STORIA E TRADIZIONI
In Sicilia ogni pietra nasconde una storia: cosa (e dove) era la "balata della vergogna"
Esistevano, infatti in epoca medievale, delle balate poste nei punti nevralgici delle città dove veniva praticata una pena corporale umiliante. Ve la raccontiamo

Siracusa
Esistevano, infatti in epoca medievale, delle balate poste nei punti nevralgici delle città dove veniva praticata una pena corporale umiliante.
La procedura consisteva che chi aveva contratto un debito ed era incapace di pagarlo, poteva pubblicamente dichiarare fallimento; calarsi le braghe davanti al suo creditore e sbattere tre volte il sedere sulla balata, pronunciando ad ogni seduta la frase "cedo Bonis”, ossia rinuncio a tutti i miei beni.
Alcune fonti riportano che al malcapitato venissero gettati addosso pure tre secchi d'acqua.
L’estinzione dei debiti in questa forma si realizzava solo al di sotto delle 20 onze, anche se il debitore pagava un prezzo molto più alto, perdendo la dignità agli occhi di tutti. Il banditore pubblicizzava questa triste immagine e chiamava la gente in massa, alle volte accompagnato da trombettieri, Semmai il fatto passasse inosservato.
Per questa ragione le balate venivano poste in punti viari importanti e al centro delle pubbliche piazze; basti pensare che a Siracusa la balata della vergogna sorgeva all'angolo est dell'incrocio tra via AmalfItania, via Cavour e via Landolina. Si trovava dove sorgevano gli empori degli amalfitani, edifici religiosi, il pubblico bordello e persino i palazzi del potere civile.
A Tortorici, invece, la "pietra della pittima" era posta di fronte al sagrato della Chiesa di San Nicola, al centro ovviamente, e si aspettava il giorno festivo e che la gente uscisse dalla chiesa dopo la messa del 12.00 per rendere la pratica sufficientemente, per usare un eufemismo, umiliante .
La parola pittima, indicava il creditore, di solito un usuraio ebreo, e con il tempo , nel vocabolario siciliano, ah assunto un'accezione negativa che indica una persona insistente, fastidiosa e avara.
Ed ecco chi è la risonanza dei nostri modi di dire prende forma “si una pittima!” per indicare una persona insistente; oppure "ti purtai u culu a ciappa”, dove la ciappa è una pietra lunga e piatta; o ancora l’espressione “dari u culu a Balata" dove l'ultima parola è caduta a seguito della fine del triste rituale.
"Ristasti senza causi" per dire sei rimasto senza soldi.
Tutte queste espressioni salaci e scurrili, assumono un significato, che una volta appreso si caricano di un valore diverso.
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