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Il sito archeologico tra i più rilevanti in Sicilia: studiato da Tusa (e poi abbandonato)

La scoperta del sito avvenne nel 1985 e da quel momento, una serie di spedizioni archeologiche portarono alla luce delle testimonianze importanti

Salvatore Di Chiara
Ragioniere e appassionato di storia
  • 4 marzo 2023

Il sito archeologico di Roccazzo

L’affermazione dell’uomo in terra sicula ha radici profonde. Tracce indelebili di un passaggio che ha segnato notevolmente questa terra. Uno dei siti archeologici di maggiore interesse nonché decadenza della Sicilia occidentale è quello di Roccazzo. Rientra nel territorio mazarese.

Mazara del Vallo è una città conosciuta per molti aspetti e allo stesso tempo, meno per quelli archeologici. Eppure, su un pianoro alto circa 150 m, in una distesa di 20 ettari e un paesaggio (magaggiara) immerso tra palme nane e pareti calcaree, si apre uno scenario che ha gettato le basi (presenza) dell’uomo in Sicilia.

Ad est lambisce la valle del Mazaro fronteggiando l’altopiano della Meta e creando una gola tra i due rilievi (Grande Terrazzo) di cui è possibile osservare solamente la curvatura a forma di emiciclo perché l’erosione ha cancellato parte della sua originalità. Il luogo è facilmente raggiungibile da Berlingieri, lungo la strada delle cicogne (da Castelvetrano) e da Mazara percorrendo la statale verso la frazione di Costiera.
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La scoperta del sito avvenne nel lontano 1985 ad opera della Soprintendenza per i Beni Culturali di Trapani e da quel momento, una serie di spedizioni archeologiche (le prime tra il 1985-86) portarono alla luce delle testimonianze importanti.

Grazie ai successivi lavori diretti da Sebastiano Tusa nel 2008 si diede forma all'intero sito. E’ datato dal periodo paleolitico sino a quello del rame (eneolitico III millennio a.C.) e passaggi del periodo neolitico.

Tutto è stato reso possibile dopo il ritrovamento di alcune ceramiche e corredo funebre. Nella parte più occidentale si trova un complesso edificio greco.

Probabilmente rientra nella prima fase di colonizzazione del territorio di Selinunte. È presente una vasta necropoli con circa 60 tombe (numerate) a grotticella e pozzetto molte delle quali utilizzate per la singola sepoltura supina o rannicchiata.

Una caratteristica interessante e dai contorni strutturali dettagliati è invece evidenziata dalla tomba numero 40. È stato trovato un corredo costituito da: un dente di squalo, un grosso vaso dipinto, due ciotole decorate, una collana di conchiglie e altri oggetti.

La tomba descritta apparteneva sicuramente a un sacerdote del villaggio. Parte delle stesse tombe sono scavate su un sopralzo di roccia calcarea detta “Magaggiara”. È una zona ricca di vegetazione spontanea a giunco. Oltre alla necropoli, sono presenti anche quattro capanne rettangolari a forma di barca (7x16) orientate verso il mare e distanti tra esse di alcune centinaia di metri.

Probabilmente erano costruite in legno con una palizzata continua piantata saldamente in una trincea scavata nella roccia e dotate di siloi e conchette di contenimento o funzionali alle principali attività degli abitanti. Un segno tangibile del passaggio umano unito alle tracce di selce lavorata per produrre strumenti da lavoro e caccia. Infatti sono state rinvenute anche delle punte e lame a dorso.

La totale mancanza delle istituzioni e degli organi competenti ha reso questo luogo “quasi” introvabile. Mancano le indicazioni che possano rendere facili e accessibili le visite. Entrare nel mondo antico con passaggio all’interno di una proprietà privata è il segno di una mancata progettualità.

Per anni, ha rappresentato il cavallo di battaglia per molti politici durante le campagne elettorali poi rese vane successivamente.

Una parte dei siti archeologici rimangono abbandonati e in preda all’incuria totale. Roccazzo merita il giusto valore per la sua lunga storia e la formazione dell’uomo durante le ere rivoluzionarie che cambiarono totalmente il modo di vivere.
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