La Regione esulta sui dissalatori ma piovono critiche: il punto sulla siccità in Sicilia
Se il governo regionale rivendica infatti con orgoglio i risultati raggiunti con un investimento da oltre 100 milioni di euro, gli ambientalisti (e non solo) restano cauti

A tre mesi dall’annuncio trionfale della Regione Siciliana sull’attivazione dei dissalatori a Gela, Porto Empedocle e Trapani, la situazione idrica effettiva della Sicilia risulta essere molto più complessa e sfumata della posizione ufficiale del governo Schifani.
A dirlo sono gli stessi ambientalisti che da anni stanno monitorando la situazione idrica della regione, dopo varie estati di siccità e momenti critici.
Se da un lato il governo regionale rivendica infatti con orgoglio i risultati raggiunti grazie a un investimento da oltre 100 milioni di euro, dall’altro gli ambientalisti hanno segnalato delle critiche che sembrano provenire anche da sindaci, amministratori di aziende e dalle opposizioni politiche.
Nel corso di una riunione tra il commissario nazionale per l’emergenza idrica, Nicola Dell’Acqua, e la Cabina di regia regionale – coordinata da Salvo Cocina su mandato del presidente Renato Schifani – qualche ora fa è stato presentato un comunicato ufficiale che fotografa lo stato di salute degli impianti di dissalazione commissionati.
Secondo le dichiarazioni diffuse dal governo, a Gela il dissalatore funziona stabilmente, avendo raggiunto il massimo della sua portata, producendo 100 litri d’acqua al secondo.
A Porto Empedocle, invece, l’impianto lavora attualmente per 12 ore al giorno con la stessa portata. Devono tuttavia concludersi i lavori di insonorizzazione della struttura, che permetteranno il funzionamento anche in orario notturno.
A Trapani, infine, l’attivazione del dissalatore è prevista per il prossimo 4 ottobre, con un incremento graduale fino alla piena operatività entro la fine del mese.
Il presidente Schifani, in risposta alle critiche lanciate dalle varie forze politiche a lui avverse, ha anche ribadito che i dissalatori rappresentano solo uno dei tasselli della sua più ampia strategia di superamento della crisi idrica. «Stiamo recuperando oltre 2.500 litri al secondo grazie anche a nuovi pozzi, sorgenti potenziate e rifacimenti delle condotte.
L’obiettivo – afferma – è superare l’emergenza e mettere in sicurezza il sistema idrico dell’Isola».
Eppure, dal territorio arrivano segnali preoccupanti. A cominciare da Trapani, dove – secondo il sindaco Giacomo Tranchida – i "moduli potabilizzatori" non risultano ancora attivi e, a suo dire, non lo saranno prima di ottobre.
Una situazione ben diversa da quella annunciata con enfasi dalla Regione il 17 giugno scorso, in cui il Presidente affermava che i dissalatori avrebbero salvato la Sicilia. Non va meglio a Porto Empedocle, dove scelte progettuali poco accorte e problemi tecnici hanno compromesso fino a questo momento l’efficacia delle strutture.
Poco è stato inoltre fatto per risolvere la vera causa della crisi: lo stato ormai fatiscente delle tubature presenti sull’isola.
Secondo Giuseppe "Beppe" Amato di Legambiente, «non servivano costosissimi dissalatori se poi l’acqua viene immessa in tubature vecchie e colabrodo. La dispersione è troppo alta, e il beneficio è minimo. Lo avevamo detto: la priorità doveva essere la manutenzione della rete».
Anche il capogruppo del PD all’Assemblea Regionale Siciliana Michele Catanzaro rincara la dose, in una recente intervista concessa alla stampa. Secondo lui, il programma dissalatori è stato "venduto" come soluzione miracolosa alla sete, ma non è in grado di affrontare la crisi.
Oltre il 50% dell’acqua oggi presente nelle tubature viene infatti dispersa nell’ambiente.
Nel frattempo, la siccità non arretra. Anche se le piogge di questa primavera abbiano migliorato leggermente la situazione, la Sicilia occidentale continua a soffrire, con prospettivo per il futuro non rassicuranti.
Le previsioni per il 2026 indicano un anno molto più a rischio siccità rispetto al 2025, il che rende ancora più urgente un intervento strutturale.
A dirlo sono gli stessi ambientalisti che da anni stanno monitorando la situazione idrica della regione, dopo varie estati di siccità e momenti critici.
Se da un lato il governo regionale rivendica infatti con orgoglio i risultati raggiunti grazie a un investimento da oltre 100 milioni di euro, dall’altro gli ambientalisti hanno segnalato delle critiche che sembrano provenire anche da sindaci, amministratori di aziende e dalle opposizioni politiche.
Nel corso di una riunione tra il commissario nazionale per l’emergenza idrica, Nicola Dell’Acqua, e la Cabina di regia regionale – coordinata da Salvo Cocina su mandato del presidente Renato Schifani – qualche ora fa è stato presentato un comunicato ufficiale che fotografa lo stato di salute degli impianti di dissalazione commissionati.
Secondo le dichiarazioni diffuse dal governo, a Gela il dissalatore funziona stabilmente, avendo raggiunto il massimo della sua portata, producendo 100 litri d’acqua al secondo.
A Porto Empedocle, invece, l’impianto lavora attualmente per 12 ore al giorno con la stessa portata. Devono tuttavia concludersi i lavori di insonorizzazione della struttura, che permetteranno il funzionamento anche in orario notturno.
A Trapani, infine, l’attivazione del dissalatore è prevista per il prossimo 4 ottobre, con un incremento graduale fino alla piena operatività entro la fine del mese.
Il presidente Schifani, in risposta alle critiche lanciate dalle varie forze politiche a lui avverse, ha anche ribadito che i dissalatori rappresentano solo uno dei tasselli della sua più ampia strategia di superamento della crisi idrica. «Stiamo recuperando oltre 2.500 litri al secondo grazie anche a nuovi pozzi, sorgenti potenziate e rifacimenti delle condotte.
L’obiettivo – afferma – è superare l’emergenza e mettere in sicurezza il sistema idrico dell’Isola».
Eppure, dal territorio arrivano segnali preoccupanti. A cominciare da Trapani, dove – secondo il sindaco Giacomo Tranchida – i "moduli potabilizzatori" non risultano ancora attivi e, a suo dire, non lo saranno prima di ottobre.
Una situazione ben diversa da quella annunciata con enfasi dalla Regione il 17 giugno scorso, in cui il Presidente affermava che i dissalatori avrebbero salvato la Sicilia. Non va meglio a Porto Empedocle, dove scelte progettuali poco accorte e problemi tecnici hanno compromesso fino a questo momento l’efficacia delle strutture.
Poco è stato inoltre fatto per risolvere la vera causa della crisi: lo stato ormai fatiscente delle tubature presenti sull’isola.
Secondo Giuseppe "Beppe" Amato di Legambiente, «non servivano costosissimi dissalatori se poi l’acqua viene immessa in tubature vecchie e colabrodo. La dispersione è troppo alta, e il beneficio è minimo. Lo avevamo detto: la priorità doveva essere la manutenzione della rete».
Anche il capogruppo del PD all’Assemblea Regionale Siciliana Michele Catanzaro rincara la dose, in una recente intervista concessa alla stampa. Secondo lui, il programma dissalatori è stato "venduto" come soluzione miracolosa alla sete, ma non è in grado di affrontare la crisi.
Oltre il 50% dell’acqua oggi presente nelle tubature viene infatti dispersa nell’ambiente.
Nel frattempo, la siccità non arretra. Anche se le piogge di questa primavera abbiano migliorato leggermente la situazione, la Sicilia occidentale continua a soffrire, con prospettivo per il futuro non rassicuranti.
Le previsioni per il 2026 indicano un anno molto più a rischio siccità rispetto al 2025, il che rende ancora più urgente un intervento strutturale.
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