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"Howl", il grido che mostrò la vera America

Balarm
La redazione
  • 19 novembre 2006

7 ottobre 1955 alla Six Gallery, galleria avanguardistica collocata al numero 3119 di Fillmore Street a San Francisco. Per la prima volta, dalla voce di un ventinovenne Allen Ginsberg echeggiano le parole dell'incipit del poema "Howl", i cui primi versi - "I saw the best minds of my generation destroyed by madness" - divennero manifesto per gli ideatori, allora inconsapevoli, di quella che sarebbe stata ricordata come "Beat Generation", e che avrebbe dato uno scossone al mondo letterario e culturale, non soltanto di là dall'oceano. Da quell'"urlo" prende spunto lo spettacolo "Howl - spotlgiht on N.Y., U.S.A." per la regia di Francesco Giordano e Giuseppe Milici, in scena martedì 28 novembre ai Candelai di Palermo (via Candelai 65, repliche i giorni 29 e 30, ore 21.30, ingresso 7 euro).

Un concerto in parole e musica che scaturisce quasi naturale dalla vibrante armonica jazz di Giuseppe Milici - a fianco di storiche figure del jazz internazionale, dal mitico Toots Thielemans a Philip Catherine, dal compianto Enzo Randisi a Romano Mussolini, ma anche sideman di importanti nomi della musica leggera italiana (Gianni Morandi, Dirotta su Cuba, Gino Paoli, Gigi D'Alessio, Ivan Segreto) e raffinato interprete ed autore di musiche per la fiction - e dall'attore Francesco Giordano, che da qualche anno approfondisce il rapporto tra musica e poesia, tra strumento musicale e voce, tra attore e musicista.
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Un lavoro che è quasi un'ardua sfida, considerata infatti la varietà di stili musicali e modelli di scrittura che verranno proposti, dagli autori mito della "beat generation" Allen Ginsberg, Jack Kerouac, William Borroughs, Gregory Corso, Lawrence Ferlinghetti, passando da Charles Bukowski per arrivare a Raymond Carver e Woody Allen. Il tutto per dare vita alla colonna culturale, parole e musica, appunto, che ha accompagnato gli anni del Vietnam, della rivendicazione razziale, i movimenti pacifisti, e le cui tematiche oggi si impongono ancora più pressanti e prepotenti, con il loro "beat", il loro battito vivifico che è scoperta di se stessi, coscienza collettiva e di valori umani.

Un riflettore, un fascio di luce intenso che indaga sul malessere dell’America di quegli anni e dal dopoguerra ad oggi, e che gli esponenti di quella corrente di pensiero, di quel movimento hanno rivelato, denunciato e vissuto sulla propria pelle, testimoni e protagonisti talvolta disperati di una difficoltà di vivere che l’establishment ha spesso tentato di celare dietro la pesante coltre del "mito americano", un mito, appunto, che tuttavia resiste nell’immaginario collettivo e talvolta nei sogni dell’uomo occidentale.
Oltre ai due curatori, Milici alla sua armonica e Giordano come voce recitante, ne saranno protagonisti anche Valeria Milazzo alla voce, Giuseppe Madonia alla batteria e Diego Tarantino al contrabbasso, con il supporto degli interventi d’arte visiva di Francesco Andolina.
an.te.

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