Il centro che salva i bimbi in Sicilia rischia lo stop: la lotta delle mamme, c'è uno spiraglio
Incerto il futuro della Cardiochirurgia pediatrica di Taormina. Proteste e petizioni delle famiglie. Schifani: "Al lavoro per tenerla aperta". Speranze dal ministro

L’ospedale San Vincenzo di Taormina
Il miracolo è avvenuto nello stesso centro di eccellenza, gestito dall’equipe del Bambino Gesù di Roma, che pochi mesi prima aveva regalato una nuova vita ad una neonata del Burundi che rischiava di morire per una patologia congenita al cuore.
Con l'aiuto di un'associazione il padre era riuscito a portare in Sicilia la sua piccola di appena 7 mesi, vincendo la sua battaglia dopo un'operazione di 6 ore.
Quelli citati sono due tra gli ultimi interventi salvavita di un reparto ospedaliero che tra poche settimane potrebbe definitivamente chiudere. Difficile restare indifferenti quando qualcosa che funziona potrebbe svanire nel nulla. Soprattutto in Sicilia, soprattutto nella sanità.
Il rischio chiusura è una spada di Damocle che torna con la sua ciclica crudeltà: la Cardiochirurgia pediatrica sta in piedi grazie ad una convenzione più volte scaduta e poi rinnovata. L'ultima data che incombe sul suo futuro è il 31 luglio 2025.
Che succederà stavolta? Una nuova proroga o la chiusura? Contro la seconda ipotesi è in corso una campagna su più fronti. Da una parte ci sono i genitori dei piccoli pazienti, dall'altra c'è anche la Regione che chiede una deroga.
Le famiglie non mollano. La loro ultima azione è la petizione online, intitolata “Vorrei evitare la chiusura del reparto di Cardiochirurgia Pediatrica di Taormina” che ha superato le 76mila firme. Una protesta che fa il paio con il presidio permanente davanti all’Ospedale San Vincenzo.
Il comitato dei genitori ha lanciato un altro disperato appello: «La nostra priorità resta il mantenimento del centro di eccellenza internazionale esattamente dove si trova attualmente».
Ma il futuro è in bilico. «Nell'eventualità, che riteniamo remota, in cui ciò non fosse possibile - aggiunge il comitato - sottolineamo che qualsiasi decisione sul futuro del centro, e quindi sulla salute di migliaia di bambini, dovrà necessariamente seguire le indicazioni dei medici».
Tra le proposte c'è anche quella di alcuni sindacati che chiede il trasferimento della Cardiochirurgia pediatrica al Papardo di Messina o a Catania. Ma il comitato dei genitori boccia questa soluzione ritenendo che possano venire meno gli «standard qualitativi».
La politica che fa? La Regione sta lavorando in parallelo. «L'ho sempre detto: abbiamo una norma nazionale del Decreto Balduzzi - ha commentato il presidente Renato Schifani - che fissa 15 unità cardiochirurgiche per 5 milioni di abitanti e noi abbiamo 5 milioni abitanti».
Secondo Schifani ci sarebbe la possibilità di disporre «di 24-25 posti letto. Stiamo lavorando in silenzio per trovare una soluzione. L'ho garantito ai genitori e agli abitanti e agli ex genitori dei pazienti quando li ho incontrati. Il tema è complesso però devo dare atto della grande sensibilità del ministro Schillaci».
Uno dei muri da superare è il “Decreto Balduzzi” del 2012 citato dal governatore, che rende complessa la coesistenza della Cardiochirurgia di Taormina con la nuova struttura a Palermo.
L'obiettivo è dunque una deroga, come in Veneto dove coesistono due centri di cardiochirurgia pediatrica per una popolazione simile a quella della Sicilia. Ma l'Isola deve fare i conti anche col Piano di rientro.
«Ho dato mandato all'assessore di rientrare da questo piano dove siamo anacronisticamente dentro assieme ad altre regioni», aggiunge Schifani.
Il suo sogno è «fare in modo che entro la legislatura la Sicilia esca da questa forma di commissariamento. Confidiamo che con un confronto serio anche col Mef si possa trovare una soluzione. Il nostro obiettivo è quello di salvare il reparto, certo. In caso contrario avremmo fallito la missione».
Nell'incertezza generale una speranza arriva dalle parole del ministro della Salute Orazio Schillaci, nei giorni scorsi in Sicilia. «A noi, come alla Regione Siciliana, sta a cuore il reparto di Cardiochirurgia pediatrica, ci stanno a cuore i piccoli bimbi affetti da queste patologie, le loro famiglie, i loro genitori».
La prossima tappa? «Credo che a breve ci vedremo a Roma con i tecnici della Regione, con i tecnici del ministero per trovare la migliore soluzione sempre e solo nell'interesse dei pazienti», dice il ministro.
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