Il sindaco Lagalla fischiato al Festino, Micciché lo assolve: "I conti si fanno dopo"
L'ex presidente dell'Ars commenta la contestazione ricevuta dal primo cittadino sul carro ai Quattro Canti: "È il gioco della democrazia, fa parte della storia di Palermo"

Gianfranco Miccichè e Roberto Lagalla
Gianfranco Micciché lo definisce «il gioco della democrazia». E il riferimento è ai fischi che lunedì 14 luglio hanno fatto da contorno al "Viva Palermo e Santa Rosalia" pronunciato dal sindaco Roberto Lagalla.
«Chi ricopre un ruolo istituzionale e ci mette la faccia deve saper accettare tanto gli applausi quanto i fischi». Perché, aggiunge, «i fischi fanno parte della storia, da sempre. A Palermo li abbiamo sentiti in ogni epoca e in ogni contesto».
Se l'ex presidente dell’Ars e storico esponente di Forza Italia invita Lagalla, suo collega di movimento (Grande Sicilia) a "sopportare" la contestazione, dall'altro però lo difende e lo celebra: «Palermo è migliorata - dice Micciché -. Fino a qualche anno fa era quasi impensabile passeggiare nel nostro centro storico. Oggi è pieno di turisti e di vita».
Sì, ma la lunga serie di aggressioni nel centro storico, alcune delle quali proprio ai turisti, dove le mettiamo? «Certo, gli episodi di violenza accadono ancora - aggiunge l'ex presidente dell'Ars -, ma non viviamo più nella città spenta e impaurita di un tempo».
Eppure, l'arcivescovo Corrado Lorefice, al termine della processione religiosa in onore di Santa Rosalia, ha tracciato un quadro denso di preoccupazione e rabbia per le condizioni di Palermo. Una città «avvilita perché la politica predilige ancora l’interesse privato al servizio pubblico rivolto alle necessità della gente», ha detto Lorefice.
«Sì, la Santuzza sarà anche avvilita - commenta Miccichè -, ma di certo lo era di più quando c’erano decine di morti di mafia. Era più avvilita quando sui marciapiedi si doveva scavalcare l’immondizia, o quando da casa si sentivano solo i clacson che “regolavano” il traffico. Era più avvilita quando mancava perfino l’acqua. Oggi, tutto sommato, è meglio di ieri, e a questo hanno contribuito anche i sindaci che a Santa Rosalia venivano comunque fischiati».
Ma sulla gestione della città l'esponente di Forza Italia usa il bastone e la carota. «Non sto dicendo che è tutto perfetto, e che dobbiamo accontentarci, ma nemmeno possiamo pretendere miracoli - continua -. Lagalla sta lavorando. Magari non tutto è immediato o visibile a tutti, ma lasciamolo lavorare serenamente. Il bilancio vero lo faremo tra qualche anno».
Nel centrodestra però c'è chi i primi voti li sta già dando pubblicamente. Lo dimostra la nota congiunta con cui gli otto presidenti di circoscrizione, tutti della maggioranza ad eccezione di Marcello Longo (Pd) dell'ottava, bacchettano Lagalla: «I fischi non sono semplicemente una superficiale manifestazione di disapprovazione, ma il sintomo evidente di un malessere profondo e di una distanza tra il governo della città e i cittadini», hanno scritto.
E ancora: «In questo quadro, noi presidenti delle otto Circoscrizioni riteniamo che un elemento nodale di tale dissonanza sia il totale accantonamento del processo di decentramento amministrativo».
Lo stesso Micciché, del resto, non nasconde la convinzione che qualcosa in più nell'amministrazione della città sia necessario fare. «La città ha bisogno di cambiamenti continui. Potrebbero essere più veloci? Più ordinati? Certo».
Salvo poi precisare: «Ma ricordiamoci che noi palermitani siamo quelli che cacciarono Zamparini che ci aveva portato solo in Coppa Uefa, (con una squadra pazzesca piena di campioni del mondo) e non in Champions League. Questo siamo».
Lagalla, da parte sua, non si è sottratto a dare una risposta alle critiche: «I fischi ricevuti durante un momento della manifestazione vanno rispettati - ha scritto a freddo poche ore dopo la contestazione - perché frutto della libera e democratica espressione che questa Palermo custodisce con orgoglio».
E sempre a proposito dei fischi ha sottolineato: «Questi mi spingono verso un rinnovato confronto con la città, con l’obiettivo di dare nuove, serie e trasparenti risposte ai suoi cittadini, come quelle già date nei primi tre anni di sindacatura, frutto di un instancabile e quotidiano impegno».
«Chi ricopre un ruolo istituzionale e ci mette la faccia deve saper accettare tanto gli applausi quanto i fischi». Perché, aggiunge, «i fischi fanno parte della storia, da sempre. A Palermo li abbiamo sentiti in ogni epoca e in ogni contesto».
Se l'ex presidente dell’Ars e storico esponente di Forza Italia invita Lagalla, suo collega di movimento (Grande Sicilia) a "sopportare" la contestazione, dall'altro però lo difende e lo celebra: «Palermo è migliorata - dice Micciché -. Fino a qualche anno fa era quasi impensabile passeggiare nel nostro centro storico. Oggi è pieno di turisti e di vita».
Sì, ma la lunga serie di aggressioni nel centro storico, alcune delle quali proprio ai turisti, dove le mettiamo? «Certo, gli episodi di violenza accadono ancora - aggiunge l'ex presidente dell'Ars -, ma non viviamo più nella città spenta e impaurita di un tempo».
Eppure, l'arcivescovo Corrado Lorefice, al termine della processione religiosa in onore di Santa Rosalia, ha tracciato un quadro denso di preoccupazione e rabbia per le condizioni di Palermo. Una città «avvilita perché la politica predilige ancora l’interesse privato al servizio pubblico rivolto alle necessità della gente», ha detto Lorefice.
«Sì, la Santuzza sarà anche avvilita - commenta Miccichè -, ma di certo lo era di più quando c’erano decine di morti di mafia. Era più avvilita quando sui marciapiedi si doveva scavalcare l’immondizia, o quando da casa si sentivano solo i clacson che “regolavano” il traffico. Era più avvilita quando mancava perfino l’acqua. Oggi, tutto sommato, è meglio di ieri, e a questo hanno contribuito anche i sindaci che a Santa Rosalia venivano comunque fischiati».
Ma sulla gestione della città l'esponente di Forza Italia usa il bastone e la carota. «Non sto dicendo che è tutto perfetto, e che dobbiamo accontentarci, ma nemmeno possiamo pretendere miracoli - continua -. Lagalla sta lavorando. Magari non tutto è immediato o visibile a tutti, ma lasciamolo lavorare serenamente. Il bilancio vero lo faremo tra qualche anno».
Nel centrodestra però c'è chi i primi voti li sta già dando pubblicamente. Lo dimostra la nota congiunta con cui gli otto presidenti di circoscrizione, tutti della maggioranza ad eccezione di Marcello Longo (Pd) dell'ottava, bacchettano Lagalla: «I fischi non sono semplicemente una superficiale manifestazione di disapprovazione, ma il sintomo evidente di un malessere profondo e di una distanza tra il governo della città e i cittadini», hanno scritto.
E ancora: «In questo quadro, noi presidenti delle otto Circoscrizioni riteniamo che un elemento nodale di tale dissonanza sia il totale accantonamento del processo di decentramento amministrativo».
Lo stesso Micciché, del resto, non nasconde la convinzione che qualcosa in più nell'amministrazione della città sia necessario fare. «La città ha bisogno di cambiamenti continui. Potrebbero essere più veloci? Più ordinati? Certo».
Salvo poi precisare: «Ma ricordiamoci che noi palermitani siamo quelli che cacciarono Zamparini che ci aveva portato solo in Coppa Uefa, (con una squadra pazzesca piena di campioni del mondo) e non in Champions League. Questo siamo».
Lagalla, da parte sua, non si è sottratto a dare una risposta alle critiche: «I fischi ricevuti durante un momento della manifestazione vanno rispettati - ha scritto a freddo poche ore dopo la contestazione - perché frutto della libera e democratica espressione che questa Palermo custodisce con orgoglio».
E sempre a proposito dei fischi ha sottolineato: «Questi mi spingono verso un rinnovato confronto con la città, con l’obiettivo di dare nuove, serie e trasparenti risposte ai suoi cittadini, come quelle già date nei primi tre anni di sindacatura, frutto di un instancabile e quotidiano impegno».
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