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Candelai: l’underground di “Le Loup Garou”

  • 20 febbraio 2005

Sono autentici lupi mannari dell’underground nostrano, Le Loup Garou, band partenopea di scena a Palermo ai Candelai (via Candelai 65), sabato 26 febbraio (ore 22.30, ingresso 7 euro, 5 per i soci). Stilisticamente molto “french touch”, almeno ad ascoltare l’ultima fatica, i cinque ragazzi festeggeranno a breve il ventesimo compleanno di una carriera sottobanco, lontano anni luce dai riflettori merceologi della musica, nonostante un trionfo ad “Arezzo Wave” e contratti discografici ammiccanti dai quali sono puntualmente fuggiti. I “cinque lupi” si muovono all’interno di una Napoli a metà strada tra la melodia “stereotipata” e l’underground dei vicoli, quello del dub “da primi della classe” degli Almamegretta, per intenderci. Il risultato è decisamente sorprendente: dal buio dei locali alternativi la band diventa un fenomeno cult, seguita da pochi ma validi cultori della “buona musica”. Non è un caso che “13 Pequenos Bau Bau”, uno degli album più apprezzati del 1997, stabilì il curioso record di “album più venduto con il minor budget alle spalle”.

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Nessuna promozione discografica, nessuna comparsata tv: solo palco e fatica; un tour durato quasi tre anni e un sodalizio artistico sempre in fermento, forte delle differenze tra i singoli membri del gruppo. Perché oltre Napoli c’è la raffinatezza delle Fiandre, espressa dall’ottima Carin Jurdant, che da Ath, nel cuore del cuore dell’Europa si ritrova a Napoli dove incontra i due rappresentanti storici della band (Francesco Prota e Guido Caputi) che le affidano la sezione canto, fisarmonica, percussioni e tastiere elettroniche. Ai tre citati si aggiungono Natale Smith e Dario Little Guidus: questa la line-up attuale che rappresenta dal vivo l’ultimo lavoro discografico, “Capri Apokalypse”, minestrone di generi pop, samba-pop, french-touche, scherzetti infantili alle tastiere spruzzati da elettronica e sbalzi vocali che ricordano e non poco i “Supreme Beings of Leisure”, affascinante band a stelle e strisce. Ma “Capri Apokalypse” ha anche un curioso filo conduttore: Ed-Wood e Bela Lugosi alias braccio e mente di ciò che oggi definiamo cult movies. Frammenti di film dell’ex impopolare regista (declamati dall’ungherese Lugosi), fanno da cornice al trionfo del “b-disc” per eccellenza, dove la musica, cavoli loro, non mette il denaro come fine ultimo. Del resto, meglio un giorno da Ed Wood...

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