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La Piana dei Colli di Palermo e quella bellezza sostenibile perduta: Villa Spina

Scampata alla "violenza urbanistica" è un vero gioiello plasmato dal tempo, incastonato in uno dei brani più suggestivi prossimo al parco "abbandonato a se stesso" della Favorita

Danilo Maniscalco
Architetto, artista e attivista, storico dell'arte
  • 15 marzo 2022

Villa Spina, Palermo

In poco meno di 100 metri insistono sulla direttrice di via Duca degli Abruzzi: Villa Lampedusa, la Casina Cinese e Villa Spina a farne da perno ideale. Le ville e i rispettivi parchi unitamente al parco e al complesso dell'ex Villa Pignatelli-Florio, tutte fortunosamente scampate alla violenza del sacco edilizio del dopoguerra, rappresentano un interessante manuale della bellezza sostenibile perduta per sempre della Piana dei Colli. Scampoli ma pur sempre un fermo immagine su quanto sapientemente costruito in armonia con la natura rurale e agreste della Conca d’Oro almeno fino alla seconda guerra mondiale.

La mattanza dei fondi agricoli in favore del cemento armato condominiale, lascia testimoni eccellenti proprio nelle ville nobiliari che spesso si trovano sperdute tra la bruttezza di edifici pluripiano che ne hanno divorato letteralmente pertinenze e spazi verdi, si pensi per esempio il destino della Villa Alliata del Principe Mago. Non è il caso della Tardo Settecentesca Villa Spina scampata alla “violenza urbanistica” insieme al relativo parco, alle pertinenze, al giardino geometrico, statue, fontane, esedre e alla camera dello scirocco.
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Dal punto di vista formale parliamo di un blocco residenziale regolare a due piani fuori terra con ali laterali terrazzate e copertura a padiglione, il tutto letteralmente immerso nel proprio parco suddiviso in aree geometrizzate e orti coltivati, e ancora ficus magnoloides, dracene, yucche, aloe e palme. Ma l'elemento che rende questo elegante edificio bicromo bianco e ocra un capolavoro del genere abitativo coevo, è l’elegante scala a doppia rampa sinuosa con balaustre in pietra. Rappresenta in qualche misura un prototipo ripetuto e riscontrabile in altre ville della Conca d'oro come: Villa Speziale, Villa De Cordova, Villa Arena e Villa Maniscalco.

Oltre alla cappella privata è indispensabile ricordare la bellezza dei pavimenti maiolicati di Caltagirone ed il rilevante ciclo pittorico degli affreschi al piano nobile di Gaspare Fumagalli relativo alle allegorie delle stagioni con la Primavera che scaccia l’Inverno. Il complesso un tempo suburbano passò dalla famiglia Vanni all’abate Vella e dunque agli Isgrò, ancora agli Spina e dunque agli ulrimi proprietari che nel rispetto della storia e della grande bellezza dell'intera struttura di edificio-parco ne hanno nel tempo curato restauri e regolare manutenzione.

Un vero gioiello plasmato dal tempo, incastonato in uno dei brani più suggestivi prossimo al parco “abbandonato a se stesso” della Favorita.

Segno dei tempi, quando il privato è assai più illuminato, lungimirante e competente della politica e delle amministrazioni locali.
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