Cosa cambia col piano anti-siccità in Sicilia: i dubbi della politica e i silenzi della Regione
Bocche cucite negli uffici di Palazzo d'Orleans sul piano dell'azienda Webuild per realizzare nuovi dissalatori, ma da Forza Italia e Lega arriva un ampio consenso

Renato Schifani
La risposta: perché manca l'ok più importante, ovvero quello della Regione Siciliana.
Per la verità non c'è ancora neppure un parere, visto che fino ad oggi il presidente Renato Schifani non si è espresso, nonostante dal suo stesso partito (Forza Italia) siano arrivati ampi consensi alla proposta di Webuild, l’azienda peraltro incaricata dal governo Meloni di realizzare il Ponte sullo Stretto di Messina.
Il progetto del gruppo guidato da Pietro Salini, che ha annunciato di voler investire quasi 900 milioni di euro di fondi privati per contrastare l'emergenza idrica in Sicilia, avrebbe preso spunto da una delibera della giunta regionale che sugli impianti di dissalazione autorizzava forme di partenariato pubblico-privato.
Il piano è sul tavolo dei funzionari, ma non ha ancora una risposta ufficiale da parte di Palazzo d'Orleans. Il motivo non è del tutto chiaro, di certo, però, ci sono ancora alcuni punti che andrebbero chiariti.
Per esempio, chi gestirà la distribuzione visto che al momento le reti sono in mano a Comuni e consorzi Ato? Quali saranno le tariffe e chi pagherà l'acqua che sgorgherà dai dissalatori?
In attesa di una posizione ufficiale, la politica non è certo rimasta in silenzio. E, caso vuole (forse), buona parte del sostegno è arrivato dal centrodestra e in particolare da Forza Italia.
Tra i primi a intervenire è stato il vicepresidente della Camera Giorgio Mulè: «Qualsiasi azione in grado di dare impulso per velocizzare o addirittura risolvere la questione acqua, come sostiene Webuild che in questo campo è un'eccellenza mondiale, va colta con quello spirito pragmatico che deve accompagnare l'azione di governo».
Mulè parla anche dei costi dell'opera: «Il progetto presentato "pro bono" prevede infatti un investimento privato di quasi 900 milioni di euro e offre una soluzione innovativa e sostenibile per garantire l'accesso all'acqua potabile a tutti i cittadini siciliani entro due anni».
E aggiunge: «E tutto ciò senza alcuna contropartita alla società impegnata nella realizzazione di un'opera che farà la storia come il ponte sullo stretto di Messina. E dunque, come direbbero gli inglesi, why not?».
Sulla stessa linea Matilde Siracusano, sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento e deputata siciliana di Forza Italia.
«Gli impianti di dissalazione realizzati da Webuild servono già 20 milioni di persone al giorno - dice Siracusano -, adesso il gruppo è pronto ad impegnarsi in Sicilia e - nell'arco di due anni - a rendere l'acqua disponibile e senza limiti per i cittadini siciliani, con un investimento completamente privato di quasi 900 milioni di euro».
Non nasconde il suo consenso anche Marco Falcone, eurodeputato di Forza Italie ed ex assessore regionale: «Da uomo che ha avuto responsabilità di governo, penso che a fronte di una proposta concreta da parte di un privato pronto a investire, la politica abbia il dovere quantomeno di valutare il progetto. Io ho sempre fatto così».
La lista dei favorevoli comprende anche il coordinatore di Forza Italia a Messina, Antonio Barbera, così come la deputata azzurra Erica Mazzetti, responsabile nazionale dipartimento Lavori pubblici.
Una presa di posizione a favore del progetto è arrivato pure dalla Lega in Sicilia: «Conosciamo la determinazione del presidente della Sicilia Renato Schifani riguardo al superamento dei problemi legati all'approvvigionamento idrico nella nostra regione e crediamo che la proposta di Webuild sarà presa in seria considerazione,
La Lega fa infatti riferimento all'impegno di Schifani sui dissalatori «affinchè questi vengano riattivati, realizzandone anche di nuovi, per garantire l'acqua potabile a tutti i siciliani senza interruzioni e per tutti i giorni dell'anno».
L'altro piano della Regione
Anche se al momento non c'è una risposta ufficiale a Webuild, non è tutto fermo nelle stanze della Regione sul fronte siccità. Attraverso il decreto emergenze e l’attuazione del Pnrr convertiti in legge, il governo nazionale ha stanziato fino a 100 milioni per ripristinare i tre dissalatori di Gela, Trapani e Porto Empedocle, dismessi anni fa perché molto onerosi.
E quello dei costi energetici e di gestione è la sfida principale che la Regione dovrà affrontare non appena gli impianti torneranno in funzione sotto la gestione del commissario straordinario alla Siccità, Nicola Dell’Acqua.
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