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Era siciliana la prima pianista jazz d'Italia: l'indimenticabile (dimenticata) Dora Musumeci

Una storia incredibile quella di Dora Musumeci che suonò con i più grandi. Lei, nata a Catania, parlava due "lingue" musicali e il suo talento incredibile era noto nel mondo

  • 7 gennaio 2022

Passione, sensibilità, rispetto, professionalità. C’è tutto questo e tanto altro nelle parole con cui Rosalba Bentivoglio ci racconta Dora Musumeci. Un’artista, la prima, che con garbo e forza parla di una "collega", tra le più grandi pianiste Jazz esistite, nonchè la prima donna Jazzista italiana, scomparsa nel 2004 e di cui ancora troppo poco si conosce, di cui troppo poco si parla e che invece dovrebbe essere in tutti i libri di Musica e nelle antologie del Jazz.

«Io mi avvicino a lei - racconta l'artista - perché sono siciliana e sono orgogliosa di essere siciliana, ho lavorato tanto e tanto all’estero e l’ho sempre sentita molto vicina, la sua situazione l'ho vissuta sulla mia pelle. Dora venne anche a un mio concerto, io ero ancora una ragazzina, lei amava molto il jazz, andava a sentirlo, e mi fece tanti complimenti. Non la conoscevo a quel tempo, poi l'eco di questa donna venne davanti al mio impegno di musicista nel corso della mia vita, e così poi è nata l’idea di dare la giusta luce a questa donna meravigliosa, che ha rappresentato tante donne siciliane: la prima donna jazzista in Italia».
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È stata un esempio, un'ispirazione, e tante musiciste siciliane portano avanti la loro musica, anche sperimentando, proprio come Rosalba Bentivoglio. Cantante e compositrice, docente di canto jazz, la musicista, lo scorso luglio a Zafferana Etnea, nell’anfiteatro, in prima assoluta ha portato un lavoro realizzato sulla montagna sacra, che per loro della zona etnea è Il vulcano. Il titolo è “Suoni di pietra lavica”. «Un progetto legato al fatto che abitando spesso a Milo mi son trovata a convivere con i suoni dell’Etna, con i suoi boati, e ho cercato di interagire in qualche modo con essi. Le pietre laviche contengono questo suono, questa energia meravigliosa. Mi ritrovo in questo progetto a "suonare e cantare con l’Etna", i suoni sono originali della montagna e sono campionati e la mia voce interagisce con questi suoni».

Ad accompagnarla, Valeria Geremia, danzatrice Butoh, una danza giapponesee che nasce con Hiroshima, con il dramma vissuto. Lei ha rappresentato la lava, la danza con la lava, con un velo di seta che emulava il flusso.

Ma torniamo a Dora. Si legge in un articlo del tempo «Dora Musumeci è una ragazza simpatica, non molto alta, ma grazoisa, dal viso aperto e dagli occhi luminosi nei quali si riflettono i colori della Sicilia. Da anni è conosciuta negli ambienti musicali italiani come pianista ben preparata e un’appassionata di jazz. Qualcuno snetendola cantare e accompagnarsi con tanta carica “swing”, l’ha definita la “Nelly Lutcher italiana”. Non c’è dubbio che Dora Musumeci sia su un livello artistico molto elevato anche perché sa esprimere con particolare eleganza la sua natura di donna romantica e di ragazza moderna. (…)».

Era difficile sbilanciarsi all'epoca, soprattutto se si trattava di una donna e addirittura musicista, eppure era impossibile non citare il suo "elevato livello aristico".

«Aveva un amore sconfinato per la Musica - continua Rosalba Bentivoglio che ha curato anche la realizzazione di un documentario straordinario, prezioso, ricco di testimonianze, dedicato a Dora -. Era un pianista classica ma suonava e cantava. Imitava la Fitzgerald, una grandissima, perché non tutti hanno la capacità di essere così poliedrici. Per una questione di stile e linguaggio, per chi si dedica al classico diventa estremamente difficile eseguire il jazz in maniera eccellente come invece faceva lei».

Fu la prima donna Jazz, negli anni50, lei forte della sua personalità intensa, lei si dovette scontrare anche con un mentalità un po’ misogina e maschilista. «È sempre stato un fatto culturale - continua – dipende chiaramente da chi incontri, lei si dovette scontrare con questo muro di gente che non aveva intenzione di regalare nulla. Tormentano a una donna».

Ma sono anche altre le difficoltà che la musicista riscontrò. «C’è il pregiudizio che la cantante non sia una musicista, non conosca la musica. E non è così. Già il jazz non è considerato un genere “comune”, non è il pop, tanti dal jazz sono passati al pop che è più fruibili e “vendibile”.

Il valore della musica poi è stato distrutto da tutti questi Talk, e per noi è avvilente in certi momenti. Da un punto di vista espressivo sociale e politico è tremendo. La tendenza a voler avere un microfono in mano e basta. Ormai c'è il mito della cantante che ha tutte le porte aperte, ma è solo un mito che nella provincia è fortissimo, e dispiace per questi ragazzi che nella stragrande maggiornaza durano una stagione».

Rosalba è un fiume in piena mentre racconta di Dora e delle sue capacità: «Dora suonava Rachmaninoff con genialità e talento, aveva una lettura strabiliante, leggeva a prima vista, roba difficile e lo stesso con quella contemporanea. Una volta - raccontò il pianista Osvaldo Corsaro che fu suo allievo - venne dalla Germania un grande musicista che voleva conoscerla e lei fece una esecuzione incredibile; non sia spettava che fosse così capace».

Lei era prima di tutto una grande pianista classica e poi arrivo il jazz. Una storia incredibile quella di Dora «venivano gli americani negli anni 50, si trovò a suonare con gente che ha fatto la storia del jazz, lei li accompagnava in maniera perfetta, il jazz per lei era familiare, non aveva dubbi o difficoltà, parlava due “lingue” musicali. Adesso, l’idea è quella di realizzare, a Milo, un premio dedicato a lei e a tutte le jazziste. Lo istituiremo per Dora Musumeci».

Ma facciamo un piccolo excursus sulla sua vita. Dora Musumeci nacque a Catania nel1934. Come raccontato nel bellissimo documentario a lei dedicato, veniva da una famiglia di musicisti, il padre Totò Musumeci era violinista presso il Teatro Massimo Vincenzo Bellini di Catania, il fratello suonava il contabasso, la nonna il piano.

Il suo vero nome era Giulia Isidora, aveva cinque anni quando le sue mani si approcciarono al pianoforte. Ben presto divenne una bambina prodigio e già a dieci anni si esibiva come professionista. La svolta per lei arrivò quando partì per la Tripolitania per il suo primo tour internazionale.

Si diplomò a 18 anni in pianoforte classico col massimo dei voti e la lode, presso il Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli e fu in quel momento che scelse il suo “nuovo nome”: Dora Musumeci.

Partecipò nel 1956, ad appena 22 anni, al festival del jazz di Modena vincendolo, e in seguitò pubblicò l'album La regina dello swing per la Cetra di Torino. Iniziò il suo momento d'oro tra dischi, radio, concerti, televisione e festival in cui suonò anche con Hampton, Gillespie, Cannonball. Ci furono i viaggi in Italia e in Europa e concerti con famosi direttori come Scherchen, Urbini, Somogyi, Weismann, Garcia Asencio, Fistoulari.

Come in tanti ricordano, aveva una memoria musicale fortissima. Un aneddoto che potrete trovare nell'Enciclopedia di Catania (Editore Tringale. Edizione 1987) risale al 1955. Dora si trovava a Roma in via Margutta e seguendo il "consiglio divertito" del pittore Cesarino Monti, tirò uno scherzetto ad un compositore che stava presentando al piano una sua nuova melodia, «Nuova? — disse Dora -. Ma io la conosco da quand'ero bambina. Ascolti». E la eseguì come se l'avesse ascoltata altre mille volte.

Negli anni '60 si esibisce al Piper Club di Roma insieme a Romano Mussolini, Giovanni Tommaso e Lionel Hampton, "portando quindi il jazz nel tempio della beat" e partecipa anche alla registrazione di alcune colonne sonore, lavorando tra gli altri anche con i maestro Ennio Morricone.

Nel 1994 venne nominata Cavaliere dell’Ordine al merito della Repubblica, come eccellenza italiana nel mondo.
Morì nel 2004 in seguito ad un terribile incidente. Per quanto si fosse defilata dalle "luci del palco", chissà quanto altro avrebbe potuto regalarci.

Era sposata? Chiedo infine. «Sì, con la musica - mi dice Rosalba -. In realtà ebbe un grande amore, uno, che rimase anonimo, l'altro è stata la musica».
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