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De Courten, moderno pittore del Grand Tour

  • 12 febbraio 2007

Oriente e Occidente convivono e si mescolano nella pittura di Franco de Courten (La Spezia, 1932) che riadatta i mezzi pittorici e culturali d’Europa per far vibrare colori e luci mediterranee, non dimenticando tuttavia le ombre degli orrori della storia a cui ha assistito nell’arco della sua vita e della trentennale carriera di diplomatico. La pittura è stata per de Courten un supporto forte e un espediente psicologico che gli ha permesso di non soccombere in situazioni drammatiche legate al suo ruolo professionale. La Galleria Mediterranea a Palermo (via Mariano d’Amelio 12) ospita circa settanta opere in una mostra antologica curata da Antonio Del Guercio “Franco de Courten- Bianco d’Algeri” (visitabile fino al 4 marzo, da lunedì a domenica dalle ore 11 alle 12.30 e dalle 17 alle 19.30) che ripercorre i vari momenti legati a questo doppio percorso di vita. La personalità di de Courten si svela forte e complessa, sensuale e razionale come afferma Claudio Strinati. La sensualità si riversa nei colori caldi e suadenti dei giardini mediterranei, nel bianco brillante delle case di Algeri che contrastano con il buio e le tenebre che vedono solo un sottile scorcio di cielo e mare delle coste africane, in particolare dell’Angola. In “Africa c.a. 700 Mar/2 1999” donne, uomini di ogni età si uniformano al colore della terra resi schiavi dall’ingiustizia umana. Un codice formato da lettere e numeri impresso sulla pelle scura ci fa capire che si tratta di uomini senza libertà, resi merce e oggetto di compravendite in quelle missive che de Courten coraggiosamente applica come un collage sulla tela.

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I colori si alternano alle ombre della schiavitù a cui de Courten si oppone. E’ dunque come scrive Antonio Del Guercio “una pittura che parla del mondo e del rapporto tra l’artista e il mondo con l’eloquenza speciale d’un linguaggio esclusivamente affidato all’intensità espressiva della forma”. L’espressività è inoltre fortemente legata al linguaggio cubista: i giardini e le case di una composizione estremamente equilibrata come “ Finestra sul giardino/Nov, 2006” ci rimandano alle case dell’Estaque di Braque in cui il verde delle fronde si interseca con le geometrie di costruzioni quasi senza rilievo. Le opere degli anni '90 come “Imbondeiros (Luanda), 1998” si servono per prime di un linguaggio cubista che nel 2002 invece si trasforma con l’opera “Studio di Richard Serra” in un omaggio all’astrattismo. Ma la pittura fauve, i colori selvaggi esplodono in “Studio di Matisse, 2002” che ci rivelano la complessità di una sensualità espressiva costantemente domata da una griglia geometrica. La densa materialità delle quattro opere dedicate ai cretti senesi “Solchi/Ott” richiama ad “alcune esperienze dell’arte informale, ma sempre a grande distanza dal tema di scacco esistenziale che segnò quell’esperienza” afferma ancora Antonio Del Guercio, riferendosi in particolare alla tecnica utilizzata in queste opere da de Courten che consiste nel mescolare sabbia e colla applicata sulla tela. L’effetto ultimo è quello della terra densa e grumosa, fertile veicolo di vita ma anche di morte.

I venti disegni su carta rivelano invece la passione dell’artista per il disegno e per i colori. Semplici quadrati di blu, di rosso porpora si accostano ai disegni realizzati più velocemente e istintivamente, come gli schizzi di un taccuino da viaggio, non trascurando mai una certa raffinatezza nel supporto cartaceo. La grande capacità di questo artista di ripercorrere differenti linguaggi dell’arte lo guida verso una consapevolezza critica e culturale non indifferente che si riflette, nella sua carriera da diplomatico, in prese di posizione scomode ma al tempo stesso chiare e lontane da ogni compromesso. L’opposizione netta all’integralismo islamico in Algeria, la visione laica del mondo allontanano Franco de Courten dalla carriera di ambasciatore che lo ha spinto a conoscere e indagare il mondo come un nuovo Ulisse del terzo millennio, per dirla con le parole del fondatore di “Mediterranea” Giacomo Maltese. L’arte e la carriera di diplomatico sono due facce della stessa medaglia nella vita di Franco de Courten, l’una delle quali non potrebbe esistere senza l’altra e che ha dato vita ad un percorso unico e denso di significato. Alcune opere di questa mostra saranno esposte a Palazzo Ducale a Genova il prossimo 1 maggio. Palermo è così punto di partenza di un itinerario artistico che avrà senza dubbio dei risvolti estremamente interessanti. Franco de Courten ha iniziato a dipingere a 14 anni. Ha lavorato in Africa (Algeria e Angola), in Medio- Oriente (Israele e Giordania) e in Europa e ha esposto in tutto il mondo. Attualmente vive a Roma e si dedica a tempo pieno alla sua arte.

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