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Il leggendario sepolcro di Galeno: in Sicilia le spoglie del più grande medico dell'antica Roma

Leggenda, storia e verità si mescolano in un'affascinante suggestione che, se veramente reale, rappresenterebbe certamente un grande prestigio territoriale

Marco Giammona
Docente, ricercatore e saggista
  • 24 aprile 2022

Ippocrate e Galeno nell'affresco della cripta della cattedrale di Santa Maria Annunziata di Anagni

Leggenda, storia e verità si mescolano in un'affascinante suggestione che, se veramente reale, rappresenterebbe un grande prestigio territoriale. Perché il soggetto di cui parliamo, non è un semplice cittadino del passato, bensì il padre della medicina "moderna", il Clarissimus Galenus.

Galeno nacque nel 129 d. c. a Pergamo da una famiglia di architetti di spiccata vocazione scientifica. I suoi interessi, prima di concentrarsi sulla medicina, furono eclettici svariando dal sapere verso l'agricoltura, architettura, astronomia fino all'astrologia e alla filosofia.

All'età di 16 anni avviò gli studi di medicina, che intraprese senza peraltro trascurare gli studi filosofici, divenendo per quattro anni, therapeutes (cioè "addetto" o "socio") del dio Asclepio nel tempio locale. Studiò medicina per dodici anni presso le più importanti scuole del tempo di Alessandria e Smirne conseguendo la laurea.
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Quando tornò a Pergamo, nel 157 d.c., lavorò come medico alla scuola dei gladiatori per tre anni, durante i quali fece esperienza sui traumi e sul trattamento delle ferite, che lui, più tardi, descriverà come "le finestre nel corpo", acquistando una vasta conoscenza nel campo della chirurgia. Dal 162 visse a Roma, dove giunse all'età di 33 anni portandovi i nuovi elementi della scienza medica di Ippocrate, ma sopratutto il medico greco in questo scrisse e operò estesamente, dimostrando così pubblicamente la sua conoscenza dell'anatomia. Uno dei suoi pazienti era il console Flavio Boezio, che lo introdusse in tribunale, dove divenne medico di corte dell'imperatore Marco Aurelio fino alla sua morte.

Galeno trascorse tutto il resto della sua vita nella corte imperiale, scrivendo e conducendo esperimenti, molte delle sue opere e manoscritti furono però distrutti nel 191 dal fuoco divampato nella biblioteca del Tempio della Pace, a cui egli aveva donato i suoi scritti. Nel panorama intellettuale del II secolo d.C., Galeno rappresenta un caso eccezionale: per la sua collocazione a cavallo di scienza medica e filosofia, per la varietà dei suoi interessi e per la sua sterminata produzione letteraria.

Egli seguì in parte gli insegnamenti del grande scienziato Ippocrate, fondatore della medicina-filosofia antica ma, è il primo medico “moderno” perché lascia da parte le spiegazioni filosofiche dei malanni e ne spiega scientificamente la causa avendo una profonda conoscenza della tradizione medica, dell'anatomo-fisiologia, della prognosi e dei metodi dimostrativi.

Se tutto o quasi si sa in merito alla sua vita, un'alone di mistero e leggenda riguarda la sua morte che è fissata convenzionalmente intorno all'anno 200, basandosi su un riferimento del X secolo, il Lessico di Suda. Secondo il Tarikh al Hukam di Al-Qifti, scritto nel 1249, la morte di Galeno è fissata al 216 in Sicilia. "Ed è proprio sull'Isola che lo storico siciliano Michele Amari nel 1887, identifica il supposto sepolcro di Galeno alla Cannita (Misilmeri-PA) dopo la divulgazione della notizia, riportata da testi di scrittori arabi, della tomba di Aristotele sospesa tra cielo e terra a Palermo.

Lo stesso viaggiatore arabo Ibn Jubayr nell’opera intitolata Rihla ricorda che Galeno è sepolto nei pressi di Misilmeri, avendo egli stesso trascorso la notte del 16 Dicembre 1184 presso il Qasr Sa'd (Castello di Bassano), e che Ibn Hawqal Al Harawi, altro viaggiatore arabo, dopo averla anch'egli vista nel 1188 la include nei luoghi da visitare in pellegrinaggio.

Tale luogo gli viene additato come il supposto sepolcro di Galeno alla Cannita a Qasr Sa’d presso cui era un cimitero di venerabili musulmani." Ibn Sabbat, morto nel 1285 riporta la notizia: “Nell’isola di Sicilia è nota la tomba (qabr) di Galeno (Galinus)….., sta a sinistra di chi va da Quasr’ Al Amir ( Castello dell'Emiro - Misilmeri) verso la capitale (Palermo)”. La storia-leggenda relativa alla tomba di Galeno che circola nel paese di Misilmeri in provincia di Palermo è la seguente:"Giunto all’età di settant’anni mentre era alla corte imperiale di Roma, Galeno ebbe un misterioso sogno premonitore: “ritornare in patria” nella sua Pergamo. Sognò di volare in groppa ad una grande aquila in direzione Sud-Est, verso l’Asia Minore.

Ma ad un certo punto il volatile si volle riposare un poco, e con repentino e brusco colpo d’ali, invertì la rotta, facendo perdere l’equilibrio al cavaliere. La caduta inevitabile, si concluse fra le braccia di una misteriosa divinità, che depose il medico sopra una grande perla che galleggiava nel mare Mediterraneo, l’isola di Sicilia. Galeno non credeva ai sogni, ma volle lo stesso intraprendere la via che lo portava nella sua patria, su una nave. Durante il viaggio Galeno fu colto da una grave malattia, con un’altissima febbre, proprio mentre la nave stava per doppiare l’odierno Capo Gallo in Sicilia.

ll Capitano della nave, per portare aiuto all’illustre infermo, decise di cambiare rotta e approdare nel porto di Panormus, per sbarcare il febbricitante Galeno e affidarlo alle cure dei medici del luogo. Appena in città si seppe la presenza di un personaggio così illustre, furono molte le locali famiglie dei patrizi palermitani che si contesero l’onore della ospitalità. Galeno ed il seguito accettarono quella del Signore Francesco di Maredolce, che aveva il suo Castello nella periferia della città. Una mattina di quel Giugno il grande medico fu trovato morto dai suoi assistenti e dalla servitù del signore di Maredolce.

Il signore di Maredolce decise si farlo tumulare in una sepoltura gentilizia sul colle di Bassano, proprio dove oggi sorge l'area cimiteriale della Cannita nei pressi di Misilmeri. Solenni funerali accompagnarono nella tomba Galeno. Il carro funebre – sostengono alcuni cronisti del tempo – dopo un percorso di alcune miglia venne lasciato proseguire verso l’interno, in direzione del Castello che sorgeva sul colle Bassano, dove il Principe di Maredolce aveva fatto erigere una artistica sepoltura gentilizia. È probabile che questo luogo, ancora avvolto nel mistero, sia stato venerato per molto tempo.

Anticamente, la popolazione locale, nei primi di settembre, si recava in zona, vicino la fonte dell'indemoniata (la cuba araba) a rendere omaggio presso un cumulo di pietre che si pensa fosse proprio quello che era rimasto della tomba di Galeno distrutta dai saraceni. Attualmente l'area presa in esame combacia con la descizione fatta da Ibn Jubayr, localazzabile nell'ex via consolare romana Valeria Pompeia, per chi da Misilmeri andava verso Palermo tra il colle di Bassano e la parte più a valle denominata "zotta o spartenza dei Morti" (area cimiteriale). Il castello di Bassano invece non esiste più perché nei decenni l’area è stata stravolta da una cava di pietra e in parte dal passaggio della scorrimento veloce Palermo-Agrigento denominata SS 121.

Il Comune di Misilmeri ha reso omaggio al medico greco intitolandogli una via nella frazione di Portella di Mare, e facendo realizzare per la nuova aula consiliare nel 1985 dal Prof. Perret un busto bronzeo con le sue presunte sembianze, simbolo di eterna sapienza e saggezza.
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