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Il piatto "magico" che salvò la vita di un Re: i "masculini" di Catania, tra sapore e leggenda

Non esiste catanese che almeno una volta nella vita non ne abbia assaporato l’irresistibile gusto; il luogo migliore dove trovarle è la nota “Piscaria” di Catania

Livio Grasso
Archeologo
  • 14 aprile 2022

Pasta con i "masculini" a Catania (foto di Samuele Vinci)

Come molti sapranno già, il pesce è uno degli alimenti più amati e consumati da parte dei catanesi. Ormai da tempo, è diventato quasi un tratto distintivo della tradizione culinaria locale; prova ne sia, la gran quantità di ricette che si sono sviluppate e consolidate radicalmente nel territorio etneo.

Tanto per fare un esempio calzante di quanto appena detto, una delle delizie più gettonate ed apprezzate sono i cosiddetti “masculini”, conosciuti anche come alici. Non esiste, infatti, catanese che almeno una volta nella vita non ne abbia assaporato l’irresistibile gusto; il luogo migliore dove trovarle è proprio la nota “ Piscaria” di Catania.

Qui ci sono una miriade di banchi strapieni di pesce freschissimo; in ogni angolo della pescheria, per di più, ci sono pescivendoli che, oltre ad occuparsi della vendita del pescato, si dilettano ad intrattenere la gente con dei simpatici aneddoti legati alla pesca, alla cucina e agli antichi detti popolari.
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Che ci crediate o meno, anche i “masculini" vantano una storia davvero interessante ; sul loro conto, infatti, esiste un’antica leggenda che ha per protagonisti i celebri re Artù e Morgana. Secondo antiche testimonianze, Artù soggiornò per un po' di tempo tra i boschi dell’Etna; a quanto pare, sembra che abbia dimorato con la sorellastra Morgana in un antro incantato.

A tal proposito, si dice che quest’ultima girovagava per le selve con la speranza di trovare delle erbe curative in grado di salvare il fratello malato. Infatti, costui era rimasto gravemente ferito a seguito della battaglia combattuta contro Mordred. Perciò, Morgana, preoccupata per la sua salute, non smise mai di andare in cerca di qualche rimedio naturale che lo potesse rimettere in forze.

Fu così che, per pura casualità, un giorno si imbatté in un contadino al quale raccontò del fratello morente e dei vani tentativi compiuti per guarirlo. Coinvolto dal suo turbamento, stette lì ad ascoltarla per tutto il tempo.

Vedendola afflitta, le disse pure che l’indomani sarebbe tornato da lei con una “medicina” dotata di ingredienti speciali. Così, mantenendo la parola data, il giorno seguente si presentò al suo cospetto con un canestrello di mascolini che conteneva anche una discreta quantità di “Finocchiu rizzu” e un pezzo di pane raffermo.

La tradizione riporta alcune parole che il campagnolo avrebbe pronunciato prima di fargliene dono: “Sono i frutti della nostra terra, del nostro mare e delle mani delle nostre donne; per secoli e secoli sono stati il cibo della nostra gente, che è forte, sana e rinasce ogni giorno sfidando le tempeste del mare e le durezze della terra”.

Piena di gratitudine, promise lui che avrebbe onorato quanto le era stato generosamente dispensato; dopodiché prese il cesto e andò a preparare l’intruglio per Artù, che al mattino successivo si svegliò forte come un leone.

Ecco perché, spesso, si sente parlare in giro dei bucatini di Morgana; ma in realtà c’è di più: difatti, è opinione comune credere che tale “leccornia” sia una specialità che le donne preparavano mescolando con maestria cibi di terra e mare.

Non casualmente, il piatto comprende gli stessi ingredienti che vengono riportati nell’episodio leggendario. Ad ogni modo, per renderlo gustoso e saporito, bisogna seguire dei passaggi ben precisi: prima di tutto è necessario sminuzzare la cipolla, facendola soffriggere insieme alle alici in una padella con dentro una discreta quantità di olio extra vergine d’ oliva.

A seguire, si aggiunge lo zafferano nella stessa pentola d’ acqua in cui si è precedentemente bollito il finocchio e fatta ammorbidire l’uvetta. In ultimo si prosegue inserendo i bucatini che, a metà cottura, devono essere scesi e rosolati insieme al sugo fino a che si cuociano del tutto.
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