Bisca, una band storica tra impegno e coerenza
Sono il tempio del rock indipendente di casa nostra, ormai giunti a una venticinquennale carriera sigillata dall’ultimo lavoro in studio dal curioso titolo "Ah!" I Bisca, con il loro riconoscibile sound e la loro verve comunicativa saranno in concerto all’Ex Karcere (via Mongitore 77, ingresso 4 euro) sabato 21 gennaio alle 22.30. Recentemente giunta alle nozze d’argento artistica, la band partenopea è entrata ormai, di fatto, tra le glorie storiche dell’underground nostrano. Partiti da lontano, dai sotterranei di una Napoli post terremoto, i Bisca sono stati portavoce di quella corrente di "nuovo rock italiano" che all’alba degli anni ottanta nasceva sulle ceneri dei virtuosismi progressive rock. Da Milano a Catania, passando per Firenze e Napoli nel nome di artisti come i Litfiba, Avion Travel, Denovo e, per l’appunto, i Bisca, ancora oggi supportati dal duo "storico" formato da Sergio "Serio" Maglietta ed Elio "100gr" Manzo. Due decenni e passa all’insegna della comunicazione sonora e di spostamenti in giro per l’Europa. Anni di prezzi imposti, concerti storici, jam session con l’attenta e "sorella" Marsiglia musicale e, perché non dirlo, anni anche di successi discografici, come nel caso del fortunato "Incredibile opposizione tour", un itinerante e indimenticabile live targato Bisca e 99 Posse, che si ripeteranno l’anno successivo con l’album in studio "Guai a chi ci tocca". L’arrivo del nuovo millennio regala al gruppo made in Napoli la possibilità di creare avvolgenti momenti di sperimentazioni artistiche a trecentosessanta gradi.
Il 2005 è invece l’anno di "Ah!", giunto a 23 anni di distanza dalla prima apparizione sulle scene discografiche e trascinato dal divertente singolo "Facce", con un inciso da seimila parole al minuto sulla voce di Caparezza. Un album che vanta anche la partecipazione, tra gli altri, di Piero Pelù e che si è distinto per la sua immediatezza e popolarità, nel senso più costruttivo del termine. L’album, uscito nel maggio del 2005, è un’autentica esplosione positiva costruita per divertire gli ascoltatori e concedergli un refrain orecchiabile da cantare ai concerti. Nessun patto col dio denaro, per intenderci: anni di lotte con le majors sono un sufficiente sigillo di garanzia e quindi niente Bisca in giro per i Festival istituzionali e commerciali. Positiva e nobile, invece, la scelta di concedersi al gusto dell’orecchiabilità, dell’impatto semplice, canticchiabile e riconducibile a un contesto culturale preciso che è poi la natura della musica popolare stessa. Una preveggente inversione di tendenza, dove si ritorna a giocare con i testi intelligenti, con l’ormai storico "sassofono antifascista" a supporto, il solito vocione blues, la solita pungente ironia e l’imprescindibile voglia di stupire ancora.
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