla potenza vulcanica dell’area siciliana, ancora oggi è possibile trovare gemme, fossili e molto altro.

L’ambra del Simeto, ad esempio, è una resina fossile dalle caratteristiche eccezionali ed è proprio per questo che veniva commercializzata in diversi luoghi del continente.

Grazie ai recenti studi condotti da alcuni docenti dell’Università di Cambridge e di Granada, è stato possibile constatare che la simetite (il nome richiama il fiume siciliano che contribuisce alla creazione di questa pietra preziosa) è stata protagonista di scambi economici già nel IV millennio a.C., molto tempo prima rispetto all’ambra baltica.
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Quest’ultima è stata ritenuta per molto tempo la variante più famosa ma, a partire dal 1600 d.C., la produzione di simetite divenne una vera e propria eccellenza siciliana. La resina fossile della nostra Isola ha un aspetto lucido ed è molto elastica, perfetta per essere modellata.

La sua sfumatura tendente al rosso la distingue dalla variante baltica, che non presenta lo stesso numero di inclusioni organiche.

La maggiore quantità di ambra siciliana si è formata all’interno del territorio che oggi coincide con la Riserva Naturale Orientata dell’Oasi del Simeto e il processo che porta alla creazione della pietra preziosa catanese comincia sulla corteccia degli alberi, spesso per riparare alcune abrasioni.

Dopo la fase iniziale, la resina si cristallizza e perde i liquidi, solidificandosi. Successivamente, seguendo il percorso della lava proveniente dall’Etna, la simetite scorre fino alla foce, che oggi rappresenta il fulcro dell’intera riserva.

L’ambra del Simeto ha affascinato diverse personalità rilevanti nel corso della storia. Il principe di Biscari, Ignazio Paternò-Castello, era uno dei numerosi collezionisti di simetite ed era così fiero della sua raccolta che decise di mostrarla persino a Goethe.

Plinio il Vecchio l’ha descritta come "il midollo sgorgante dagli alberi" e Talete di Mileto fece diversi esperimenti con la simetite, scoprendo che poteva attrarre degli oggetti strofinando un panno su di essa. I pescatori di telline diventarono abili ricercatori di questo tesoro nascosto e con il loro rastrello setacciavano la sabbia alla ricerca dell’ambra, che andava poi lavorata a mano e lucidata con la cera d’api.

In generale, l’ambra è sempre stata considerata una pietra preziosa anche per le sue proprietà curative. Le civiltà antiche la utilizzavano come antidolorifico e come rimedio per l’intossicazione. Inoltre, sembra che questa resina fossile contribuisse all’aumento del benessere psichico, diminuendo lo stress e aumentando l’ottimismo.

Oltre all’ambra del Simeto, però, esiste un altro tesoro che ha affascinato intere civiltà e che nasce tuttora grazie alle eruzioni vulcaniche. L’ossidiana è una pietra che fa la sua prima apparizione già nel neolitico e veniva utilizzata per costruire armi, ma anche diversi tipi di oggetti.

Gli egizi erano soliti impiegare l’ossidiana nella costruzione di statue per venerare gli dèi e la usavano per costruire gioielli o per aggiungere dei dettagli alle tombe dei defunti dopo la mummificazione. Così come l’ambra, anche questa pietra preziosa è stata associata a poteri speciali.

Il suo colore nero e l’aspetto lucido conferiscono da sempre un fascino misterioso ed elegante all’ossidiana, che veniva usata come talismano per scacciare le energie negative. L’estrazione di questo tesoro siciliano avviene ancora oggi nelle isole di Lipari e Pantelleria, ricche di blocchi provenienti da colate laviche.

Tuttavia, a differenza dell’ambra, i depositi di ossidiana tendono a scomparire nel tempo e non è così semplice trovare quelli molto antichi. Il nome del talismano composto da biossido di silicio deriva da Obsius, un esploratore di origine romana che, secondo Plinio il Vecchio, ha trasportato per la prima volta l’ossidiana da Roma in Etiopia.

Molti popoli hanno descritto la roccia in base a diversi criteri, come i Maya, per i quali l’ossidiana era ‘’la pupilla degli dèi’’. Per gli indiani d’America, invece, il vetro vulcanico era associato alle "lacrime della Terra".

Qualunque sia la cultura di riferimento, le pietre preziose come l’ambra e l’ossidiana suscitano interesse e vengono utilizzate come ornamento o come oggetti da collezione.

Tuttavia, il più delle volte, il reperimento di questi oggetti sul mercato è diventato immediato e ciò contribuisce a una scarsa conoscenza dell’origine di questi tesori nascosti, che spesso si trovano a pochi passi da noi.
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