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Le Madonie come non le avete mai viste: il tour "lento" e indimenticabile da fare in bici

I luoghi della Sicilia nascondono sempre delle sorprese, anche quelli dove si è già stati. A volte basta cambiare mezzo di trasporto e immergersi in territori inesplorati

Giovanna Gebbia
Esperta di turismo relazionale
  • 26 agosto 2022

Esistono tanti modi per viaggiare ma sicuramente quelli più etici e originali sono a piedi in cammino o in bicicletta. Spesso economici ma di qualità e che, soprattutto, permettono di vivere un viaggio come una vera esperienza etica non producendo inquinamento atmosferico, acustico o ambientale in senso stretto.

Chi si muove in queste modalità ha una opportunità in più di fare un viaggio indimenticabile, riceve un arricchimento personale, viene soddisfatto dalle curiosità, può entrare in connessione con la cultura locale, sentirsene parte e valorizzarla.

Tra i due citati sopra, abbiamo scoperto che da cinque anni in Sicilia, nell’entroterra collinare e montano, viene portato avanti un progetto di turismo in mobilità lenta su due ruote, che unisce alcuni borghi seguendo la tradizione della musica popolare come traccia di un viaggio esperienziale.

Quindi non è soltanto uno dei tanti itinerari in bicicletta ormai organizzati per scoprire i territori o fare un viaggio o attività sportiva.
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Quello che vi raccontiamo è un vero e proprio progetto che mette insieme quattro elementi inventando un contenitore dentro il quale troviamo la parte sostenibile, la parte culturale, la parte storico antropologica, quella naturalistica.

Il Madonie Folk Bike rappresenta un percorso che unisce insieme più luoghi ne racconta la storia le vicende la musica l'incontro con le comunità.

Prende spunto dagli studi di Alan Lomax e Diego Carpinella, due studiosi musicologici che attraversando l'entroterra della Sicilia hanno trovato un filo di collegamento tra paesi diversi uniti insieme dalla tradizione popolare.

Per parlarne meglio è Walter architetto romano della FIAB di Roma - grande appassionato dell'arte dei Gagini – che uno degli ideatori del progetto e l'organizzatore dell'itinerario, al quale abbiamo chiesto qual è il senso e l'obiettivo di questo appuntamento che ormai si ripete da cinque anni e che cosa rappresenta per il territorio.

«Proveniamo da anni di mobilità veloce che apparentemente ha dato più immediatezza agli spostamenti e maggiore possibilità di viaggiare ma, indubbiamente, ha tolto molto al senso autentico del viaggio.

La mobilità lenta, al contrario, è quella che permette di conoscere e scoprire un luogo, di comprenderne le radici, di entrare in mondi diversi e arricchire sia il proprio bagaglio culturale che quello di chi accoglie.

Si tratta di entrare in contatto con il persone locali che sono i veri custodi dei luoghi, assaporare gusti differenti della cucina, visitare beni culturali e vivere un momento di comunità.

Sviluppare una cultura di ciclo turismo in Sicilia è fondamentale, perché per le sue caratteristiche è un luogo perfetto, un piccolo continente dove oltre al paesaggio e alla bellezza che unisce arte, artigianato, gastronomia e storia, qui sopravvive un senso dell'accoglienza che altrove è raro incontrare.

Davvero ogni arrivo è come una festa, è vissuto come un momento di incontro e di amicizia, di condivisione».

Un progetto promosso dalla FIAB di Roma al quale hanno aderito diverse associazioni oltre ai luoghi dove passa l'itinerario: Enna, Castelbuono, Alimena, Calascibetta, Gangi, Petralia Sottana, Cefalù e la Condotta Slow food Alte Madonie che ha curato alcune degustazioni per far assaporare il sapere dei sapori legati alla ruralità locale.

Ad agosto, dal 20 al 27, partendo da Enna e arrivando a Cefalù, il percorso segue la tradizione musicale popolare incontrando anche i musicisti custodi, così come avvenne nel 1954, durante quella ricerca storica che affascinò gli studiosi rimasti incantati dalle sonorità e dalle melodie, come dalle nenie del canto popolare.

ll Madonie folk bike è un autentico progetto di valorizzazione sui luoghi per sostenere e recuperare la memoria di quella esperienza oggi replicata.

«Il nostro obiettivo sul territorio è riuscire a realizzare una ciclo via che percorra tutto il periplo dell'isola portando gli appassionati di ciclismo amatoriale alla scoperta della Sicilia autentica.

Non essendo agonisti ma amatori del viaggio su due ruote, quello che affrontiamo è un’esperienza a tutti gli effetti.

Un viaggio che però, nota dolente da affrontare, deve essere assistito da sevizi essenziali per la sicurezza dei visitatori. Officine mobili o anche fisse sui luoghi per l'assistenza e la eventuale riparazione, oppure punti informativi e di noleggio per chi non vuole portarsi il mezzo da casa, ospitalità e ristorazione insieme tutto quanto afferisce ad una buona fruizione turistica.

La Sicilia ha tutto il potenziale per realizzare questa opportunità, ma non ha ancora sviluppato una cultura del viaggio in bicicletta, cosa che rappresenta un indotto economico che in Nord Italia rappresenta un fatturato enorme che da lavoro e soprattutto, sostenibilità ai territori, un lavoro che non ha stagione in questa isola dove è possibile venire tutto l'anno.

Qui trovi davvero cose che ti sorprendono, che non ti aspetti durante il percorso, il ciclo turismo non corre, va lento e nella sua lentezza trova il suo punto di forza.

Il 3 agosto di quest'anno è stato approvato il piano mobilità ciclistica che prevede 1 miliardo di euro per creare percorsi ciclabili e servizi annessi, un'occasione da non perdere».
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