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L'abbraccio, l'ultimo, di un padre a un figlio: il docufilm sul giudice Saetta in onda su Rai Storia

La regia è di Davide Lorenzano con la fotografia di Daniele Ciprì. Il corpo del giudice fu ritrovato riverso su quello del figlio. Forse, l'ultimo ed estremo tentativo di salvargli la vita

Balarm
La redazione
  • 24 ottobre 2022

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Li uccise la mafia, padre e figlio, di 65 anni l'uno, di 35 l'altro.

È la notte del 25 settembre 1988, una notte più luminosa delle altre: la luna è piena e irradia la Statale 640, quella che da Agrigento conduce a Caltanissetta; un'auto è in corsa quando, all'altezza del viadotto Giurfo, è attaccata da un commando di sicari che esplode una gragnola di piombo contro gli ignari passeggeri del veicolo.

I corpi, straziati e irriconoscibili, appartengono ad Antonino Saetta, presidente della prima sezione della Corte d’Assise d’Appello di Palermo, e al figlio Stefano. Entrambi diretti nel capoluogo siciliano, senza blindaggio né scorta, dopo avere partecipato al battesimo di un nipotino a Canicattì.

Una pagina tragica della storia del nostro paese de della Sicilia raccontata nel film documentario “L’Abbraccio. Storia di Antonino e Stefano Saetta” di Davide Lorenzano che approda su Rai Storia, in prima televisiva, martedì 25 ottobre, alle ore 22.10 in occasione dei 100 anni dalla nascita del giudice assassinato da cosa nostra nel 1988 insieme al giovane figlio.
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La trasmissione si colloca nell’ambito del programma “Storie e Anniversari” della rete ammiraglia di Rai Cultura. «Così ne ricorderemo la vita invece della morte, dal canale televisivo del Servizio Pubblico che meglio contribuisce alla divulgazione di contenuti di grande civiltà» dice l’autore e regista dell’opera con la fotografia di Daniele Ciprì e prodotta da Cristian Patanè -.
Ho lasciato che questa storia mi travolgesse cogliendo l’onere e l’onore, da concittadino delle vittime prima e da autore dopo, di potere riavviare quella memoria che, già dall’alba del 26 settembre del 1988, pareva stesse sbiadendosi. Oggi, di Antonino e di Stefano Saetta si parla».

Il giudice Saetta - si legge nella sinossi - condannato a morte da Cosa nostra perché impassibile al compromesso ma donato alla causa della Giustizia e Stefano, martire inconsapevole di una realtà spregevole che non risparmia nessuno. Dal processo alle Brigate Rosse, a Genova, a un altro che fa epoca, quello del naufragio della nave mercantile Seagull, cui esito condurrà a una svolta legislativa.

Ma Nino Saetta è anche il giudice che emana le severe condanne contro mandanti ed esecutori della strage che colpì Rocco Chinnici e dell'assassinio del capitano dei carabinieri Emanuele Basile. Perciò la mafia uccide, per la prima volta, un magistrato giudicante, il più accreditato a presiedere l’appello del famoso Maxiprocesso, e, per la prima volta, insieme a un figlio. Lo stesso che, quella notte di plenilunio, fu ritrovato con il corpo del padre riverso sul suo. Forse, l'ultimo ed estremo tentativo di Antonino di salvargli la vita. Nell'ultimo drammatico abbraccio.
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