L'Opera di Palermo è un simbolo antimafia: il New York Times parla del Teatro Massimo
Il più noto quotidiano occidentale prende in esame il teatro Massimo di Palermo e il suo ruolo sulla società: la sua apertura sancisce la fine della dominazione mafiosa
Il corpo di ballo del Teatro Massimo in riscaldamento (foto: Gianni Cipriano)
È il più grande teatro d'opera d'Italia, "a sprawling, 83,000-square-foot, neo-romantic edifice that dominates the Sicilian capital’s antique skyline". Ma il Teatro Massimo di Palermo, secondo il New York Times non è solo bellissimo ma contribuisce alla crescita culturale in una "comunità problematica".
Ma la storia del teatro è anche lei problematica e lo è sin dall'inizio: costruito e inaugurato durante l'epoca aurea della Sicilia (Belle Epoque, 1987) ha chiuso i battenti dopo solo due stagioni per riaprire nel 1901.
Chiuso ancora nel 1974 per restauri, ecco che l'epoca è del tutto cambiata: la mafia detiene il potere - spiega il quotidiano newyorkese - tra corruzione e degrado, il simbolo di questa nuova era oscura è proprio la chiusura del teatro: lunga 23 anni.
Un simbolo della negatività che aleggiava sulla città come un'ombra, scossa dalle stragi del 1992. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, con le loro morti violente, diventano la spinta per la nascita dell'antimafia: un nuovo orgoglio cittadino è pronto a respingere la mentalità mafiosa e a combattere la sua supremazia.
Anche nelle scuole: gli alunni vengono invitati a scegliere un monumento di cui prendersi cura e sono tanti, tantissimi, i bambini che tornano a guardare a quel teatro dimenticato, quella vergogna al centro di Palermo che a quel punto diventava troppo ingombrante.
Il sindaco era Leoluca Orlando quando il famoso direttore d'orchestra Claudio Abbado viene chiamato, nel 1997, per aprire il teatro: un evento che è stato un primo colpo di spazzola sulla polvere mafiosa che copriva la cultura in città. Cento anni dopo che arrivarono Enrico Caruso e Maria Callas portando sul palcoscenico l'Aida di Verdi.
Nessun teatro d'opera simboleggia una città come il Teatro Massimo simboleggia Palermo: non solo perché la sua figura si impone nel cuore pulsante del centro ma anche perché il suo essere in vita è un simbolo di rinascita e del cambiamento dell'ordine delle cose. È il simbolo, secondo il New York Times, di come sia terminata l'era della dominazione mafiosa.
Qui il link per leggere l'articolo orginale a firma di Rod Nordland con il servizio fotografico di Gianni Cipriano.
Ma la storia del teatro è anche lei problematica e lo è sin dall'inizio: costruito e inaugurato durante l'epoca aurea della Sicilia (Belle Epoque, 1987) ha chiuso i battenti dopo solo due stagioni per riaprire nel 1901.
Chiuso ancora nel 1974 per restauri, ecco che l'epoca è del tutto cambiata: la mafia detiene il potere - spiega il quotidiano newyorkese - tra corruzione e degrado, il simbolo di questa nuova era oscura è proprio la chiusura del teatro: lunga 23 anni.
Un simbolo della negatività che aleggiava sulla città come un'ombra, scossa dalle stragi del 1992. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, con le loro morti violente, diventano la spinta per la nascita dell'antimafia: un nuovo orgoglio cittadino è pronto a respingere la mentalità mafiosa e a combattere la sua supremazia.
Anche nelle scuole: gli alunni vengono invitati a scegliere un monumento di cui prendersi cura e sono tanti, tantissimi, i bambini che tornano a guardare a quel teatro dimenticato, quella vergogna al centro di Palermo che a quel punto diventava troppo ingombrante.
Il sindaco era Leoluca Orlando quando il famoso direttore d'orchestra Claudio Abbado viene chiamato, nel 1997, per aprire il teatro: un evento che è stato un primo colpo di spazzola sulla polvere mafiosa che copriva la cultura in città. Cento anni dopo che arrivarono Enrico Caruso e Maria Callas portando sul palcoscenico l'Aida di Verdi.
Nessun teatro d'opera simboleggia una città come il Teatro Massimo simboleggia Palermo: non solo perché la sua figura si impone nel cuore pulsante del centro ma anche perché il suo essere in vita è un simbolo di rinascita e del cambiamento dell'ordine delle cose. È il simbolo, secondo il New York Times, di come sia terminata l'era della dominazione mafiosa.
Qui il link per leggere l'articolo orginale a firma di Rod Nordland con il servizio fotografico di Gianni Cipriano.
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