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L'importante è partecipare? Una piccola inchiesta sulla necessità di fare i Pride

La Regione Lombardia, per il secondo anno di fila, nega il Pride e torna a illuminare il Pirellone di Milano con la scritta "Family Day": da Palermo, l'importanza di fare il Pride

  • 5 maggio 2018

Un momento del Pride di Varese

Che sta succedendo: Il governatore leghista della Lombardia, Attilio Fontana, non intende concedere il logo regionale alla sfilata arcobaleno in programma il 30 giugno a Milano. Sostiene che il Gay Pride sia una manifestazione "divisiva" che non va sostenuta, anche perchè «Non bisogna sbandierare il sesso».

Parole che accendono il dibattito politico come era già successo quando aveva parlato della razza bianca durante la campagna elettorale.

Che pensiamo qui a Palermo, dove c’è molto da riflettere sui valori della città di oggi: molte battaglie sono state affrontate per strada, tra bandiere in movimento, grida di libertà e voglia di cambiamento.

E tra queste battaglie, il Pride si inserisce in quegli eventi “necessari” per il funzionamento del capoluogo, di un capoluogo, di una città.

Quando si parla di Pride non si parla solo di un momento gioioso durante il quale sorridere alle vittorie ottenute in campo sociale, ma soprattutto di un importante momento di riflessione che non appartiene solo alla comunità lgbt, ma anche a chi crede in una città democratica e sempre aperta al concetto di “libertà umana”.
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In questo senso, Palermo è una città che combatte da tempo contro le discriminazioni sessuali e lo fa attivando i cittadini verso un pensiero più aperto e tollerante. Per far ciò c’è bisogno del pride.

Ma Palermo deve fare i conti con un’idea spesso diffusa tra i cittadini appartenenti o meno alla comunità lgbt. Credere ingenuamente che il pride serva solo come semplice giorno di festa può produrre un effetto controproducente: chi è estraneo al pride, chi prova odio, chi timore e chi vergogna potrebbe vedere in questa manifestazione solo un annuale appuntamento con il divertimento di piazza.

C’è bisogno, dunque, di invogliare i palermitani a riflettere sul pride in maniera più razionale, come una manifestazione necessaria. Massimo Milani, tra i fondatori di Arcigay e attivista per i diritti umani, ricorda con orgoglio il primo esempio di pride a Palermo, tenutosi a villa Giulia negli anni Ottanta raccontando di un successo clamoroso e inaspettato.

Questi erano tempi difficili sia per gli attivisti lgbt che per gli stessi omosessuali, esporsi era un rischio. Ciò fa comprendere come oggi sia fondamentale partecipare e vivere il Palermo Pride, nato dal lavoro di attivisti in un periodo storico non facile per la comunità lgbt, il cui lavoro merita di essere ricordato.

Massimo Milani racconta che molto è cambiato negli anni, e che solo a partire dal 2010 si può parlare di un pride “di massa”, aperto a tutti. Il pride sempre più libero è importante perché rappresenta un momento di condivisione, inclusione e partecipazione attiva.

Come ricorda Fabrizio Pitarresi, attivista lgbt «Il pride è innanzitutto un percorso politico di rivendicazione su aspetti che riguardano non solo la comunità LGBTQI+ ma tutti i cittadini. Un momento dove ognuno è autenticamente se stesso».

Il Palermo Pride, come manifestazione democratica, risulta essere importante anche per alcune realtà associative di Palermo, che vedono il Palermo Pride come luogo dove assemblare assieme i tasselli mancanti della libertà individuale.

«Ho la convinzione che si tratti di uno dei più importanti crogioli di relazioni interassociative che sono accomunate dall'avere a cuore la tutela dei diritti civili e delle minoranze contro ogni discriminazione - sostiene Giorgio Maone, Coordinatore di Uaar Palermo - partecipare al Palermo Pride è importante per distruggere le etichette e ridicolizzare gli stereotipi nati per offendere il principio sociale e politico della manifestazione».

Il valore del Pride all’interno della comunità palermitana «Sta nel suo offrirsi come spazio politico cittadino aperto a tutti» dichiara Pietro Pitarresi, tra i nuovi arrivati nel direttivo Palermo Pride.

«Partecipare è importante soprattutto rispetto al periodo storico che stiamo vivendo, un periodo in cui si tende a reprimere le modalità d’espressione delle soggettività» sostiene ancora.

In conclusione, il pride è importante perché permette a molta gente, intimidita dal parere di chi osserva, di sentirsi a casa. Manifestare è importante, sia facendolo in giacca e cravatta e sia con dei tacchi ed un velo di trucco.

Milani ricorda come «Durante il pride le persone devono e possono essere libere di esprimere quello che sono. Carnevale è una cosa meravigliosa perché puoi finalmente togliere la cravatta».
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