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Il pozzo di Gammazita a Catania: la leggenda d'amore, suicidi e rivolte popolari

Il pozzo è visitabile a Catania, si trova a pochi passi dal mercato della Pescheria: tra angioini, Vespri siciliani e una bellissima donna, ecco la sua antichissima storia

  • 31 maggio 2018

Il pozzo di Gammazita a Catania

Siamo nel Tredicesimo secolo, un'epoca di grandi novità, che vedrà l'invenzione degli occhiali e della bussola, metaforicamente esempi di una umanità che comincia a orientarsi nel mondo, e la formazione del movimento poetico dello Stilnovo, il quale per tradizione letteraria ha nella bellissima canzone di Guido Guinizzelli, intitolata "Al cor gentil rempaira sempre amore", il suo esordio.

In quegli anni la Sicilia è in mano agli angioini. A governarla è Carlo I, figlio di Luigi VIII il Leone e Bianca di Castiglia, che sconfiggendo il sovrano svevo Manfredi di Hohenstaufen, ucciso a Benevento dalle truppe guelfe, nel 1266 riceve dal Pontefice, presso la Basilica di San Giovanni in Laterano, a Roma, la corona di re della Sicilia.

Carlo I d'Angiò adotta in quegli anni una politica dispotica e oppressiva nei confronti dei siciliani. E la fine del suo regno, seppure causata in realtà da ragioni soprattutto fiscali, è tuttavia legata a una curiosa leggenda, che ha una bellissima fanciulla per protagonista: la catanese Gammazita.
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Secondo le fonti storiche, il Lunedì dell'Angelo del 30 marzo del 1282, all'ora del vespro, sul sagrato della chiesa di Santo Spirito, a Palermo, un soldato francese di nome Drouet perquisì una donna.

Ella, costretta a sollevare le sue vesti affinché il soldato potesse cercare armi nascoste, svenne. Il consorte, colmo di rabbia, colpì il soldato con la propria spada, e, uccidendolo, diede avvio alla rivolta dei "Vespri siciliani", l'insurrezione popolare che cacciò definitivamente gli angioini dalla Sicilia.

Nella prima metà dell'Ottocento, durante il diffuso spirito patriottico presente nella Penisola, la vicenda storica dei Vespri siciliani fu illustrata, in tre versioni a olio su tela, dal pittore Francesco Hayez; qualche anno dopo fu musicata da Giuseppe Verdi, nell'opera lirica omonima divisa in cinque atti.

La leggenda catanese, di poco differente da quanto sostenuto dalle fonti storiche, narra sempre di un soldato di nome Drouet, il quale, invaghito della bellissima fanciulla Gammazita, l'avrebbe aggredita nel giorno del suo matrimonio, mentre ella stava per prendere dell'acqua.

La fanciulla, intuendo di avere scarse possibilità di fuggire, per non cadere nelle mani del soldato decise di suicidarsi gettandosi nel pozzo che a tutt'oggi porta il suo nome, la cui etimologia è oscura, anche se interpretata da innumerevoli ipotesi.

Il pozzo di Gammazita, che è visitabile a Catania nel quartiere ebraico della Judeca Suttana, a pochi passi dal meraviglioso mercato della Pescheria e dal Castello Ursino, commissionato da Federico II di Svevia, è ancora macchiato di sangue alle pareti.

Ma questo particolare è riservato soltanto a chi desidera credere nelle leggende.
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