ARTE E ARCHITETTURA
La storia di Palermo in sei dipinti: gli artisti che raccontano un passato (eterno)
Ogni opera è una tessera di un mosaico straordinario che ci restituisce una Palermo che cambia, ma che, allo stesso tempo, conserva intatta la sua anima
E in questo viaggio nel tempo, l'arte gioca un ruolo fondamentale, restituendoci la città in tutte le sue sfumature più intime e significative.
Nel cortile di San Giovanni degli Eremiti, immortalato da Enoch Wood Perry Jr. nel dipinto "Il Monaco Solitario", vediamo un luogo che sembra sospeso tra il silenzio e la riflessione.
Il monaco, immerso nella solitudine del suo eremo, è una figura che non solo incarna la pace, ma che ci parla di un tempo che scorre più lentamente, lontano dal tumulto del mondo esterno. Le arcate rosse e il verde dei giardini si fondono con il paesaggio circostante, creando un rifugio che, pur se anacronistico, è tuttavia intriso di spiritualità.
Non lontano da qui, il Palazzo d’Orléans ci racconta un altro capitolo della storia palermitana. Nel XIX secolo, questo edificio divenne rifugio della famiglia reale francese in esilio, un luogo che avrebbe visto scorrere le vicende politiche e private di una dinastia lontana dalla sua terra natale. Antoine-Victor-Edmond Joinville, nel suo dipinto, ci mostra l'eleganza del palazzo, i giardini che lo circondano, ma è la Fontana della Sirena a catturare la nostra attenzione.
Collocata nei giardini nel 1820, la fontana è animata da figure e personaggi che sembrano prendere vita dalla pietra, rivelando un’idea di movimento e di vitalità che contrasta con la staticità dei palazzi. La fontana, purtroppo distrutta durante i moti del 1848, rappresenta un momento di grande bellezza che non può essere mai dimenticato.
A questo punto, il nostro viaggio ci porta in un altro luogo simbolico della città: la Cappella Palatina. Nel 1842, Martinus Rørbye ci regala un’immagine maestosa di questo luogo sacro, il cui interno è un trionfo di mosaici bizantini e di architettura normanna. La luce che filtra attraverso le arcate, la ricchezza dei dettagli e l’imponenza dei mosaici ci parlano di una Palermo che, pur nelle sue evoluzioni, ha sempre avuto una forte dimensione spirituale.
La Cappella Palatina non è solo un luogo di culto, ma un simbolo di quella fusione tra culture diverse che ha sempre caratterizzato la città. Rørbye cattura con delicatezza il gioco di luci e colori che trasforma questo spazio sacro in un’opera d’arte totale, dove la religiosità si fonde con la bellezza estetica in una sintesi perfetta.
Se ci spostiamo verso il cuore pulsante della città, la scena cambia: nel 1847 Maksim N. Vorob’yev ci mostra un angolo di Palermo che vive nel quotidiano, quello della strada per l’Olivuzza. La sua pittura cattura non solo l’aspetto fisico della città, ma anche la sua essenza più profonda, quella della gente che la popola.
Figure umane che si spostano tra alberi e vicoli, un paesaggio che si fonde con la vita di tutti i giorni. L’opera ci restituisce l’immagine di una Palermo vibrante, ma ferma, dove l’ordinario diventa straordinario grazie agli occhi dell’artista.
Nel 1866, Onofrio Tomaselli ci offre uno scorcio più tranquillo di Palermo con "Veduta di Sferracavallo". Qui, il mare cristallino e le montagne che si stagliano all’orizzonte ci parlano di una città che, nonostante la sua densità storica e culturale, conserva angoli di pura serenità.
La tranquillità del paesaggio, la semplicità delle case di pescatori, l’armonia tra terra e mare sembrano volerci restituire un’altra faccia di Palermo, quella più nascosta e intima, ma non per questo meno affascinante.
Infine, non possiamo dimenticare il dipinto di Carl Werner che ritrae la Zisa, il magnifico palazzo che simboleggia l’incontro di culture lontane: quella normanna e quella islamica. "The Fountain at La Zisa" è un’opera che non si limita a raccontare un edificio, ma che esplora la sua anima, la sua capacità di comunicare attraverso l’architettura, l’acqua e la luce.
La fontana che campeggia al centro del dipinto non è solo un elemento decorativo, ma è l’anima stessa del luogo, che scorre silenziosa e misteriosa, testimone di una storia che, pur essendo lontana, continua a vivere nelle sue pietre e nelle sue acque.
Ognuna di queste opere è una tessera di un mosaico straordinario che ci restituisce una Palermo che cambia, ma che, allo stesso tempo, conserva intatta la sua anima. Ogni angolo, ogni strada, ogni monumento racconta una storia che vive attraverso gli occhi degli artisti, e che, a sua volta, ci invita a guardare la città con occhi nuovi, pronti a scoprire la sua bellezza in tutte le sue forme, anche quelle più nascoste.
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