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Asse di cooperazione Italia-Libano

  • 27 ottobre 2006

«Considerando che spesso gli aiuti non vengono distribuiti in modo adeguato, c’è stato un investimento eccessivo da parte di troppi paesi nel settore umanitario. È preferibile investire piuttosto in cultura e formazione, in modo che l’intervento abbia una ricaduta positiva sul territorio e sul sociale». A Palermo per il Forum della Cooperazione internazionale, Bernadette Abi Saleh, prorettore alle Relazioni internazionali dell’Università di Beirut (l’unica università statale delle circa quaranta presenti in Libano) espone il progetto di collaborazione con l’università italiana (e del meridione d’Italia in particolare) per l’avvio di un dipartimento di italianistica nel suo ateneo. «L’Italia è il secondo partner commerciale del Libano – afferma – e l’italiano è la terza lingua straniera, dopo francese e inglese. La necessità di confronto e di scambio si è rafforzata con l’arrivo dei tremila soldati italiani dopo i drammatici fatti di guerra che ci hanno coinvolto».

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Il progetto del dipartimento di italianistica mira a creare, in un periodo di cinque anni, un primo nucleo di soggetti all’interno del dipartimento che possano poi formare gli insegnanti di lingua italiana. Contestualmente è previsto l’insegnamento della lingua araba agli italiani. «Siamo da tempo aperti ai rapporti internazionali, perfino con l’Australia – continua il prorettore – ma riteniamo più fruttuosa la collaborazione con paesi più vicini a noi per cultura».

«L’università di Palermo – risponde il rettore Giuseppe Silvestri – ha tutto l’interesse alla diffusione della lingua italiana sulla costa sud del Mediterraneo, già portata avanti attraverso la collaborazione con l’università libica di Bengasi. Questo è un momento felicissimo di fermento nel mondo culturale universitario nel Mediterraneo, nonostante le difficoltà finanziare in cui versiamo per il taglio dell’1,5% dei fondi».

L’università di Beirut, che conta 17 facoltà e 72 mila iscritti, sta proseguendo nell’adeguamento al Processo di Bologna (la trasformazione della formazione universitaria in un percorso di due cicli, il cosiddetto 3+2) e ha già usufruito di Tempus III, il programma transeuropeo di cooperazione nel settore dell’istruzione superiore che è stato esteso anche ai paesi extraeuropei del bacino mediterraneo. Il nuovo progetto di cooperazione necessita di una adeguata copertura finanziaria. « È stato stanziato un fondo ministeriale di 30 milioni di euro destinato alla ricostruzione in Libano – sottolinea Massimo Càneva, coordinatore della Cooperazione universitaria del Ministero degli Esteri – se si riuscisse a intavolare un discorso di formazione sulla lingua italiana sarebbe più agevole utilizzare questi finanziamenti».
dgz.

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