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È un paradiso ma ci fu un misterioso naufragio: la baia in Sicilia che cela un relitto

Le Bande Nere era ai quei tempi ritenuta una barca robusta, affidabile e sicura… tuttavia i suoi pescatori non avrebbero mai più fatto ritorno a casa. La storia

Maria Oliveri
Storica, saggista e operatrice culturale
  • 30 giugno 2025

La Tonnara di Scopello

L’ex tonnara di Scopello, con il suo mare cristallino e i suoi pittoreschi faraglioni, oggi non è solo ambita mèta di bagnanti e turisti, ma anche splendida location per il cinema e la televisione.

Qui sono stati ambientati alcuni spot pubblicitari e sono state girate diverse puntate della serie tv Makari (2021) o de Il Commissario Montalbano (2002). Ci troviamo in provincia di Trapani, a poca distanza dalla Riserva Naturale dello Zingaro e dalla pittoresca cittadina di Castellammare del Golfo, nata come Emporium Segestanorum, emporio dell’antica Segesta.

Prima del boom turistico dell’ultimo ventennio, per secoli è stata la pesca la grande risorsa economica della cittadina trapanese. In tempi ormai remoti la flotta peschereccia di Castellammare del Golfo (oggi quasi del tutto scomparsa) poteva contare su 125 battelli da pesca e su numerosi bastimenti a vela (molti trasportavano anche vino).

Si legge nel volume "Castellammare del Golfo" (1909) di Diego Buccellato Galatioto che da aprile a fine giugno si pescavano in media complessivamente ogni anno più di 6000 tonni, oltre ad un numero considerevole di pesci spada, alalonghe, bisi, sgombri e palamite.

La pesca delle acciughe e delle sardelle si faceva tutto l'anno, specialmente da febbraio a settembre. Presso la foce del fiume S. Bartolomeo si pescavano tinche, muletti, anguille, alose ed anche spinole e gambero di fiume.

Era molto dura la vita dei pescatori del Golfo: qui il mare supera gli 800 metri già all'imboccatura, nascondendo relitti di imbarcazioni colate a picco a causa delle frequenti mareggiate.

Uno di questi relitti, mai recuperato, è quello del peschereccio Le bande Nere tragicamente affondato oltre 70 anni fa, nell’autunno del 1954, proprio tra la baia di Scopello e quella di Guidaloca.

Il motopeschereccio Le Bande Nere era stato ribattezzato SS.mo Salvatore dai nuovi proprietari Carlo La Franca e Antonino Pecorella, ma in paese tutti lo chiamavano con il vecchio, colorito nome.

Era adibito solo a pesca d’alto mare. Il 16 novembre 1954, salpò poco prima delle 13 dal porto di Castellammare, navigando in direzione di Scopello, per poi prendere il largo: le Bande Nere era ai quei tempi ritenuta una barca robusta, affidabile e sicura… tuttavia i suoi pescatori non avrebbero mai più fatto ritorno a casa.

Si trattava di 8 uomini, tra i 30 e i 40 anni: padri di famiglia onesti e coscienziosi. Era previsto un peggioramento delle condizioni climatiche, ma nessuno immaginava che una tempesta di inaudita violenza proveniente da nord-est si sarebbe scatenata all’improvviso, intorno alle 15.

Le Bande Nere, dopo aver lanciato un ultimo, disperato SOS nella rada di Scopello, alle ore 17 scomparve per sempre. Seguirono ore di angosciosa attesa per le famiglie dei pescatori avventuratisi per mare.

Un testimone, che si trovava alla tonnara di Scopello, avrebbe raccontato di aver seguito con il cannocchiale la navigazione del peschereccio in evidente difficoltà, vedendolo impennarsi quasi in verticale sulla prua (a causa di un’onda enorme) per poi inabissarsi e scomparire.

Il 17 Novembre sulla spiaggia di Castellammare vennero ritrovati alcuni rottami di legno come la parte anteriore della cabina ed altri oggetti. I corpi delle vittime invece non sono mai stati ritrovati.

Cinque giorni dopo il naufragio, nel tardo pomeriggio del 21 novembre, venne rinvenuta, presso la foce del fiume San Bartolomeo una bottiglia, legata ad alcuni pezzi di sughero.

All’interno, su un pizzino di carta ricavato dall’involucro di un pacchette di sigarette, il capitano del peschereccio aveva scritto con mano incerta, a matita, un ultimo messaggio: “Bordo ore 6. Siamo tutti sfiniti. Dio deve aiutare al povero ragazzo che è qui insieme a noi; la cabina del timone si è scassata, le macchine hanno avaria e siamo senza rotta. Dio mi perdoni per la triste sorte a noi capitata. Così sia. Noi tutti le Bande Nere”.

Il comandante si chiamava Giuseppe di Capua e aveva 34 anni; erano a bordo con lui: Giuseppe Rossello di anni 37; Salvatore Belnome di anni 36; Leonardo Buccellato di anni 35; Pietro Scarcella di anni 39; Antonino Ritondo di anni 39; Antonino Benzio di anni 22 e suo fratello Pietro che aveva solo12 anni.

Il relitto de Le Bande Nere non mai è stato recuperato e non si sa con esattezza dove sia affondato: secondo alcuni, in base a testimonianze dell’epoca, si troverebbe al largo della Puntazza, nella baia di Guidaloca.

La vicenda del naufragio nel tempo si è tinta di mistero, anche perché è stata alimentata da varie supposizioni e dicerie: i membri dell’equipaggio erano invischiati in loschi affari?

Perché il peschereccio è uscito in mare nonostante il maltempo in arrivo? Cosa aveva nella stiva di così importante? Perché non si tentò mai di recuperare il relitto?

I cittadini di Castellammare hanno sempre difeso la memoria delle vittime, affermando che se qualcuno avesse voluto esercitare commerci illeciti avrebbe scelto un equipaggio avvezzo al malaffare, non 8 poveri pescatori onesti, stimati padri di famiglia; probabilmente i marinai si erano fidati della robustezza della barca ed avevano sottovalutato l'entità della tempesta, altrimenti non avrebbero portato a bordo un ragazzino di 12 anni.

A Castellammare del Golfo il 23 novembre del 1954 venne indetto il lutto cittadino e fu celebrata una Messa, a suffragio dei poveri marinai nella chiesa madre, presenziata dal Vescovo di Trapani Mons. Corrado Mingo. Intervennero tutti i Castellammaresi, la chiesa e le vie limitrofe erano gremite di gente.

Molte furono le autorità venute dal capoluogo (il prefetto, il questore, il comandante della capitaneria di porto, il comandante del gruppo CC, il sindaco). Erano presenti inoltre le rappresentanze di tutti i sodalizi e le scolaresche al completo.

Alla fine delle celebrazioni per le vie cittadine si snodò un lunghissimo corteo funebre, con oltre cento corone di fiori freschi. Dopo aver percorso la centralissima via Garibaldi (oggi Corso Bernardo Mattarella) il corteo giunse all’estremità del nuovo porto in costruzione; qui le corone vennero gettate in mare per omaggiare i fratelli scomparsi e mai più ritrovati.

Alle famiglie delle vittime, rimaste ormai senza sostegno economico, furono stanziate 800.000 lire dall’Assessorato Regionale alla Pesca, 300.000 lire dal ministero della Marina Mercantile, 100.000 lire dall’ armatore Vasile Fugardi, 60.000 dall’ente comunale di Assistenza, 50.000 lire dal Vescovo di Trapani.

Ogni anno, a Castellammare del Golfo, si ricorda il naufragio delle Bande Nere. Nel 2001 è stato eretto un monumento commemorativo, in piazza Petrolo, realizzato dallo scultore Domenico Zora.

L’opera, che raffigura una barca travolta dal mare in tempesta e i familiari addolorati dei pescatori scomparsi, vuole essere simbolo e memoria di tutte le vittime tragicamente perite in mare.

Fonti: M. Barbara, Storie minime. Cinquant’anni di vita politica amministrativa di Castellammare. www.kernos. info/post/le-bande-nere-storia-del-naufragio
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