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Gelkhamar, il nuovo album del duo Leopizzi-Guzzo

  • 29 gennaio 2007

«Ho sempre voluto che le mie composizioni avessero qualcosa di quelle di Robin Williamson, esponente della musica celtica che da sempre ispira la mia musica, che assomigliassero alle sue. Ma oggi non so se essere contento oppure no del fatto che la mia musica rimanga comunque diversa dalla sua». Una battuta che indica perfettamente la genuinità della "vis compositiva" di Giuseppe Leopizzi, che si ritrova tutta nell’ultima sua fatica discografica, in coppia con la sua compagna d’arte, l’arpista Rosellina Guzzo: Gelkhamar, dal sito vulcanico di Pantelleria. Terzo album all’attivo – almeno altri due se si considera anche la discografia degli "Aes Dana", gruppo anch’esso di ispirazione celtica del quale, in una sorta di organico allargato, i due musicisti palermitani fanno parte – , in esso spicca la ricerca e lo studio dei suoni che da sempre coinvolgono la curiosità musicale ed intellettuale di questo particolare ed originale compositore. Titolare di vari premi (Usa Songwriting Competition e Top Five del rinomato John Lennon Songwriting Contest), con le sue formazioni spesso a fianco di figure storiche del genere "celtico" (Martin Simpson, Jacqui McShee, Mairtin O’Connor, Paddy Keenan), anche per questo album Leopizzi ha esplorato parecchio pur rimanendo fedele allo stile che ormai caratterizza il suo chitarrismo, un virtuosismo fatto di finger-picking e guitar-tapping, ma pure tanta sensibilità. Una ricerca che ha richiesto l’intervento della liutaia Gabriella Carlino, per creare una chitarra che rispondesse alle varie esigenze della tecnica del tapping in "Stato brado", suonata apparentemente insieme ad un percussionista, ma che invece è tutto frutto "estemporaneo" di questo mirabile parto di alta liuteria.

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E accanto alle chitarre, suo strumento principe con cui va esplorando anche i terreni delle accordature aperte, una diversa per ciascuno strumento, anche mandolini, dulcimer e perfino un cittern. Ed uno studio che per ottenere i glissati di "Lapsus Blues" ha portato il nostro a suggerire a Rosellina Guzzo, affascinante almeno tanto quanto le sonorità che riesce a produrre con la sua electroharp blu (strumento tipico della musica celtica, amplificato con pick-ups singoli per ogni corda), l’impiego dal vivo delle chiavette d’accordatura, così da realizzare uno stiramento delle corde: la grande abilità dell’arpista è perfetto contro-altare musicale alle corde e alle idee del chitarrista. Oltre ai quindici brani inediti firmati da Leopizzi, non potevano mancare le canzoni tradizionali, semplici melodie ancestrali in grado di toccare nelle profondità degli animi come la placida "Lord Franklin", divenuto marinaio perché il suo difetto di "lentezza" era perfettamente consono ai ritmi del mare aperto, l’irlandese "She moved through the fair" e la sicilianissima "Vitti ’na crozza", già eseguita dal vivo con i Chieftains e adesso incisa per la prima volta. A dare ulteriore spessore musicale – semmai ve ne fosse bisogno – al cd, tre preziosi musicisti dell’area mediterranea, dal contrabbassista partenopeo Rino Zurzolo, già con Pino Daniele Ron, De Gregori, Mannoia, ma anche, in area jazzistica, Gato Barbieri, Chet Baker, Billy Cobham, Enrico Rava, all’amico di sempre Giovanni Apprendi, percussionista di Lucio Dalla, Tony Esposito, Eugenio Bennato, Patti Smith ed Enrico Rava ed il batterista Walter Calloni, a fianco di Finardi, Camerini, Battisti, De André, Nannini, Fossati, Daniele e moltissimi altri.

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