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Corsa all'ultima cattedra. Il concorso dei 40mila

Per quanto difficile sia "entrare", in tempi di crisi e in una regione in cui di lavoro non ce n'è quasi per nessuno una cattedra diventa miraggio nel deserto

  • 8 novembre 2012

Siamo onesti: la notizia non sorprende affatto. E conferma, semmai, tutte le previsioni. Quelle della prima, e dell'ultima ora. Che dalla Sicilia - insieme alle altre regioni del Mezzogiorno - arrivasse la quota di aspiranti prof più consistente era, in fondo, più che ovvio: in una regione che ha il tasso di disoccupazione tra i più alti del Paese, e così deficitaria sul fronte dello sviluppo (industria, imprenditoria, ricerca, tecnologia) e dunque delle opportunità, l'insegnamento resta per migliaia di giovani - e, ahimè, meno giovani - l'unica prospettiva concreta. Da inseguire come un miraggio e in cui buttarsi a capofitto, anche a costo di ritrovarsi in 40mila sopra un osso assai magro: le cattedre disponibili nella nostra regione sono infatti poco più di mille.

E così per gli aspiranti prof siciliani il nuovo concorso della scuola (il primo bandito dopo oltre 10 anni e che è già valso al ministro Profumo un bel pò di contestazioni e proteste soprattutto da parte dei precari storici) rischia di trasformarsi in una specie di assalto alla diligenza. Tanto che all'Ufficio scolastico regionale sono già cominciate le grandi manovre per mettere a punto il piano speciale: servirà un'organizzazione in grande stile per garantire che i test e le prove previste dal bando si svolgano correttamente proprio alla luce del boom di iscrizioni.

Bisognerà trovare aule informatiche sufficientemente ampie da poter ospitare i candidati per i test e le prove pre-selettive, o in alternativa pensare a un calendario di sessioni, e comunque dovranno essere coinvolte le sedi di diverse scuole e il tutto dovrà essere definito al più presto perchè nelle previsioni c'è di concludere almeno la prima fase della selezione entro Natale. Insomma, una corsa contro il tempo.

Per i 40mila che si preparano a questo nuovo percorso a ostacoli è dunque cominciato il conto alla rovescia. Per loro, la cattedra è sicuramente un traguardo prezioso: lo è per i tanti precari che da anni (alcuni da oltre un decennio) lavorano tra i banchi, accumulando esperienza, competenza e punteggio ma senza mai andare oltre la supplenza o l'incarico saltuario; lo è per chi, pur avendo superato il concorso del 1999-2000, ancora non è riuscito ad entrare di ruolo, a causa dell'esiguo numero di cattedre per alcune classi di concorso; ma lo è anche per i tanti, tantissimi laureati che pur non avendo (ancora) alcuna abilitazione all'insegnamento sentono di non poter lasciar passare questo treno.

Un treno che potrebbe anche essere l'unico, chissà, e sul quale vale la pena salire, anche se non era il sogno nel cassetto, anche se in realtà si sarebbe fatto più volentieri dell'altro. Perchè per quanto difficile sia "entrare" è pur sempre un posto fisso, ed è pur sempre stipendio, e in tempi di crisi e in una regione in cui di lavoro non ce n'è quasi per nessuno una cattedra diventa miraggio nel deserto.

È su questo che i numeri del concorsone dovrebbero far riflettere. Perchè quello dell'insegnare è mestiere affascinante, complicato, coinvolgente, richiede grande competenza didattica ma anche straordinarie doti di sensibilità e umanità, investe il sapere ma anche il saper fare, conoscenze ma anche valori. Ed è soprattutto un investimento sul futuro dei nostri figli e dunque della nostra società: perchè proprio da quel mestiere, da come sarà vissuto e svolto giorno dopo giorno, nelle classi delle nostre scuole, dipenderà il tipo di società che avremo domani. Oggi più che mai, e in Italia più che altrove, è la scuola che deve fare il progresso. È la scuola che deve costruire le nuove fondamenta. È la scuola la vera officina del futuro.

Perchè questo accada servono fondi, servono strutture, serve il potenziamento dell'organico. Ma serve soprattutto che la scuola stessa sia ripensata nel profondo, che le siano restituiti valore e dignità, a partire dagli stessi insegnanti e dal modo di intendere questa meravigliosa professione. Che è molto, molto più che un "posto in palio". Perchè una cattedra è molto, molto di più che una scrivania da occupare a tempo indeterminato.

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