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In Sicilia con 15 lire al mese diventavi socio: cosa erano le biblioteche popolari circolanti

Erano rivolte a lettori di tutte le età e spaziavano nei diversi generi letterari. Vi raccontiamo la storia di una delle più note, quella di Misilmeri, nata nel 1874

Marco Giammona
Docente, ricercatore e saggista
  • 26 ottobre 2022

Un'antica biblioteca

La storia delle Biblioteche circolanti è strettamente connessa con la storia delle Biblioteche Popolari cioè quelle dedicate alla formazione culturale del popolo.

Il concetto di Biblioteca infatti storicamente era associato a luogo di studio e di consultazione rivolto a una classe sociale medio-alta o comunque a professionisti. A coloro insomma che professano un’arte o una industria o desiderano di trovare un nobile ed utile svagamento alle loro fatiche quotidiane.

Le Biblioteche popolari, al contrario, avevano lo scopo di diffondere la cultura nelle classi più modeste. Il loro sviluppo in Italia è parallelo alla storia dell’Italia Unita: nel 1861 infatti a Prato, per iniziativa di Antonio Bruni, nasce la prima biblioteca popolare che è già circolante.

Bisogna contestualizzare il concetto di biblioteca popolare e la sua natura circolante nell’ambito della situazione generale dell’istruzione nel nostro paese, nella nascita e sviluppo di un sistema scolastico nazionale, nella lotta all’analfabetismo, nel bisogno di fornire stimoli culturali a una popolazione a cui la legge sull’obbligo scolastico imponeva la frequenza scolastica per soli 2 anni (dai 6 agli 8 anni di età, cioè le classi elementari "inferiori").
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Risulta evidente che un cittadino che avesse voluto continuare a leggere, senza incorrere nel fenomeno assai diffuso dell’analfabetismo di ritorno, avesse necessità di portare con sé, nella propria abitazione, i libri.

Le biblioteche popolari erano rivolte a una vasta ed eterogenea gamma di lettori, di qualsiasi età e spaziavano nei diversi generi letterari, dai libri di lettura amena (romanzi, novelle, poesie, racconti, ecc.) di storia, di arte, d'igiene, di morale, di agraria, di economia domestica politica sociale, ecc.

Manualetti pratici e semplici, accessibili alla media cultura del professionista, dell'operaio, dell'artigiano, del pescatore, del contadino, dei ragazzi, della donna di casa, al fine di rispondere alle esigenze di tutte le tipologie di utenti possibili. Queste biblioteche popolari, che si avviavano per lo più per iniziativa di singole persone che poi si riunivano in consorzi di promozione alla lettura, spesso erano ubicate all’interno di edifici scolastici.

La scuola infatti nella realtà di molto comuni nella seconda metà dell’Ottocento rappresentava spesso l’unico presidio culturale e quindi luogo di riferimento. Intanto nei primi anni del Novecento, il fenomeno delle biblioteche popolari in Italia si va strutturando. Nel 1908 nasce La Federazione Italiana delle Biblioteche ed organo informativo diventa il Bollettino delle Biblioteche Popolari, pubblicato dal 1907 al 1921.

Alla federazione aderisce un numero cospicuo di biblioteche popolari da ogni parte d'Italia: nel 1911 solo in Sicilia aderiscono 111 biblioteche popolari, tra cui quella di Misilmeri. Le operazioni per la creazione della Biblioteca Popolare Circolante di Misilmeri risalgono al 1873, anno in cui era in corso una campagna di raccolta libri.

Infatti, i circa settanta individui che fino al maggio 1874 avevano fatto dono alla biblioteca di oltre 500 libri furono nominati «soci onorari» il giorno dell'inaugurazione, che avvenne il 7 giugno in occasione della Festa Nazionale dello Statuto. La cerimonia si tenne presso le sale dell’ex sede municipale, nel primo piano del palazzo del Barone Rumbolo, dove erano presenti le autorità civili e militari accompagnati della banda musicale comunale.

L’iniziativa fu promossa dal Sindaco nonché presidente Vincenzo Sparti e dall’insegnante di scuola elementare Ignazio Castrogiovanni Tipaldi (curatore della biblioteca), il quale dichiarò nelle sue intensioni di voler costituire: «un piccolo faro, che illumina l’oceano dell’ignoranza».

Fu lo stesso maestro ad elogiare nel suo discorso inaugurale, il giovane sindaco di Misilmeri, per le sue virtù cittadine e il profondo amore che volle nutrire verso il proprio paese natale, ponendosi come obiettivo principale del suo mandato l’ardua e difficile missione di incrementare l'alfabetizzazione e l'accesso all'istruzione di base nel ceto popolare cittadino.

La biblioteca popolare di Misilmeri fu anche «circolante» in quanto i volumi posseduti venivano fatti girare mediante il prestito tra gli iscritti, riservando la consultazione in sede ai soli periodici.

Come le altre biblioteche popolari circolanti siciliane, anche quella di Misilmeri fu di tipo associativo giacché prevedeva l'adesione di soci che erano chiamati a contribuire alle spese mediante una quota associativa. La società non prevedeva un numero limitato di soci ed era aperta anche alle donne.

Per diventare soci, bastava semplicemente presentare una richiesta scritta al Presidente e pagare una quota associativa pari a 15 lire mensili. Potevano tuttavia, diventare soci con il titolo di benemeriti della società, anche tutti coloro che facevano dono di denaro o di libri alla biblioteca, previa approvazione dell'assemblea generale dei soci.

Della Biblioteca Popolare Circolante di Misilmeri non si ha più traccia e rimane anche sconosciuto dove possa essere stato traferito il patrimonio librario, probabilmente inglobato all’interno del fondo bibliotecario comunale. A sua memoria rimane una curiosa nota dello scrittore Andrea Camillleri, che nel suo saggio storico “La bolla di Componenda” ricorda come sia ben conservato il "catalogo dei libri della biblioteca popolare circolante di Misilmeri", considerato tra i documenti di estrema utilità e importanza per l’inchiesta sul malandrinaggio in Sicilia.
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