Candelai: l’underground di “Le Loup Garou”
Sono autentici lupi mannari dell’underground nostrano, Le Loup Garou, band partenopea di scena a Palermo ai Candelai (via Candelai 65), sabato 26 febbraio (ore 22.30, ingresso 7 euro, 5 per i soci). Stilisticamente molto “french touch”, almeno ad ascoltare l’ultima fatica, i cinque ragazzi festeggeranno a breve il ventesimo compleanno di una carriera sottobanco, lontano anni luce dai riflettori merceologi della musica, nonostante un trionfo ad “Arezzo Wave” e contratti discografici ammiccanti dai quali sono puntualmente fuggiti. I “cinque lupi” si muovono all’interno di una Napoli a metà strada tra la melodia “stereotipata” e l’underground dei vicoli, quello del dub “da primi della classe” degli Almamegretta, per intenderci. Il risultato è decisamente sorprendente: dal buio dei locali alternativi la band diventa un fenomeno cult, seguita da pochi ma validi cultori della “buona musica”. Non è un caso che “13 Pequenos Bau Bau”, uno degli album più apprezzati del 1997, stabilì il curioso record di “album più venduto con il minor budget alle spalle”. 
Nessuna promozione discografica, nessuna comparsata tv: solo palco e fatica; un tour durato quasi tre anni e un sodalizio artistico sempre in fermento, forte delle differenze tra i singoli membri del gruppo. Perché oltre Napoli c’è la raffinatezza delle Fiandre, espressa dall’ottima Carin Jurdant, che da Ath, nel cuore del cuore dell’Europa si ritrova a Napoli dove incontra i due rappresentanti storici della band (Francesco Prota e Guido Caputi) che le affidano la sezione canto, fisarmonica, percussioni e tastiere elettroniche. Ai tre citati si aggiungono Natale Smith e Dario Little Guidus: questa la line-up attuale che rappresenta dal vivo l’ultimo lavoro discografico, “Capri Apokalypse”, minestrone di generi pop, samba-pop, french-touche, scherzetti infantili alle tastiere spruzzati da elettronica e sbalzi vocali che ricordano e non poco i “Supreme Beings of Leisure”, affascinante band a stelle e strisce. Ma “Capri Apokalypse” ha anche un curioso filo conduttore: Ed-Wood e Bela Lugosi alias braccio e mente di ciò che oggi definiamo cult movies. Frammenti di film dell’ex impopolare regista (declamati dall’ungherese Lugosi), fanno da cornice al trionfo del “b-disc” per eccellenza, dove la musica, cavoli loro, non mette il denaro come fine ultimo. Del resto, meglio un giorno da Ed Wood...
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