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Gangi "svelata": nuove bellezze dagli scavi archeologici
Nuove esplorazioni archeologiche nel comune di Gangi hanno riportato alla luce interessanti reperti dell’età ellenistico-romana e bizantina
La bellezza può sempre sorprendere, rimanendo a dormire per secoli per poi rivelarsi, all'improvviso. L'esempio sono le tracce di storia ellenistico-romana e bizantina riemerse a Gangi, uno dei borghi più belli della Sicilia che, con i nuovi scavi archeologici avvenuti anche quest’anno sul Monte Alburchia e a Gangivecchio, ci ricorda quanto sia inscindibile il nesso tra uomo-storia e presente-passato.
Sono stati i lavori di ripulitura della parete settentrionale del Monte Alburchia, effettuati sotto la direzione scientifica della Soprintendenza di Palermo, a far rinvenire una serie di edicole scavate nella parete di roccia che probabilmente furono scavate lungo una via sacra per riti funerari.
La scoperta sul monte Alburchia, che in età arcaica fu probabile sede di un centro indigeno divenuto abitato dall’età ellenistico-romana, riveste una grandissima valenza archeologica e avvalora l’importanza di un settore oppresso ormai da tempo da una crisi economico-finanziaria consistente.
Si tratta di scoperte archeologiche di un certo spessore, comprendenti rinvenimenti di oggetti di osso lavorato, vetri e tessere di mosaico, che hanno portato a ipotizzare la presenza di una villa lussuosa nel sottosuolo.
In occasione degli scavi a Gangivecchio, è stato altresì rinvenuto il basamento del convento benedettino con una fornace al suo interno. La Soprintendenza di Palermo, diretta da Maria Elena Volpes, ha già preannunciato che a Gangi, nel mese di novembre, si terrà un incontro informativo per illustrare i risultati degli scavi, in occasione del quale sarà allestita un’esposizione dei reperti di maggiore rilievo.
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