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La storia di un palazzo nel cuore di Palermo, dove le Male Femmine venivano convertite

Oggi è un moderno campus universitario ma l'edificio risale alla fine dei Seicento ed è nato per "accogliere" le donne di malaffare di Palermo: alcune storie vanno raccontate

  • 30 aprile 2019

Il campus universitario all'interno dell'antico edificio sorto per le donne di malaffare di Palermo

In uno dei tanti Bandi che promulgò il vicerè Marcantonio Colonna si ordinava che "sonata l’ora una di notte (ore 19 odierne) le male femmine non potessero andar camminando per la città o sedere sopra li scaloni delle chiese e dei cimiteri, anco sotto il pretesto di chiedere l’elemosina, né restarsi sotto le pennate (tende), tanto fuori le Porte della città e della Marina e la Cala, Ballarò, Fieravecchia e Cassaro con pena delle suddette donne di mal’affare della frusta con otto azzottate, e di rader loro i capelli la prima volta, e con venti frustate le recidive e di rader loro le ciglia".

Si pensò allora di fondare un Istituto per alloggiare e redimere queste donne. La fondazione di questo Pio Istituto fu il 7 aprile del 1680 ma a causa della scarsa affluenza di donne, l’Istituto fu chiuso.

Fu rifondato dal parroco dell’Albergheria, Isidoro del Castillo, e da altri sacerdoti nel 1749: padre Isidoro del Castillo cercò di redimere le "male femmine" e privandosi dei beni della sua famiglia (era discendente di una ricca dinastia aristocratica) e raccogliendo elemosine creò un luogo per ricoverarle che chiamò "Casa di Maria Santissima Delle Abbandonate" o "Casa d’Istruzione e di Emenda", nella malfamata Contrada denominata "degli Zingari".
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Siamo di fronte la chiesa di San Giovanni degli Eremiti, in un'area contigua a una chiesetta fondata nel 1680 e nota come "Madonna che va in Egitto". Naturalmente non fu facile convincere queste donne a ricoverarsi nel ritiro e "fare emenda di lor sozza vita".

Nel corso di diverse festività durante l’anno si raccoglievano le pubbliche meretrici, quindi donne che esercitavano il loro lavoro per le strade, e si richiudevano in questo ritiro per tre giorni a spese di alcuni pii benefattori.

In questi giorni si ammonivano con prediche ed esercizi spirituali di "pietà" pregandole di abbandonare quella "via dell corruzione", della dissolutezza e darsi a Dio.

Dopo i tre giorni si aprivano le porte e si lasciavano andare via, alcune rimanevano mentre altre tornavano a fare la vita precedente.

Alla morte del Castillo, il Governo locale riconoscendo l’utilità dell’Istituto lo pose sotto la propria tutela e fu retta da quattro Deputati, tre Secolari ed un Ecclesiastico.

L’Istituto acquisì il nome di "Reclusorio di Cozzo": il sacerdote Giuseppe Cozzo, canonico della Cattedrale, che fu uno dei primi ecclesiastici che si adoperò per il "bene" di queste donne.

L’edificio fu ampliato e furono costruiti due piani, si costruì all’interno anche una chiesa mentre quella vecchia fu inglobata e destinata ad altro uso.

Furono acquistati alcuni telai per la tessitura al fine di dare un’occupazione alle donne che restavano per produrre un reddito. Dopo il 1860, l’Istituto andò in decadimento e fu affidato alle suore del Buon Pastore, consacrate al fine di educare le giovani "traviate".

Dopo alcuni anni, una parte della fabbrica fu adibita ad ospitare "minorenni da collocare in luoghi di custodia, cioè carcere".

Successivamente divenne la sezione femminile del Carcere Giudiziario di Palermo e pur mantenendo il nome originario, fu chiamato dal popolo Carcere delle Benedettine (dal nome della via adiacente).

Intorno agli anni Ottanta questo carcere femminile fu trasferito in una sezione del carcere di Termini Imerese: l'antico edificio cadde in disuso e per alcuni anni una parte dell’immobile fu perfino adibito a negozio di oggetti di artigianato siciliano.

Nel 2014 iniziarono i lavori per il recupero dell’immobile per destinarlo a una nuova vita: oggi lo splendido edificio è sede di un Campus Universitario con aule didattiche, sale multimediali, auditorium, palestra, una mensa e posti letto. Un vero gioiello, con un'importante storia.
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