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Client, electropop alla corte dei "Depeche"

  • 10 aprile 2005

Può anche capitare di trovarsi davanti validi compromessi che alternano una certa ricerca musicale mischiata ad un’immagine d’effetto e favorevolmente mediatica: loro sono le Client, rappresentanti di un indie rock votato all’elettronica in concerto giovedì 21 aprile ai Candelai di Palermo (via Candelai 65, ingresso 5/4 euro), organizzato da Balarm.

Giunto al secondo album, il duo inglese riesce ad imporsi all’interno di un già affollato mercato discografico schiacciando l’occhio a scenari “poptronici” che rimandano inevitabilmente a sonorità anni ottanta, riformulate e proposte in chiave attuale.
Precisi e riconoscibili gli omaggi a capisaldi della letteratura musicale “80’s”, a partire dai Pet Shop Boys fino a giungere al new romantic style di stampo “Arcadia” (band apripista di ciò che sarebbe diventato di lì a breve il fenomeno Duran Duran). Client A e Client B, al secolo Kate Holmes e Sarah Blackwood provengono da realtà musicali molto affermate, sicuramente all’ombra del Big Ben: ex Dubstar, la prima, già Frazier Chrous, la seconda; formazioni sicuramente note in Europa e riconducibili, in ogni caso, a scenari electro-pop di ottima fattura. Dopo la discreta prova d’esordio discografica, dal titolo omonimo, le Client, con l’ultimo “City” si impongono definitivamente come realtà musicale da “serie A”, riuscendo a scavalcare definitivamente l’ostacolo immagine che aveva attirato fin troppa attenzione (l’idea di tenere nascosti i visi in foto, l’eloquente “bella mostra” di due gambe nascoste da calze a rete e tailleurs da hostess).

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E oltre i visi, i nomi e l’evidente passo avanti sonoro, viene palesato anche il “Client F”, colui che produce e mantiene vivo il progetto alimentandolo di linfa-electro: quell’Andrew Flatcher, storico componente dei Depeche Mode nonché creatore dell'etichetta “Toast Hawaii” che ha voluto e sposato il progetto Client. La mano di Fletcher è riconoscibilissima, sicuramente all’interno di "City", disco che ha raggiunto i vertici delle charts inglesi grazie anche al singolo “Pornography” e ad un album complessivamente orecchiabile, a partire dall’apripista “Radio” che suona decisamente “Depeche” e che rimanda con piacere ad un’altra “radiosong” targata Jay Jay Johanson, il folletto svedese del pop elettrico internazionale. Niente da dire. I suoni “Jupiter”, le voci sexy-retrò e quel Fletcher a proteggere ogni eventuale passo falso lasciano pensare a un futuro all’ombra del successo. Staremo a vedere; anzi ad ascoltare.

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