Siccità, arriva l'estate e si corre ai ripari: un progetto potrebbe cambiare volto alla Sicilia
Con l’arrivo dell’estate in molti cominciano a preoccuparsi per quanto riguarda le sorti delle risorse idriche siciliane. Si pensa alle soluzioni, che cosa sappiamo

C’è da dire che quest’anno la situazione sembra essere leggermente migliore, anche per via dell’accumularsi delle piogge che sono cadute nell’ultimo inverno e nei primi mesi della primavera.
Per affrontare tuttavia la crisi nel lungo periodo sono necessari numerosi interventi, che vadano a risolvere non solo la cronica assenza di dissalatori in vari tratti costieri della nostra isola, ma anche le numerose perdite della rete idrica che ogni anno consumano oltre la meta delle risorse idriche siciliane (nel corso del 2022 si parlava del 51,6 % di perdite annuali).
Nell’ultimo anno il governo del presidente Renato Schifani ha cercato di tranquillizzare i meno fiduciosi, dichiarando di aver stanziato molti fondi per la realizzazione di nuove strutture in grado di abbattere questo spreco e migliorare le condizioni di salute della nostra rete idrica. Oltre però all’impegno pubblico ci sono anche alcune aziende che sono pronte a presentare nuovi progetti atti a risolvere tale crisi.
Fra queste realtà c’è Webuild, l’azienda alla guida del consorzio Eurolink che è stato incaricato dal governo Meloni alla costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina, il cui progetto si ricorda prevedere un costo di 13,50 miliardi di euro.
Recentemente, infatti, l’amministratore delegato di Webuild, Pietro Salini, ha dichiarato di star per presentare un piano che risolverà la sfida della siccità in Sicilia.
Questo piano prevederebbe di costruire decine di dissalatori e di ripristinare i bacini di stoccaggio presenti sull’isola in circa due anni, dando modo in futuro a tutti i cittadini siciliani di non avere più problemi con l’approvvigionamento idrico in estate. Per far ciò Salini prevede anche d’implementare l’attuale "rete colabrodo" e d’installare numerosi nuovi potabilizzatori in quei comuni in cui saranno costruiti i nuovi dissalatori.
L’intero costo del progetto sarebbe di circa 900 milioni e sarebbe a carico dell’azienda.
Il piano redatto da Webuild è sicuramente fra quelli più articolati che hanno raggiunto attualmente il governo, ma sebbene venga descritto come un "progetto pro bono", essendo finanziato principalmente da capitali privati – i cui proprietari s’immagina disiderino avere un tornaconto economico alla fine dei lavori - potrebbe in realtà nascondere una strategia di greenwashing, atta a celare i danni ambientali provocati dai futuri lavori di realizzazione del Ponte sullo Stretto e gli enormi ricavi economici ottenuti recentemente dall’azienda.
Secondo molti ambientalisti, inoltre, per realizzare il progetto proposto da Webuild converrebbe molto di più sfruttare parte dei fondi pubblici stanziati per la costruzione del Ponte sullo Stretto, che continua a sollevare perplessità tra diversi esperti e docenti universitari.
Il tema, però, come si sa è abbastanza controverso e il probabile futuro peggioramento delle condizioni climatiche nelle aree interne della Sicilia, dovuto al cambiamento climatico, potrebbe rendere le soluzioni proposte da Webuild insufficienti per difendersi dalla siccità.
Per questa ragione alcuni osservatori esterni auspicano che si venga a stipulare un patto fra realtà pubbliche, associazioni e privati che abbia lo scopo di risolvere in fretta e in maniera economicamente vantaggiosa i diversi problemi che affliggono le riserve idriche siciliane.
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