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Gigetto12, TikToker fisichetto con la "tavola o' piettu": metti una sera (per caso) a Trabia

L'incontro con un idolo dei social, per i suoi video che spopolano tra la gente, ragazzini in testa. il racconto indimenticabile di una sera, per caso, in Sicilia

Gianluca Tantillo
Appassionato di etnografia e storia
  • 21 luglio 2022

Il TikToker Gigetto12 (foto da Instagram)

Tequila, il mio cane, fa la cacca tra le 22 e le 22.30. Dunque, armati come ogni sera di guinzaglio e auricolari, scendiamo per la consueta passeggiata notturna nella speranza di conciliare il sonno in queste umide e appiccicose sere di luglio.

Le aspettative non sono altissime, ma per fortuna la radio passa Cocciante e la piazza del paese ci regala sempre la compagnia di un qualche gatto che si concede una cena tardiva tra i sacchi della monnezza e delle bottiglie di birra vuote che riflettono la luce come i lampioni degli Champs Elysees.

D’improvviso una eco attira la mia attenzione: una folla innumerevole si muove convulsamente a destra e sinistra facendo quasi traballare i sanpietrini.

Come è normale che sia, penso si tratti di una rissa per questioni di femmine dove un qualche Orlando furioso ferito nell’onore pretende soddisfazione dal rivale in amore.

Già, penso questo… non potevo certo immaginare che davanti ai miei occhi si stesse appena materializzando il mio personale sogno di una notte di mezza estate che nella fattispecie risponde al nome di Gigetto12.
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Appena tolti gli auricolari parte la magia. Ogni cosa è bellissima, i colori più accesi, l’aria s’è impregnata di speranza e tutti gridano "Gigetto Gigetto" come il popolo di Macedonia inneggiava ad Alessandro il Grande.

Mi avvicino pervaso da passione ad un ragazzino con lo smartphone in mano puntato sul conquistatore e chiedo chi kaiz è Gigetto. "Un TikToker famoso", mi risponde.

Con un principio d’innamoramento (confermato pure da Cocciante che mi canta all’orecchio "Mi sto innamorando") mi defilo - anche perché Tequila necessita di andare alla toilette- con uno strano senso di felice disagio, uguale uguale a quello che si provava alle scuole elementari quando scattava il primo colpo di fulmine ma non si aveva il coraggio di presentarsi.

Con le mani tremanti tiro anche io fuori lo smartphone e cerco subito Gigetto su TikTok per saperne di più. È lui! Non resta che premere play e sentire le parole del maestro.

"Oh Fulippo, sangu mio, tanti auguri da Gigetto, fisichetto, ‘ra tavola o' piettu: troppo tardi per tornare indietro, l’innamoramento si è già trasformato in dipendenza patologica… e pure Tequila sembra avere una strana simpatia per Gigetto. Torno indietro, il popolo di pargoli lo acclama e io ormai sono uno di loro.

L’onda è forte e con fare messianico Gigetto non delude nessuno e nessuno lascia indietro. Come il mago Silvan tirava fuori il coniglio dal cilindro, lui tira fuori dagli addominali una bottiglia di spumantino brut di quelli abbinati al panettone del Natale passato e lo stappa concedendo a tutti i presenti di partecipare ad un suo TikTok, che viene prontamente caricato sul profilo personale.

“Gigetto Gigetto!”, è una vera e propria marcia su Trabia e la folla è in visibilio. I ragazzini, mentre il maestro firma autografi con il pennarello della pizzeria sui palmi delle mani, gridano talmente forte il suo nome che Gigetto arriva in cielo.

Anche lui intanto è sopraffatto da quell’onda, e invaso da uno stato di beatitudine entra in una sorta di trance mistica o sindrome da imperatore che lo spinge a ripetere la performance, questa volta in live.

Il Peter Pan della periferia palermitana accontenta i suoi bimbi sperduti e con un colpo di reni che mi ricorda non poco il miglior Hulk Hogan degli anni 90’ resta a petto nudo, sotto gli occhi di qualche mamma abbagliata dalla bronzea magnificenza del maestro.

Agile come un gatto si batte le mani nel torace e inscena il suo cavallo di battaglia. "Boom! Gigetto, Cinquant’anni, fisichetto, tavola au petto!".

I livelli di Woodstock sono stati ampiamente superati, la folla ricomincia ad esultare e lui riprende a concedere autografi e TikTok.

Proprio sul più bello mi risale il disagio: capisco che a Trabia si sta facendo la storia e non voglio (non posso!) restarne fuori.

Mi gonfio di coraggio, entro sgomitando in quel mare di adepti e con non poca fatica riesco finalmente a raggiungerlo. Il maestro si è appena rimesso la maglietta, un’aura semidivina lo circonda, il sangue dei discenti di re Salomone pompa ancora nelle vene della fronte tatuata.

C’è il caos ma riesco ad afferrarlo a chiedergli chi kaiz è e soprattutto che kaiz ci fa a Trabia di lunedì sera. Forse non mi capisce, forse è così profetico che le sue parole si muovono tra le righe, mi risponde "grazie grazie" e mi regala uno splendido scatto che resterà forgiato a fuoco nella mia memoria.

Non ho salito nemmeno tutte le scale di casa che già ho il magone. Cocciante adesso canta "Celeste nostalgia" e forse ha ragione lui "…la vita non è mai una sera, il tempo di una follia che breve fugge via".
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