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La Sicilia ha tutto, lo sa e ci brinda su: per Forbes "la prima regione vinicola d’Italia"

La rivista torna a parlare della nostra terra in termini più che sontuosi. Al centro stavolta i vitigni e la personalità mediterranea che distingue i nostri vini nel Sud

Balarm
La redazione
  • 22 gennaio 2022

Quante volte abbiamo detto, parlando della nostra terra «la Sicilia ha tutto», il mare, la montagna, le spiagge, la neve, il cibo. E adesso anche il vino.

Se lo diciamo a casa nostra, noi siciliani sembriamo spocchiosi, come se ci volessimo quasi prendere una rivincita su tutti i problemi e le carenze evidenti che accompagnano le nostre giornate quotidiane.

Ma se lo dice Forbes, che spesso loda l’Isola e le sue meraviglie, è tutta un’altra cosa, premiando anche un po’ la nostra rinomata esterofilia. Già due anni fa la rivista statunitense maggiormente influente a livello mondiale in fatto di trend, aveva celebrato la Sicilia come la seconda tra le migliori destinazioni del 2020.

Ed è proprio la frase incriminata che apre l’ennesimo articolo che loda la Trinacria: «Sicily is an island that has it all, ovvero, la Sicilia è un’isola che ha tutto». Questa volta grazie anche alla produzione del vino.

La Sicilia è, scrive Forbes, «la più grande regione vinicola d’Italia», un vero e proprio «continente vinicolo», con i suoi 98mila ettari di vigneto e ad un clima mite tutto l’anno.
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Ma non finisce qui: «Grazie a queste altitudini elevate e alla ventilazione dell’isola, il vino siciliano ha una caratteristica personalità mediterranea con una freschezza ed eleganza che lo distingue dagli altri vini del Sud».

Meglio di così non si può, insomma. E l’articolo continua con un excursus dettagliato tra i vitigni più prolifici dell’Isola, attraverso anche una visita alle cantine e approfondisce la conoscenza con il vino siciliano.

Grazie al Nero d’Avola e al Grillo, due vitigni locali che prosperano nei terreni, la fama dell’Isola è cresciuta. Poi qualche cenno storico prima di finire in bellezza.

Il Grillo, ricorda Forbes, era usato solo per produrre il Marsala, nell’Ottocento e stava per estinguersi nel 2005. Grazie al Consorzio Sicilia Doc adesso è presente in alcune delle etichette più importanti della regione: rinfrescante, fragrante, con aromi di frutta tropicale.

E poi spazio anche all’Izolia, Nerello Mascalese, Catarratto e Frappato per soddisfare aspettative e il palato dei raffinati avventori. Tutto grazie ai 70 "vitigni reliquie", ovvero uve autoctone della Sicilia, salvaguardate e studiate all’Orto Botanico di Palermo e che alcuni viticoltori sono desiderosi di coltivare, dando loro nuova vita.

Alla fine, per dirla sempre con Forbes, «il futuro dei vini siciliani appare brillante», quindi proponiamo un brindisi proprio a questo. Salute.
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