AMBIENTE
Il "fiore dei 5 petali" che cresce in Sicilia: un vero elisir di felicità (anche) da mangiare
Stordisce per l’intensità del suo profumo e incanta da sempre per la bellezza candida dei suoi fiori che esplodono letteralmente ovunque in piena estate
Gelsomino
Insieme alla zagara si possono annoverare come i fiori dell’amore per antonomasia: il primo legato all’amore sentimentale bianco, puro, virginale che si identifica negli sposalizi, il secondo quello trascinante e potente della sensualità e della passione.
Il suo aroma dolciastro è quello che rende alcune delle ricette della nostra tradizione gastronomica un vero elisir di felicità, immancabile ingrediente senza il quale non è possibile nemmeno pensare realizzare queste preparazioni.
Questo è il preambolo del nostro breve viaggio nella storia del fiore che si intreccia con quella della Sicilia così come tutte le cose che derivano da luoghi lontani, arrivati in tempi antichissimi, portati da popoli che sono rimasti o hanno lasciato tracce profonde di usanze, costume e cultura.
Sembra che il primo a metterlo a coltura e usarlo come elemento decorativo in Italia fu addirittura Cosimo I de' Medici, il quale ne vietava la coltivazione e diffusione, geloso della sua bellezza, senza fare i conti con l’amore di suo giardiniere che lo utilizzò come pegno d’amore per la sua fidanzata, alla quale regalò appunto una piantina che germogliò fuori dai giardini della signoria, diffondendosi altrove.
Per noi siculi è un’altra la storia, secondo cui furono gli arabi – ancora loro – a diffonderne la coltivazione e gli usi, dai giardini dei palazzi alle Xirbe, agli usi di oli essenziali e nella gastronomia.
È l’icona della favola da mille e una notte che narra della giovane Jasmine araba dalla pelle chiara il cui volto era sempre schermato per proteggersi dal sole, lo stesso che la trasformò in una pianta bellissima dai fiori candidi e profumati quando divenne sposa infelice nell’harem di un ricco abbagliato dalla sua bellezza.
Trasformandola in un gelsomino, il dio Sole esaudì il suo desiderio di libertà e per questo motivo, si dice, che il gelsomino nasca liberamente nei luoghi più luminosi del mondo... se non lo è la Sicilia quale altro.
Il fiore dei cinque petali, ovvero, il numero della Madre per gli antichi popoli da Afrodite per i Greci a Ishtar per i Babilonesi, in Egitto usati in alcuni casi spersi sulle mummie, in Asia minore portato come amuleto per proteggersi dagli spiriti cattivi.
Dal cuore alla bocca il passo è breve. Così il gelsomino si trasforma in dolci nati per affrontare l’estate quando le temperature elevate facevano ricorrere alla camere dello scirocco ma anche a preparazioni fresche e leggere per rinfrescare il corpo e rigenerare lo spirito provato dal caldo.
Ovviamente parliamo del primo in assoluto: il Gelo di gelsomino, una ricetta tradizionale che fa parte dei dolci al cucchiaio tipico della pasticceria estiva, la cui ricetta prevede l’uso dei fiori, che danno un forte profumo al composto, ma di consistenza molto delicata.
Il gelo si ottiene unendo i fiori di gelsomino raccolti aperti e puliti semplicemente con un panno umido, lasciarli in infusione nell’acqua per una nottata intera, successivamente l’acqua filtrata la si fa addensare con l’amido di mais, messo sul fuoco in un pentolino fino a quando il composto non inizia a gelificare e lo si versa negli stampi per raffreddare e gustare non appena pronto.
Filtrando l’acqua dell’infuso di gelsomino è possibile anche fare la granita con lo stesso procedimento di quella alla frutta, solo che il liquido da fare ghiacciare è il succo fiorito.
Per ultimo e non ultimo, ovviamente, il Gelo di anguria – detto di Mellone - è il must dell’estate palermitana da sempre, e nel periodo di Santa Rosalia, il dolce della santa addirittura, perché secondo alcuni richiama il colore rosso del sangue della santa e il suo profumo era il gelsomino.
Le origini sono attribuite agli arabi ma anche alla popolazione arbëreshë proveniente dalle terre dell’odierna Albania e insediatesi appena dietro il territorio palermitano.
Ma che sia l’una o l’altra versione quella vera, il gelo di melone è un dolce simbolo di festa, di casa, di famiglia, di amore e devozione che a Palermo sono i cardini storici del sentimento del popolo della città, un dolce che è la sua incarnazione.
La base è il succo ottenuto dalla spremitura dell’anguria con aggiunta di zucchero, dell’amido e di qualche goccia di acqua di gelsomino, addensato e versato negli stampi dove gocce di cioccolato simulano i semi dell’anguria. Prima di servirlo nella tradizione veniva posto un fiore di gelsomino che nel rosso accesso del gelo, spicca prezioso con il suo bianco candore.
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