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È una delle più grandi necropoli in Sicilia: duemila "bocche nere" scavate nella roccia

Migliaia di tombe a grotticella la rendono il più grande sepolcreto siculo in Sicilia dopo quello di Pantalica. Alture dove circa 3000 anni fa si insediò una colonia

  • 27 marzo 2023

Necropoli del Cassabile (foto di Carmelo Sgandurra)

La Necropoli del Cassibile è un sito di grande importanza archeologica e di grande fascino paesaggistico, uno di quei luoghi che meglio rappresentano una Sicilia perennemente in attesa di essere scoperta e valorizzata.

Diego Barucco, nel suo volume "Sicilia dimenticata – Diario di viaggio" scrive di "innumerevoli bocche nere, scavate sulle balze di roccia" che “guardano da millenni il mare Ionio. In una visione d’insieme, le numerose tombe della necropoli del Cassibile ricordano molto da vicino la celebre Pantalica, così come il paesaggio brullo macchiato dai bianchi calcari”.

Ci troviamo nel siracusano, nella Riserva di Cava Grande del Cassibile, ed esattamente sulla sponda sinistra del fiume, all’interno delle terre di proprietà dei Marchesi Loffredo, originari di Messina e proprietari del feudo di Cassibile dal 1797.

Percorrendo le trazzere della piana, all’interno della grande proprietà rimasta indivisa per secoli, si costeggiano i Cugni, ultimi contrafforti calcarei dell’altopiano ibleo rivolti a oriente. Su queste alture circa tremila anni fa, tra l’XI e il IX secolo a.C. si insediò una colonia di siculi proveniente con molta probabilità da Pantalica.
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L’archeologo Paolo Orsi scrive che «i Siculi di Cassibile costituivano una vasta e potente tribù, sbucata dalle montagne per l’arteria del fiume omonimo; essi si stabilirono all’ingresso del defilè di Cava Grande, coronando alture formidabili per guardare l’altopiano Acrense, e tener d’occhio la costa, da cui veniva la civiltà ma anche la dominazione straniera».

Se sull’altopiano edificavano le loro capanne, sulle sottostanti balze e sulle pareti verticali delle cave seppellivano i loro morti. A proposito delle tombe Orsi scrive che «avevano modeste celle, quadre ed ellittiche. Non inumavano a masse o per generazioni successive, ma per individui o piccole famiglie, eran perciò numerosissimi i loro sepolcri».

La necropoli venne esplorata dall’archeologo trentino in una difficile campagna di scavi del 1897, durante la quale contrasse la malaria assieme ad alcuni suoi collaboratori. Il materiale rinvenuto è esposto presso il Museo Archeologico "Paolo Orsi" di Siracusa.

Come ebbe a scrivere alcuni anni or sono il professore Burgaretta, i siculi per un periodo furono i “padroni della Cava (Grande ndr), l’abitavano, la percorrevano nei sentieri che vi avevano tracciato, scavato e in certi casi costruito con supporti e ponti in legno nei punti più scoscesi e pericolosi. Tutta la cava per essi era un sicuro rifugio contro gli assalti nemici».

La Necropoli del Cassibile non è l’unica testimonianza dell’età del Bronzo nei dintorni di Cava Grande, ma le sue circa 2000 tombe a grotticella la rendono il più grande sepolcreto siculo in Sicilia dopo quello di Pantalica.

Si tratta di luoghi della memoria collettiva di un passato remoto e allo stesso tempo ricchi di fascino, capaci di suggestionare il visitatore, due buone ragioni per cui sono in tanti a credere che questi luoghi meriterebbero una maggiore attenzione.
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