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Era il terzo di Palazzo delle Aquile: a Palermo un altro "Genio" manca ancora all'appello

Si trovava a Palazzo Pretorio, e sarebbe stata la terza raffigurazione del palazzo. La vicenda di questa lapide però è alquanto frastagliata e piena di misteri da risolvere

Antonino Prestigiacomo
Appassionato di storia, arte e folklore di Palermo
  • 31 dicembre 2022

Lapide marmorea in onore di Carlo-III collocata all'interno di Palazzo delle Aquile

I dettagli fanno la differenza. Non è così? Uno stesso argomento può essere trattato migliaia di volte ma, se piace, anche una leggera sfumatura sarà abbastanza per incuriosirci e farcelo approfondire. L'argomento in questione è il Genio di Palermo.

Sì, ancora lui, o meglio una delle sue innumerevoli raffigurazioni che forse è andata perduta, oppure è stata sostituita. Vedremo di scoprire quando e da chi.

Si trovava a Palazzo Pretorio, e sarebbe stata la terza raffigurazione del palazzo, dopo quella di Palermu Lu nicu, assiso dal 1591 sul suo trono collocato nel pianerottolo della prima rampa di scale del palazzo, e quella che si vede all'esterno del palazzo in alto a destra del prospetto che si affaccia sulla piazza Pretoria da uno scudo.

A chi, come me, piace indugiare nelle ricerche storiche e nel confronto dei documenti, sicuramente anche la scoperta di un dettaglio, apparentemente banale, può in realtà avviare spunti di discussione e innescare ricerche parallele. Mi è successo pochissimo tempo fa confrontando, per caso, un'incisione di un vecchio libro a stampa che descrive l'incoronazione di Carlo III Borbone avvenuta a Palermo nel 1735.
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Di questo avvenimento, cioè dell'incoronazione di re Carlo III, abbiamo nel portico della cattedrale di Palermo entrando a sinistra un bell'altorilievo di autore ignoto. In quest'opera d'arte defilato e inginocchiato in basso a sinistra è presente il Genio di Palermo, personificazione della città, nell'atto di concedere la corona di Sicilia al re.

Il libro di cui vi ho accennato pocanzi, scritto dall'allora cancelliere della città di Palermo don Pietro La Placa, descrive i festeggiamenti della città panormita per l'acclamazione di Carlo III di Borbone. Era usanza dei rilegatori dei vecchi libri a stampa inserire incisioni immediatamente dopo i "risguardi", cioè le prime o le ultime pagine bianche del libro che non fanno parte del libro stesso e non vengono mai numerate né considerate.

Nel nostro caso ci interessano due incisioni in particolare: la prima, ad inizio libro, subito dopo i risguardi, è di Giuseppe Vasi e raffigura Carlo III a cavallo che riceve la corona regia dal Genio di Palermo in presenza di due figure femminili, una probabilmente è la Felicità che tiene tra le mani una cornucopia e un caduceo, l'altra è la Sicilia con una chiave in mano, la chiave del Regno.

Un cagnolino simbolo di fedeltà ansima contento ai piedi del cavallo reale; in fondo alla pagina una grande aquila ad ali spiegate, simbolo della città, sorregge l'intera composizione. La seconda incisione si trova tra le pagine 234 e 235 del libro e, poiché è molto grande, è divisa in due pagine.

Vi è raffigurato il disegno preparatorio per una tabella marmorea da incastonare in una delle facciate esterne di Palazzo delle Aquile.

Tale incisione nella parte bassa presenta i due lati di una medaglia, disegnata da Nicolò Palma e Antonino Bova, raffigurante nel dritto il profilo di Carlo III di Spagna e nel verso lo stesso re che riceve dal Genio di Palermo inginocchiato una mappa della Sicilia.

Lo stesso Genio inginocchiato, e reggente una mappa della Sicilia, si trova nel disegno preparatorio per la lapide in onore di Carlo III. La lapide marmorea fu scolpita e collocata nel 1735, dedicata dal senato palermitano a Carlo III, ed è quella che potete ammirare salendo la grande scalinata interna di Palazzo delle aquile che vi porta al piano nobile.

Sembra precisa e identica al disegno preparatorio, tranne che per un “piccolo” dettaglio. Se guardate bene la lapide, a parte l'iscrizione centrale che elenca i nomi dei senatori e descrive quanto essi si siano sentiti onorati nell'omaggiare tale opera, vi è una cornice lavoratissima con in cima un'aquila maestosa sotto la corona reale. Al di sotto delle ali dell'aquila vi sono due putti che sorreggono due scudi.

Nella parte bassa della cornice vi stanno due figure femminili: una sirena che sorregge tutta la composizione e la Felicità che si sporge a guardare chi sta sotto di lei. Qual è il dettaglio sul quale indugio?

Uno dei due putti nel disegno preparatorio regge uno scudo raffigurante la lanterna del molo (della quale parlai in un articolo passato) e un veliero; l'altro putto, invece, sempre nel disegno preparatorio, regge uno scudo con il Genio di Palermo e un'aquila che vola sopra di lui.

Quest'ultimo scudo nella realtà è stato “sostituito” (se mai realizzato) con un altro scudo nel quale si distinguono una torre d'avviso e un veliero. Oggi se guardate l'intera lapide marmorea è praticamente identica al disegno preparatorio tranne che per questa aneddotica differenza.

La vicenda di questa lapide però è alquanto frastagliata. In origine il Senato palermitano la collocò all'esterno di Palazzo delle Aquile:«Volle eternare ne' marmi il Senato palermitano la fausta memoria della felicità di questa Capitale, e della solennità di queste regali funzioni.

E pertanto ricercando ricercando dalle Siciliane miniere le pietre più pregevoli, e rare, alzò nel muro del Palagio Senatorio rimpetto alla grande Fontana una magnifica lapide, di venti palmi di larghezza, e trentaquattro d'altezza, circondata d'ampia cornice con festoni, e rabeschi di diaspro Siciliano, e con molte statue di marmo di Carrara che nobilmente l'adornano: in seno alla medesima si fè scolpire l'iscrizione, che nell'intaglio vicino si legge».

Va ricordato però che anticamente l'ingresso principale dell'edificio era dal lato di piazza Bellini, quindi piazza Pretoria era sul retro del palazzo. Nel corso degli anni sono stati effettuati numerosi restauri del Palazzo delle aquile, ma quello che interessa a noi fu realizzato da Giuseppe Damiani Alameyda intorno al 1876.

Egli, volendosi rifare ad uno stile più “rinascimentale”, non amava affatto le lapidi barocche che fregiavano i prospetti del palazzo di città, quindi decise di farle trasportare all'interno dove ora sono collocate. È questo il momento della “sostituzione” dello scudo del Genio? Può darsi!

Tuttavia, il compianto prof. Pietro Gulotta nel suo libro sul Palazzo delle aquile scrisse una nota sotto una fotografia relativa all'intera composizione della lapide marmorea. Egli sosteneva che la cornice della lapide marmorea che riguarda l'incoronazione di Carlo III di Borbone era già stata utilizzata per un'altra lapide, quella relativa all'acclamazione dell'austriaco Carlo VI nel 1721.

Sarà stata quest'altra occasione a far sparire lo scudo col Genio?

Chissà, ma una cosa è certa, nel gran novero dei Geni di Palermo sparsi per la città ne manca almeno uno all'appello: il Genio della lapide marmorea dedicata a Carlo III Borbone di Spagna.

Orsù, si inizino le ricerche.

(Per approfondimenti sulla lapide marmorea confrontate: Il Palazzo delle aquile di Pietro Gulotta; La Reggia in trionfo per l'acclamazione e coronazione della Sacra Maestà di Carlo infante di Spagna di Pietro La Placa; Giuseppe Damiani Alameyda tre architetture tra cronaca e storia di Anna Maria Fundarò Per approfondimenti sulla figura del Genio di Palermo confronta Il Genio di Palermo di Antonino Prestigiacomo; Il Genio di Palermo contesti urbani e immagini scultoree di Antonella Chiazza; Oh! Mio povero re controstoria del Genio di Palermo di Alessandro Dell'Aira e Giovanni Purpura; Il Genio di Palermo vita morte e miracoli di un Dio di Carmelo Fucarino)
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