7 ottobre 1955 alla Six Gallery, galleria avanguardistica collocata al numero 3119 di Fillmore Street a San Francisco. Per la prima volta, dalla voce di un ventinovenne Allen Ginsberg echeggiano le parole dell'incipit del poema "Howl", i cui primi versi - "I saw the best minds of my generation destroyed by madness" - divennero manifesto per gli ideatori, allora inconsapevoli, di quella che sarebbe stata ricordata come "Beat Generation", e che avrebbe dato uno scossone al mondo letterario e culturale, non soltanto di là dall'oceano. Da quell'"urlo" prende spunto lo spettacolo "
Howl - spotlgiht on N.Y., U.S.A." per la regia di
Francesco Giordano e
Giuseppe Milici, in scena
martedì 28 novembre ai Candelai di Palermo (via Candelai 65, repliche i giorni
29 e 30, ore 21.30, ingresso 7 euro).
Un concerto in parole e musica che scaturisce quasi naturale dalla vibrante armonica jazz di Giuseppe Milici - a fianco di storiche figure del jazz internazionale, dal mitico Toots Thielemans a Philip Catherine, dal compianto Enzo Randisi a Romano Mussolini, ma anche sideman di importanti nomi della musica leggera italiana (Gianni Morandi, Dirotta su Cuba, Gino Paoli, Gigi D'Alessio, Ivan Segreto) e raffinato interprete ed autore di musiche per la fiction - e dall'attore Francesco Giordano, che da qualche anno approfondisce il rapporto tra musica e poesia, tra strumento musicale e voce, tra attore e musicista.
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Un lavoro che è quasi un'ardua sfida, considerata infatti la varietà di stili musicali e modelli di scrittura che verranno proposti, dagli autori mito della "beat generation" Allen Ginsberg, Jack Kerouac, William Borroughs, Gregory Corso, Lawrence Ferlinghetti, passando da Charles Bukowski per arrivare a Raymond Carver e Woody Allen. Il tutto per dare vita alla colonna culturale, parole e musica, appunto, che ha accompagnato gli anni del Vietnam, della rivendicazione razziale, i movimenti pacifisti, e le cui tematiche oggi si impongono ancora più pressanti e prepotenti, con il loro "beat", il loro battito vivifico che è scoperta di se stessi, coscienza collettiva e di valori umani.
Un riflettore, un fascio di luce intenso che indaga sul malessere dell’America di quegli anni e dal dopoguerra ad oggi, e che gli esponenti di quella corrente di pensiero, di quel movimento hanno rivelato, denunciato e vissuto sulla propria pelle, testimoni e protagonisti talvolta disperati di una difficoltà di vivere che l’
establishment ha spesso tentato di celare dietro la pesante coltre del "mito americano", un mito, appunto, che tuttavia resiste nell’immaginario collettivo e talvolta nei sogni dell’uomo occidentale.
Oltre ai due curatori, Milici alla sua armonica e Giordano come voce recitante, ne saranno protagonisti anche Valeria Milazzo alla voce, Giuseppe Madonia alla batteria e Diego Tarantino al contrabbasso, con il supporto degli interventi d’arte visiva di Francesco Andolina.
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