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Il prete pop di Palermo: tra social, divorziati e "aperimessa" padre Fabrizio Fiorentino

Il giovane parroco è uno dei preti più amati (e chiacchierati) di Palermo: usa i social per le sue iniziative, ha posizioni progressiste e un’idea di chiesa contemporanea

  • 23 ottobre 2019

Fabrizio Fiorentino

Usa i social per comunicare le sue iniziative, ha posizioni progressiste e un’idea di chiesa contemporanea e aperta ai cambiamenti della società: Fabrizio è il giovane parroco della chiesa dell'Addaura, uno dei preti più amati e chiacchierati di Palermo

Qualche estate fa si inventò l’Aperimessa, diventando in poco tempo uno dei preti più amati e popolari della città. Ma anche uno dei più chiacchierati, nonostante l’evento non fosse niente di sconvolgente per la verità. Una messa normalissima, seguita da un momento di convivialità, fatto di musica e stuzzichini, con un nome seducente e di sicuro effetto.

E, come previsto, ne parlarono tutti. Una trovata geniale che gli permise di raggiungere il suo obiettivo: attirare in chiesa un numero elevatissimo di persone, seguendo tra l’altro l’invito a costruire comunità creative e gioiose che Papa Francesco rivolge sempre ai sacerdoti.

Ma la popolarità di don Fabrizio Fiorentino, giovane parroco palermitano di Maria Santissima dell’Addaura, piccola chiesetta a un passo dal mare, è dovuta anche ad altro.
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Dal 2010, infatti, ammette ai sacramenti divorziati e risposati o conviventi, precorrendo i tempi e scontrandosi con giudizi e pregiudizi. Solo nel 2016 Papa Francesco avrebbe affrontato il tema nella sua esortazione apostolica "Amoris laetitia" e solo a partire da quel momento l’apertura ai divorziati sarebbe diventata pian piano un modus operandi sufficientemente condiviso, con tanto di documento stilato dai vescovi siciliani, per esempio, per indicare a tutti i parroci la via da seguire, invitandoli a considerare i mutamenti epocali della società e a valutare le diverse situazioni umane ed esistenziali.

Fino ad allora, invece, tutti i cosiddetti irregolari, ovvero quei cristiani fuori da un rapporto di coppia regolare, venivano estromessi, senza distinzioni, dalla vita ecclesiale. Per aver disatteso l’impegno preso con il matrimonio, la Chiesa negava ai divorziati l’assoluzione dopo la confessione e il sacramento della comunione ma anche la possibilità di essere padrini o madrine in occasione di battesimi o cresime. «Ancora oggi, soprattutto in certi contesti, le resistenze sono tante», dice don Fabrizio.

Eppure quando gli si chiede se si sente un rivoluzionario, lui risponde fermo di no, e che anzi si sente piuttosto tradizionalista. Semplicemente, da figlio di separati, non concepiva che la chiesa chiudesse a priori le porte a queste persone, senza ascoltare le loro storie, senza considerare uno per uno tutti i casi e avviare dei percorsi di inclusione.

Il suo di percorso per separati e divorziati si chiama "Pozzo di Sicar", come il luogo in cui Gesù incontrò la samaritana che di mariti ne aveva sei. Lo ha fondato nel 2008, rappresenta uno spazio di ascolto e accoglienza e ricomincia i suoi appuntamenti mercoledì 6 novembre alle 21, proprio nella piccola parrocchia dell’Addaura.

La comunicazione, naturalmente, passa soprattutto dai social, i mezzi di comunicazione prediletti per portare avanti la sua missione.

«Per ovvi motivi la comunicazione ecclesiale aveva dei limiti. Parlando delle iniziative in chiesa - spiega don Fabrizio - riuscivo a raggiungere quelli che in chiesa c’erano già o al massimo qualche amico o parente dei presenti, tramite il passaparola. Era necessaria una comunicazione extra-ecclesiale. E i social si sono rivelati fondamentali in questo, per avvicinare chi in chiesa non ci veniva più o non c’era mai venuto».
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