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In 20 minuti ha perso tutto: il grido di aiuto di Emanuele per salvare le campagne del Catanese

Tutto bruciato. I terreni si trovano in Contrada Sciddicuni a Paternò e Emanuele li ha trasformati, nel tempo, in un progetto di cooperativa basata sull'agricoltura sostenibile e sui gruppi di acquisto solidale

Balarm
La redazione
  • 26 luglio 2021

Emanuele Feltri

A volte non basta coltivare, e far crescere, un sogno perché questo possa diventare realtà, perché se si scontra con l’azione malvagia dell’uomo tutto diventa più complicato.

Per Emanuele Feltri, quarantenne siciliano, che ha studiato da perito agrario, il suo sogno affonda le radici nel 2011 quando deciso di comprare cinque ettari di terra nel territorio del Catanese.

I terreni si trovano in Contrada Sciddicuni a Paternò e Emanuele li ha trasformati, nel tempo, in un progetto di cooperativa basata sull'agricoltura sostenibile e sui gruppi di acquisto solidale.

Tutto nasce, come sempre, dalla passione e dell’attaccamento che l’imprenditore catanese, ha sempre avuto per queste zone e che ha condiviso con molti degli altri agricoltori, o proprietari, limitrofi.

È, infatti, diventato portavoce di numerose istanze dei contadini della Valle del Simeto, intraprendendo numerose battaglie contro la devastazione ambientale dell’area che, ripetutamente, è stata colpita da gesti intimidatori.
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Lo stesso Feltri, nel 2013, è stato vittima di questi gesti che comportarono la perdita di alcuni capi di bestiame uccisi con colpi di arma da fuoco.

Nonostante siano passati anni, le dinamiche intimidatorie non si sono fermate e proprio lo scorso 11 luglio un grosso incendio ha devastato i terreni di Emanuele e quelli limitrofi di altri agricoltori e pastori, come ha inoltre raccontato in una videointervista realizzata dal giornalista Francesco Fustaneo.

A stento si è riusciti a salvare la sua casa che stava andando a fuoco ma sono andati perduti 150 alberi di ulivo secolari. Poiché è stato riscontrato che l'incendio contava su diversi focolai ciò farebbe intendere che si sia tratto di un gesto volontario da parte di qualcuno.

«Questo ultimo evento - ci ha detto Emanuele Feltri - dalla portata devastante ha mostrato modalità diverse dai precedenti incendi, colpendo un’area vastissima, in una giornata molto ventosa. In pratica in 20 minuti molti di noi hanno perso tutto, per non parlare della perdita in termini naturalistici, di alberi secolari che, ovviamente, sarà difficile se non impossibile ripristinare.

Sia io che altri imprenditori agricoli, così come il Comune di Paternò, abbiamo formulato singole denunce alle Forze dell’Ordine ma, al momento, stiamo lavorando alla realizzazione di un esposto congiunto da presentare alla Procura.

Attualmente siamo circa 80 gli agricoltori uniti contro questa realtà, meno di anni fa perché nel tempo molto aziende agricole si sono perse e non hanno avuto la forza di rialzarsi.

Chiediamo in primis sicurezza ma anche l’intervento fattivo delle Istituzioni. Negli anni sono scomparse le vie interpoderali creando non poche difficoltà a tutti i mezzi che devono giungere in questi terreni, sia per le lavorazioni sia in caso di necessità, come quando ci sono eventi come quelli di luglio.

Avanzeremo la richiesta di un incontro con le Commissioni, Terza e Quarta, dell’Ars per definire insieme una strategia di salvaguardia di questi territori che rischiano la desertificazione, oltre alle nostre perdite. Mancano le strade interpoderali e soprattutto una fruizione delle acque irrigue. I Comuni da soli non possono agire il tal senso.

Manca una sinergia di contrasto a queste dinamiche che, da oltre un mese e mezzo, colpiscono la Sicilia devastando letteralmente le campagne. La stessa macchina antincendio tra Vigili del Fuoco e Forestale non ha funzionato, come avrebbe dovuto, lo scorso luglio.

Inoltre non ci sono bandi pubblici per la realizzazione di queste necessità, non vogliamo sostegni e ristori a pioggia, vogliamo leggi e opportunità concrete per svolgere le nostre professioni e salvaguardare il territorio, in fondo gli agricoltori sono i custodi della terra».
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