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Era un pittore e un "assicutafimmine" di Palermo: la storia di Don Nunzio Coppolone

Ciò che si sa su uno dei personaggi più chiacchierati della tradizione palermitana che ha dato anche origine al noto modo di dire: "Se... a Don Nunzio Coppolone"

Alessandro Panno
Appassionato di sicilianità
  • 26 maggio 2023

Uomo con la coppola

Ai tempi di quando ero nicareddu, mio nonno, pur essendo di Messina, essendo stato trasferito a Palermo, cercò di calarsi nel sottobosco palermitano, ed a lungo andare fece suoi tutta una serie di modi di dire che erano tipici della nostra città, e che lui riteneva divertenti o quantomeno efficaci nell’ indicare qualcosa.

Quando mia nonna, genovese Doc, essendo i da fora, ci mise un pò più di tempo ad abituarsi ai nostri modi di dire e di fare, o anche io o mia madre dicevamo o facevamo qualcosa che, secondo lui, era una solenne castroneria o un’ovvietà, non essendo tipo da maleparole o similari, usava dire "se.... a Don Nunzio Cuppolone", facendosi una mezza risata sotto gli austeri e marziali baffi.

Di affermazioni o modi di dire più o meno particolari, in Sicilia, ne abbiamo a tinchitè, ma senti oggi, senti domani e magari pure a dopodomani, ma alla fine cu schifiu era sto Don Nunzio Cuppolone?

Per svelare l’arcano, ci tocca fare qualche passo indietro e tornare nella Sicilia del 1830, in uno dei momenti di massimo splendore dell’opera dei pupi dela scuola palermitana, che si era evoluta da quella più semplice del teatro delle vastasate.
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Onestamente, Il popolo a quei tempi aveva picca divertimenti e tante camurrie, per cui n’anticchia di arricriamento ru cerevieddu seguendo le mirabolanti avventure dei paladini era benvenuta, e serviva ad aleggerire il fardello di una vita tutt’altro che semplice. Sicuramente meglio della taliata del grande fratello che oggi ci affligge!

Bellissimi i pupi, bravissimi i pupari e favolose le avventure, ma chiaramente la ciliegina sulla torta di un teatrino sta anche nelle scenografie, che rendono ancora più epiche le prodezze narrate.

Un conto era vedere Orlando e Rinaldo sciarriarisi con dietro un semplice pannello di legno, un altro con dietro uno sfondo di tutto rispetto. Per questo motivo, verso la metà dell’800 si cominciò a sviluppare una particoalare scuola pittorica interamente dedicata al teatrino, atta a creare le più belle scenografie per le prodezze dei paladini di Francia.

Le rockstar della questione erano il trio magico composto dai fuoriclasse Nicolò Rinaldi detto il Faraone, Giovanni Di Cristina ed infine, rullo di tamburi e tricchitracchi, il nostro beniamino Don Nunzio detto Coppolone.

Così come diceva il dotto Pitrè, in una sua opera ottocentesca sull’arte dell’ opera dei pupi in Sicilia, "...ogni teatrino possiede da 70 ad 80 cartelloni usciti alcuni dalle mani di un Don Nunzio soprannominato Coppolone...", e se lo dice Pitrè, picciotti, a mezza parola!

Tutto a posto allora, Don Nunzio Coppolone era un pittore dedito alla preparazione delle scenografie per l’ opera dei pupi, la cui maestria era tanto apprezzata da fare arrivare la sua fama ai nostri giorni, al punto da usare il suo nome come una soprta di esclamazione o rafforzativo.

Se, troppo semplice! Parafrasando la frase di un noto film di due noti attori siciliani, “tutto apposto a m*****a!!”. Ma a Don Nunzio, con rispetto parlando, da dove derivava l’appellativo di Coppolone? La cosa più ovvia e logica, è che il soprannome derivi dall’abitudine, piuttosto diffusa all’epoca, che l’artista usasse accompagnarsi sempre con la sua immancabile coppola, sempre ben piazzata a protezione del capo.

D’altronde, un vi siddiate, coppola... coppolone.... tutto rende e si collega. Magari Don Nunzio indossava un modello di larga stazza oppure era la testa del pittore ad essere nicaredda, e quindi coppolone.

Ma non è l’unica teoria sull’ origine dell’inciuria, perchè in Sicilia, si sa, non si perde occasione di maliziare e fare doppi sensi.

Come sicuramente quelli di voi, chi scagghiuna belli affilati, avranno capito, pare che Don Nunzio avesse fama di essere piuttosto "generoso" e "disponibile" con le fimminiedde e non riuscisse proprio a resistere al fascino esercitato dal gentil sesso, al punto di farsi notoria fama di Don Giovanni, trovando maggiore sollazzo nell’esplorazione delle sottane rispetto all’uso dei pennelli. In fin dei conti c’era poco da dubitare sulle qualità, amatorie di Don Nunzio.

Poichè, ai tempi le voci correvano veloci come assicutafimmine, (tanto per restare in tema), la "bella società palermitana" aveva certezza della "grandezza", in tutti i sensi, del pittore.

In particolar modo pare che madre natura fosse stata particolarmente generosa con l’artista dotando lo stesso di attrezzatura imponente e di generosa dimensione con cui appagare le sue lussuriose e numerose amanti.

Lassamu perdere coppole e altri copricapi, qua il soprannome aveva riferimenti di ben altra natura e non accuminciate a fare i vastasacieddi, a facci di Don Nunzio Cuppolone!
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