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Per l'acqua in Sicilia adesso si "tocca il fondo": la crisi idrica torna a preoccupare

L’Autorità di Bacino della Regione Siciliana ha autorizzato il prelievo dai cosiddetti “volumi residuali” degli invasi, normalmente non utilizzati. Che succede

Aurelio Sanguinetti
Esperto di scienze naturali
  • 11 settembre 2025

La diga Rosamarina, uno degli invasi del Palermitano

Nei mesi scorsi abbiamo parlato spesso di crisi idrica e siccità, sebbene con le piogge primaverili e l’arrivo dei famosi fondi approvati dal governatore Schifani (128 milioni di euro, di cui 80 dalla Regione e 48 dallo Stato), la situazione era sembrata normalizzarsi, anche con l’estate in corso.

Tuttavia, però, la crisi ha cominciato nuovamente a tormentare un territorio già riarso a partire dalla fine di luglio, costringendo le amministrazioni a riflettere sulle prossime scelte.

È notizia di poche ore fa che per far fronte alla crisi, l’Autorità di Bacino della Regione Siciliana ha deciso di autorizzare l’attivazione di modalità eccezionali di prelievo dai cosiddetti “volumi residuali” degli invasi, normalmente non utilizzati in regime ordinario per garantire la pur minima presenza di acqua all’interno degli stessi.

Una decisione che probabilmente farà molto discutere sia negli ambienti politici che tra i cittadini, con le associazioni ambientaliste che stanno già lanciando forti accuse contro la cattiva gestione dei fondi pensati per la salvaguardia delle risorse idriche della regione.

A confermare lo stato generale di allerta che si può respirare nei presi degli invasi, l’Osservatorio regionale sugli usi idrici, istituito su impulso del presidente della Regione e dell’Autorità di bacino, ha chiesto ai cittadini e alle aziende un uso più razionale delle risorse, oltre che la riduzione delle perdite nelle reti, che risultano essere uno dei problemi principali del nostro sistema idrico locale.

L’Osservatorio inoltre richiede un maggiore coordinamento fra i vari impianti e gli invasi, presenti nel nostro territorio, e una maggiore trasparenza sui dati inerenti la distribuzione e l’immagazzinamento dell’acqua, così da favorire una maggiore consapevolezza delle quantità reali di acqua pubblica presenti sull’isola.

Per far fronte alla richiesta dell’Autorità di Bacino, intanto i gestori delle dighe e delle reti idriche sono stati incaricati di predisporre sistemi di prelievo straordinari, inclusi l’uso di piattaforme galleggianti, parallelamente all’attivazione di procedure che permettano di trasferire la fauna ittica dagli invasi, evitando così l’inutile - e spesso dannosa per la fauna e per la stessa qualità delle acque - morìa dei pesci.

«Lo scorso anno ho capito che dovevamo organizzarci alle mutazioni che la nostra Isola ha subito negli anni. Gli incendi, le perturbazioni di aria calda, con la propria intensità hanno dato luogo a devastazioni di macchia verde. E allora ci siamo confrontati». Sono state queste le parole del presidente Renato Schifani all’ultimo Etna Forum di Ragalna, in cui sembrava riflettere sulle sue successive decisioni in ambito idrico.

«Nel 2024 abbiamo recuperato 2mila litri di acqua al secondo intervenendo sui pozzi, abbiamo stanziato somme per realizzare pozzi, sorgenti, riparazioni di deviazioni fluviali che facevano mandare l’acqua al mare, ramping dei vecchi pozzi. Contiamo di risolvere l’emergenza idrica con 5mila litri al secondo, quando siamo già a quota 3mila, la strada tralciata è quella».
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