ITINERARI E LUOGHI
È l'albero più antico d'Europa e (forse) anche il più grande d’Italia: il Castagno dei Cento Cavalli
Conosciuto in tutto il mondo, il maestoso Castagno del Parco dell'Etna, ha vinto il titolo di "Albero dell'anno 2021" e si prepara a rappresentare l'Italia per il titolo europeo
Il Castagno dei Cento Cavalli (foto di Benedetto Roccaro)
Una nota credenza popolare racconta di una regina, Giovanna I d’Angiò, che sotto le sue chiome avrebbe trovato riparo durante un temporale con tutta la sua corte di cento cavalli e cavalieri. In realtà la nobildonna angioina in Sicilia non ha mai messo piede, per questo altri individuano in Giovanna d’Aragona la protagonista della vicenda.
Leggende e credenze popolari a parte, secondo alcuni studiosi è l'albero più antico d’Europa, forse anche il più grande albero d’Italia. Vanta anche un altro singolare primato, un documento del 1745 di Carlo III, Re di Spagna, ne stabilisce la sua tutela insieme alla vestigia di Taormina. Si tratta con tutta probabilità del primo atto di tutela al mondo di un bene naturalistico. Ma prima di essere un albero da record per dimensioni e longevità è innanzitutto un albero fortunato.
Nel 1928 una prima eruzione si fermò poco più a monte, dove oggi sorge per devozione la chiesetta di Magazzeni, una seconda colata nello stesso periodo si materializzò un paio di chilometri più a nord ed in pochi giorni distrusse Mascali. Nell’eruzione del 1971 la lava si fermò tra Fornazzo e Sant’Alfio a meno di un chilometro e mezzo dalle fronde dell’albero millenario.
È un santuario laico di Madre Natura il Castagno dei Cento Cavalli, una delle mete domenicali tipiche di questo versante, e sono migliaia i turisti, o forse dovremmo dire pellegrini, che trovandosi in Sicilia vengono a vederlo.
La fila di bancarelle con i santini e gli incensi tipica dei luoghi di culto è sostituita da una più sostanziosa esposizione di prodotti dell’Etna, noci, nocciole, castagne, funghi, mele cola, miele e ogni altro bendidio che questa terra fertilissima dona a chi la coltiva con dedizione. Si presenta in ogni stagione con un habitus diverso.
In tarda primavera brilla grazie alle sue lunghe infiorescenze bianco-argentee che annunciano l’estate. In autunno i ricci dorati e le foglie ingiallite dominano il paesaggio dei dintorni.
Spoglio, in inverno, si presenta nella sua fragilità, con i suoi tronchi distanziati dal tempo, dalle intemperie e dalla stupidità. Dopo avere rischiato anche le fiamme alla fine degli anni ’80 fu protetto da una recinzione, una gabbia antiestetica ma necessaria per proteggerlo da incuria, taglio indisturbato della legna e atti vandalici.
Oggi è diviso alla base in tre tronconi ma è dimostrato che si tratta di un unico esemplare, come si vede anche dalla grande chioma ombrelliforme osservandolo a distanza.
Nella seconda metà del 1700 bene lo descrive il naturalista catanese Giuseppe Recupero che fornisce anche le sue misure: “L'esterna sua circonferenza misurata a fior di terra è di palmi duecento ventisei (circa 57 metri)… Il suo diametro maggiore si è ritrovato palmi ottanta (circa 20 m)”.
Non ci vuole molto a immaginare lo stupore che suscitava nei viaggiatori che, visitando l’Etna, facevano tappa sotto le sue fronde. Il più illustre dei viaggiatori, Jean Houel, nel 1787 così lo descrive nel suo Voyage pittoresque des isles de Sicile, de Malta et de Lipari: «La sua mole è tanto superiore a quella degli altri alberi, che mai si può esprimere la sensazione provata nel descriverlo». Il grande artista francese lo raffigurò con una casetta al suo interno, forse un rifugio per pastori, in un dipinto diventato celebre e custodito oggi presso il museo Hermitage di San Pietroburgo.
Se la fama del Castagno nell’era del Grand Tour era giunta nelle corti di tutta Europa, non è da meno la soggezione che incuteva tra le genti dell’Etna che lo vedevano come un simbolo di fertilità. In un suo volume in cui ha raccolto “Leggende e racconti popolari della Sicilia” il saggista Nino Muccioli racconta di una singolare credenza legata al Castagno.
Chi un tempo voleva essere sicuro di avere un figlio maschio (ambizione molto diffusa nella cultura contadina) doveva concepirlo sotto le fronde del Castagno dei Cento Cavalli, come tale massaro Tanu che era riuscito ad avere (per fortuna della sua povera moglie) due gemelli maschi dopo tre figlie femmine.
Il 2021 è stato essere un anno importante per l’albero che lo scozzese Brydone chiamava "gloria della foresta". Dopo essere arrivato tra i 4 finalisti, è lui infatti il vincitore del concorso "Tree of the year 2021".
Il castagno millenario di Sant’Alfio ha conquistato il pubblico con i suoi 28 metri di altezza, 52 di circonferenza del tronco e 68 di diametro della chioma.
Nella votazione on line, ha raccolto 36.210 voti, distaccandosi di molto dal secondo classificato (il castagno di Grisolia, Cosenza). Scopo del concorso annuale è puntare l’attenzione sulle bellezze naturalistiche della penisola sottolineando l’importanza dei vecchi alberi, patrimonio naturale e culturale.
«Il monumentale "Castagno dei 100 cavalli" del Comune di Sant’Alfio vince la sfida dell'anno e con lui vince la Sicilia e il suo patrimonio arboreo, legato alla popolazione e al territorio, che va sempre più tutelato e protetto - dice soddisfatto l’assessore regionale all’Ambiente, Totò Cordaro – adesso il plurimillenario castagno andrà a rappresentare l'Italia per il titolo europeo "European tree of the year" per il 2022».
Il vincitore europeo sarà proclamato il 17 marzo a Bruxelles, nella sede del Parlamento Europeo. C'è tempo fino al 28 febbraio per votare il Castagno dei 100 Cavalli utilizzando la pagina dedicata sul sito della Giant Trees Foundation.
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