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Ritratti, selfie e nobildonne: storia di una "musa" siciliana adolescente per l'eternità

Nessuna foto imbarazzante sui social che si aggira per il web nei secoli dei secoli, ma solo un ritratto di tutto rispetto. Questo è quello che accadde a Eleonora D'Aragona

  • 26 marzo 2021

Il busto di Eleonora D'Aragona realizzato da Laurana (Palazzo Abatellis, Palermo)

Immaginate di avere la gentile disponibilità di uno scultore di fama mondiale, che farà un ritratto di voi adolescenti e quella sarà la vostra effigie più famosa. Un sogno che si avvera. Nessuna foto imbarazzante sui social che si aggira per il web nei secoli dei secoli, ma solo un ritratto di tutto rispetto. Nessuna figuraccia in giro per l'etere. Giovani e belli per l'eternità.

Ecco, questo è quello che accadde a Eleonora d'Aragona. ''Infanta'', - sembrerebbe un'offesa ma in realtà è un titolo - è così che veniva definita Eleonora, in quanto figlia cadetta, ovvero non primogenita. L'infanta ebbe la grande fortuna di essere raffigurata da Francesco Laurana, che la rese adolescente per l'eternità.

Se poi consideriamo che l'estetica del Laurana ricalca quella di Piero della Francesca, dunque si tratta di una raffigurazione pura e idealizzata, capiamo bene che il risultato è straordinario. Nessun filtro Instagram sarebbe paragonabile: e per fortuna!
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Tutta opera di un grande artista e nessun tentativo di mistificazioni tecnologiche. Eleonora d'Aragona è un esempio della splendida commistione di culture che ha attraversato la Sicilia per secoli.

La nobildonna enigmatica nasce intorno al 1346, è la moglie di Guglielmo Peralta, signore di Sciacca e la nipote del re di Sicilia Federico III d'Aragona, nome altisonante che rievoca il grande Federico II, lo Stupor Mundi.

Per non perderci nella complessità del nutrito albero genealogico degli Hohenstaufen, nelle vene di Eleonora scorreva il sangue di varie dinastie: Svevi, Angioini e Aragonesi, con tutte le sfumature che ne conseguono.

La donna aveva ricevuto in dote Caltanissetta e la contea di Calatafimi con Giuliana, Adragna, Sambuca, Calatamauro, Contessa e Comicchio. A Sciacca Guglielmo ed Eleonora eressero diverse chiese, ad esempio Santa Maria dell’Itria.

Guglielmo fu in grado di destreggiarsi in un'instabile situazione politica ed Eleonora era molto amata e rispettata dal popolo. La donna morì a quasi sessant'anni nel prediletto castello di Giuliana, nel 1405, lasciando come erede universale il nipote Raimondetto Peralta.

Ella ebbe l'onore di essere ritratta per ben tre volte dalle prodigiose mani di Francesco Laurana - quella che oggi definiremmo una serie di ''tentativi fotografici'' -. Niente a che vedere con i mille selfie che facciamo per il curriculum, cercando di avere l'espressione migliore della nostra vita.

Il particolare divertente e surreale della storia, non poi così improbabile nei secoli scorsi, è che il povero scultore si trovò a raffigurare una donna che era morta da più di mezzo secolo, cosicché probabilmente tirò un po' a indovinare e lasciò al committente saccense il ritratto migliore.

Egli infatti realizzò le sculture intorno al 1468, probabilmente su commissione di Carlo Luna, ricco possidente e discendente di Guglielmo Peralta. Nel corso del XV secolo la storia della famiglia Peralta è ormai quella dei Luna, che ereditarono il loro patrimonio, ma non la centralità del ruolo da questi rivestita nel secolo precedente.

Laurana realizzò dunque diverse sculture che rimandano alla figura di Eleonora d'Aragona, o che ad ogni modo nacquero dalla stessa modella: un "busto di principessa" è conservato al Museo del Louvre, e un altro busto si trova al Museo Jacquemart-André, sempre a Parigi.

Quel che è certo è che l'eco ammaliante della nobildonna conquistò anche Laurana, e risulta evidente, ammirandone il busto di Palazzo Abatellis, a partire dalle palpebre semichiuse, che rappresentano una sorta di firma delle sue opere migliori.

La veste ha una scollatura tagliata, che lascia scoperte le spalle, esaltando l'eleganza del lungo collo. Una leggera e quasi impercettibile cuffia reticolata copre i capelli, lasciando liberi il profilo e l'ovale della donna. Tutti vorremmo un ritratto simile almeno una volta nella vita.

La nobile musa visse e morì in quel tratto di Sicilia tra Giuliana e Caltabellotta; della sua tomba si persero le tracce, ma il busto fu eretto nel monastero di Santa Maria del Bosco di Calatamauro, dove vi era il monumento funebre, a pochi chilometri da Contessa Entellina, e poi venne trasferito al Museo Nazionale di Palermo, per volere dell'archeologo Antonio Salinas, infine a Palazzo Abatellis.

Il fascino della donna che incantò i suoi contemporanei arriva fino ai giorni nostri, tant'è che Contessa Entellina ha deciso di renderle omaggio, commissionando un affresco urbano a Igor Scalisi Palminteri, che si ispira al regale busto del Laurana. Il murale è parte di un progetto del Comune, che proseguirà con altre opere dedicate ad altri periodi storici.

Contessa Entellina ha stretto una sinergia con Le Vie dei Tesori, la fondazione che racconta e promuove il patrimonio artistico siciliano. A conferma del suo magnetismo, la nobildonna ancora oggi riceve meravigliosi ritratti da artisti, mentre noi comuni mortali speriamo che le fotocamere dei nostri smartphone ci rendano giustizia.
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