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Il sogno infranto di Gibellina, il mayday del sindaco: «Il tempo si porta via la speranza»

Il Comune di Gibellina chiede aiuto al ministro per i Beni e le attività culturali Dario Franceschini, affinché si possano restaurare le opere dell’artista Pietro Consagra

  • 16 gennaio 2020

L'opera "Meeting" di Pietro Consagra a Gibellina

Un sindaco visionario immaginò di poter fare rinascere un territorio devastato da un violento terremoto grazie all'arte contemporanea. Ludovico Corrao a Gibellina fece un esperimento gigantesco e provò a fare diventare la nuova città ricostruita un museo a cielo aperto.

Dopo cinquant'anni da quella vivace visione si prova a titare le fila di una riflessione molto più ampia che abbraccia l'economia, la vivibilità e un aspetto su cui forse nessuno aveva posto grande attenzione: le opere d'arte contemporanea hanno bisogno di essere restaurate perché costruite in ferro e con gli infissi in alluminio.

Così il Comune di Gibellina chiede aiuto al ministro per i Beni e le attività culturali Dario Franceschini, affinché si possano restaurare le opere dell’artista Pietro Consagra.

Nei giorni in cui ricorre l’anniversario per il terremoto del Belìce, che nel 1968 distrusse interi paesi, compresa Gibellina, il sindaco Salvatore Sutera e l’assessore alla cultura, Tanino Bonifacio, hanno inviato una lettera al ministro affinché si possano restaurare, in breve tempo, le numerose opere che Consagra, amico di Ludovico Corrao, realizzò nel nuovo centro di Gibellina.
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L’appello rivolto al ministro ha proprio come tema “Salviamo la bellezza di Gibellina” e, non a caso, è stato rivolto a Franceschini in occasione del centenario della nascita del maestro: Consagra nacque a Mazara del Vallo ed è stato sepolto, per sua volontà, al cimitero di Gibellina nel 2005.

«Gibellina ha questa caratteristica, è la città dell'arte contemporanea, un museo a cielo aperto, - dice il sindaco Salvatore Sutera - non esiste un territorio al pari di Gibellina per quantità di opere, che sono più di 60 in esterno e 1500 nei musei, per tre musei.

Chiaramente il nostro comune con 4mila abitanti, non riesce ad avere risorse per impegnarsi in un restauro di queste proporzioni, e stiamo facendo uno sforzo incredibile, ma da soli non riusciamo a farcela.

Non è un patrimonio solo nostro ma è di tutti, siamo convinti che con l'arte si mangia e per questo il problema Gibellina deve essere messo in agenda politica, per questo ho scritto a Franceschini. Gibellina è un museo a cielo aperto e si potrebbe incrementare il turismo».

«Gibellina è stata eletta a luogo altamente simbolico da Consagra e, proprio qui, il maestro volle realizzare il progetto di “Città frontale”», dice Bonifacio.

Le opere di Pietro Consagra non sono state mai oggetto di restauro, ma alcune di loro hanno subìto un degrado strutturale e ora sono a rischio, «ecco perché necessitano di un urgentissimo intervento di ripristino e di restauro conservativo». Nell’elenco ci sono il “Meeting”, massimo esempio in tutto il mondo di architettura della “Città frontale”, “La città di Tebe”, composta da sedici grandi sculture (scenografia per l’opera teatrale “Edipo Re”), le “Porte del cimitero monumentale”, il “Teatro”, progettato nel 1972 ma mai ultimato e, a tutt’oggi, cantiere aperto.

Proprio al “Meeting” sono evidenti le criticità strutturali: il ferro del cemento armato si è arrugginito e pezzi di calcinacci si sono staccati. È necessaria la manutenzione e sostituzione degli infissi in alluminio da dove si verificano infiltrazioni d’acqua. L’appello è anche rivolto per opere di altri artisti, come Paolo Schiavocampo (“Doppia spirale” del 1987) ed Ettore Colla (“Ellittica e Meridiana” del 1987).

«Il restauro delle opere del maestro Pietro Consagra comporta un importante investimento economico – spiega l’assessore Bonifacio – che il Comune non può sostenere». Al ministro Franceschini, sindaco e assessore hanno rappresentato il “caso Gibellina”.

«Perché la nostra città è una realtà identitaria di arte contemporanea unica al mondo – spiegano – apprezzata sul piano internazionale ma, purtroppo, dimenticata dalle istituzioni, perché mai inserita nell’agenda politica o in un programma di recupero, valorizzazione e conservazione del suo ricco patrimonio». L’appello al ministro è stato corredato anche da un corposo dossier fotografico, nel quale si evincono i particolari del degrado strutturale di alcune opere.
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